venerdì 15 maggio 2020

Il Beato Angelico il pittore del Quattrocento

Il Beato Angelico per l’Arte dei Linaioli.
Immaginiamoci la scena in quell'epoca, magari con una bella giornata di sole. Siamo nella prima metà del Quattrocento e l’arte dei Linaioli, ossia una delle corporazioni di mercanti più in vista a Firenze decide di far dipingere per la propria sede un tabernacolo per onorare la Nostra Madonna.


Beato Angelico part dell'opera Madonna dei Linaioli


In quel periodo vi erano molti bravi pittori che si erano messi in luce per il loro talento che avevano mostrato attraverso dei lavori artistici. Sembra però che molti di questi pittori parlavano e ostentavano anche un qualcosa in più. Si parlava infatti di qualcosa di nuovo, di un arte troppo rivoluzionaria e visto le molte richieste che avevano ricevuto esigevano dei compensi molto alti per i committenti del tabernacolo. Effettivamente quegli anni sono molto importanti, parliamo del periodo d'oro per la storia dell'arte con l'inizio del Rinascimento appunto che riuscì a cambiare l'intero universo dell'arte con le nuove idee e le nuove tecniche portate da coloro che oggi conosciamo come i più grandi maestri della pittura, della scultura e anche dell'architettura rinascimentale. Occorreva quindi da parte dei committenti trovare un artista come potremmo dire oggi più alla mano e senza troppe pretese di natura economica. In fondo pensandoci bene si trattava solo di una piccola opera dipinta, destinata alla devozione dei fedeli e basta da farsi si con tutte le regole e tradizioni ma senza avere tante pretese o novità. Finalmente fu trovato il pittore adatto, un artista quasi sconosciuto e per di più era anche un religioso, era un frate. L’Arte dei Linaioli lo incaricò quindi di dipingere l'opera, e queste pensate sono le parole dell'epoca trovate nei documenti storici che testimoniano il fatto: uno tabernacolo di Nostra Donna dipinto di dentro e di fuori con i colori oro et azzurro et arieto de’ migliori et più fini che si truovino, ecc. Tradotto più semplicemente l'artista doveva realizzare un opera con colori Oro, azzurro e argento dei più fini. Ecco che cosa gli assennati mercanti intendevano avere in cambio del loro denaro speso. L’accordo fu annotato nel loro registro ed esiste ancora oggi come una preziosa testimonianza. Vi era annotato anche il compenso pattuito del pittore: Per tutto et per sua fatica et manifattura centonovanta fiorini d’oro. E aggiungeva: o quello che parrà alla sua coscientia. Questo sperando in uno sconto che poteva fare il pittore stesso. Se pensiamo comunque che in quegli anni tutti gli artisti erano visti come dei semplici lavoratori, dei comuni artigiani al pari per esempio di un falegname o di un manovale edile. Soltanto col Rinascimento si iniziò ad apprezzare ed a riconoscere veramente gli artisti per quello che creavano. Ognuno col proprio stile e le proprie idee che venivano dopo riconosciute e quindi anche rivalutate.


Beato Angelico opera La presentazione al Tempio


Questo pittore sicuramente accontentò i suoi committenti in quanto egli dipingeva quasi sempre per sua passione, senza percepire nessun compenso, o al massimo lo dava a favore del convento dove viveva. Questo accordo è datato 1433 e i mercanti non sapevano ancora di aver commissionato il loro lavoro a questo pittore allora “sconosciuto” che poi si scoprirà essere Frate Giovanni da Fiesole, passato alla storia dell’arte col nome di Beato Angelico uno dei più grandi Maestri della pittura del Quattrocento, e il quadro che l'Angelico dipinse per la corporazione fiorentina è il famoso Trittico conosciuto come la Madonna dei Linaioli. Su in alto vediamo un particolare della Madonna del Linaioli di Firenze.
Il pittore Beato Angelico nasce a Vicchio nel Mugello intorno al 1387-1388, secondo la tradizione accettata e scritta da Giorgio Vasari, celebre artista vissuto nel Cinquecento che scrisse anche le prime biografie su tanti celebri maestri dell'arte. Muore il 18 Febbraio del 1455 all'età di 68 anni mentre era residente nella città di Roma. Il nome all'anagrafe del Beato Angelico sembra essere stato Guido, o Guidolino di Pietro. Nel momento in cui il pittore prese i voti religiosi diventando un frate volle essere chiamato Fra Giovanni da Fiesole. Il suo terzo nome, quello che tutti noi conosciamo bene ossia il Beato Angelico, ci viene dato dalla leggenda nel senso che le persone e gli amici che lo conoscevano ammettevano che prima di essere un uomo e un pittore egli era per i suoi modi e le sue parole soprattutto un Santo.


I suoi modelli il Beato Angelico li scelse in Paradiso.
Il pittore Beato Angelico visse in un periodo storico molto complicato, pieno di grandi turbamenti e di furiose lotte civili e sociali. La Chiesa era divisa da scismi e aveva al suo interno delle gravi crisi. Eppure a contrasto di ciò vissero in questo periodo dei personaggi molto importanti, come per esempio Santa Caterina da Siena o San Bernardino. Anche il Beato Angelico cercò con umiltà di lottare per la sua fede, però lo fece a modo suo, con quello che sapeva fare meglio e questo metodo era attraverso la sua meravigliosa pittura. Se pensiamo che un grande maestro come Michelangelo Buonarroti disse dell'Angelico che doveva aver visitato personalmente il Paradiso e lì aveva scelto i suoi modelli che poi raffigura nelle sue straordinarie opere. In effetti le celesti figure che popolano i quadri di questo pittore, personaggi come i serafini, i luminosi paesaggi o ancora gli sfondi d’oro sembrano davvero pensare alla visione serena di un Santo. Sopra vediamo un particolare dell'opera La Presentazione al Tempio.
Il Beato Angelico un mistero dell’Arte.
Non si sa molto della formazione artistica dell'Angelico. Forse si può capire qualcosa attraverso la visione delle sue opere. All'inizio il pittore forse incominciò come da tradizione, ovvero anche con l'aiuto del suo saio attraverso l'arte Gotica e le miniature. Dopo a contatto con la frenesia dell'arte che stava nascendo all'inizio del Quattrocento in quella splendida città che era Firenze e analizzando le nuove opere dei maestri che col Rinascimento stavano rivoluzionando tutta l'arte italiana e non solo iniziò a interessarsi alle idee nuove derivate dalle opere del Masaccio che portarono ai due filoni più importanti di questo inizio Rinascimento. Quello lineare di Fra Filippo Lippi e Andrea del Castagno e quello più volumetrico di Paolo Uccello e di Piero della Francesca. Da questi due filoni, il Beato Angelico attraverso una sua visione quasi mistica del mondo definisce il suo stile personale con una impronta cromatica ed un uso quasi che incanta della luce che nelle sue opere è molto evidente. Se guardiamo una delle opere dell'Angelico sembra quasi di leggere una poesia celestiale.

Beato Angelico e l'opera Annunciazione


L’Angelico non iniziava mai un opera senza essersi prima inginocchiato a pregare, chiedendo a Dio di benedire il suo lavoro e di fare in modo che non risultasse indegno di Lui. Il grande pittore non ignorò gli artisti più famosi del suo tempo. Conobbe la nuova scienza della prospettiva, studiò il modo migliore di collocare armoniosamente le sue figure nello spazio, di servirsi della tecnica del chiaro e scuro e soprattutto capì l’ideale di bellezza e di compostezza classica che era propria del suo tempo. Basti guardare per esempio qualcuna delle Annunciazioni del Beato Angelico che realizzò e che vediamo nell'immagini sopra e sotto.


Beato Angelico opera Annunciazione del 1440-41


Mentre il mondo degli Umanisti avevano al centro di tutto l’Uomo con la sua massa corporea e la sua vitalità, il Beato Angelico metteva al centro sempre e comunque Dio. Le sue figure hanno dimensioni perfettamente umane però non sembrano corporee. Tutta l’opera dell’Angelico è una chiara smentita per chi crede che la fede non si possa conciliare con l’Arte. La fede celebrata con lo splendido linguaggio dei colori da un “semplice” frate.


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