Le
prime reazioni all'architettura del Razionalismo.
Subito
dopo il tremendo conflitto della seconda guerra mondiale come si può
facilmente immaginare a pace avvenuta si assiste oltre che al grande
tributo di sangue umano versato ovunque anche alla pietosa visione di
montagne di macerie e di rovine in tante città distrutte
dell'Europa. Delle bellissime città come anche quelle Italiane che
durante la guerra si erano trasformati in veri e propri campi di
battaglia e di orrore, diventando degli obbiettivi primari per il
nemico di turno che prima bombardava tutto quello che era possibile
usando la propria aviazione e poi arrivando con le truppe di terra
per le battaglie cittadine sia per la conquista o per la difesa dei
centro urbani. Alla fine tutti i potenti e i governanti vincitori
decisero che queste città martoriate dal conflitto dovevano
ritornare a essere come un tempo, si doveva iniziare a ricostruire
tutto.
E
così mentre numerosi architetti europei erano impegnati con
grandiosi progetti e pianificazioni di quella che fu giustamente
definita una delle più grandi ricostruzioni di tutta la storia
dell'architettura, oltreoceano negli Stati Uniti si stavano
diffondendo in architettura i principi base del Razionalismo.
Attraverso il Razionalismo i vari architetti che vi aderiscono
vogliono far prevalere nelle nuove costruzioni soprattutto delle
esigenze sia pratiche che sociali dei cittadini contro la semplice
estetica e la bellezza degli edifici e tutto questo usando delle
forme pure per i loro edifici. Leggete architettura del primo
Novecento.
A un certo punto però
da parte di alcuni di questi nuovi architetti si avverte l’esigenza
di reagire alla rigidità del Razionalismo proponendo una
architettura dalle forme più libere, dagli spazi più flessibili e
che sia in armonia con l’ambiente circostante.
Lo
stesso Charles Edouard Jeanneret detto Le Corbusier uno degli
architetti che aveva seguito i concetti del Razionalismo sviluppando
anche delle interessanti teorie nella Cappella di
Notre-Dame-du-Haut presso Ronchamp che vediamo sopra in una
immagine abbandona le forme pure e i volumi compatti delle sue opere
precedenti per privilegiare costruzioni aventi delle linee curve.
La
reazione all’architettura razionalista avviene in modo graduale e
si esprime nell’uso di materiali naturali come per esempio la
pietra e il legno. Si cerca di costruire nell’interesse delle
tradizioni locali o per le forme flessibili e sensibili all’ambiente
circostante. Un modello per numerosi architetti attivi nel Secondo
periodo del Novecento resta quello di Frank Lloyd Wright con
la sua architettura organica.
Architettura
tra natura e tradizione.
Nelle
opere di alcuni architetti è evidente come l’applicazione dei
criteri razionalisti sia mediata da una maggiore attenzione al
paesaggio o come si accennava sopra alla natura circostante, o ancora
a quelle che erano per alcuni cittadini le proprie amate tradizioni
architettoniche locali.
L’architetto
brasiliano Oscar Niemeyer che era un seguace delle teorie di
Le Corbusier modifica i principi dell’architettura razionalista
sulla base della tradizione locale. Accostando forme concave,
convesse e ondulate a forme rettilinee. Niemeyer si allontana dal
rigore razionalista e propone un arte dalle linee più morbide capace
di immergersi con armonia nell’ambiente che si trova attorno alle
sue opere. sopra vediamo particolare di una sua celebre opera Il Palazzo di
Giustizia del 1960 costruito presso la città di Brasilia.
Nelle
opere degli architetti giapponesi Arata Isozaki
e Tadao Ando è ancora più evidente la volontà di
utilizzare forme pure e funzionali che si sposino con la natura e con
l’ambiente. In queste opere non c’è nulla di superfluo e tutti
gli elementi rispondono a uno scopo prestabilito.
Si
potrebbe notare per esempio che gli edifici di questi architetti sono
immersi perfettamente nella natura e interagiscono con essa
sviluppandosi alcune volte a livello sotterraneo in modo da ridurre
al minimo il loro impatto con l’ambiente. Sopra vediamo un
particolare dell’interno del Museo della luce sala
espositiva del 1997-1998, Gamo-gun Giappone di Tadao Ando.
Qui
possiamo notare come il sole e la luce naturale siano i protagonisti
di questo Museo progettato da Ando. L’edificio costruito a un solo
piano è in cemento armato a vista sia all’esterno sia all’interno
ed è privo di illuminazione artificiale e per questo motivo chiude
al tramontare del sole. Molto suggestivo è il fatto che la quantità
di luce naturale cambia in base alle stagioni o alle ore del giorno e
quindi si avranno sempre delle percezioni e delle sensazioni diverse
sulle opere che vengono esposte in questo Museo. Davvero bellissimo.
Qui
sopra vediamo un particolare dell’opera architettonica di Arata
Isozaki. Questa è Il Centro per le Arti dello spettacolo del
1997 che si trova a Shizuoka in Giappone.
Architettura
del secondo Novecento: Il postmoderno.
Gli
architetti che fanno parte della corrente chiamata postmoderno
rifiutano la fredda omologazione delle forme e la loro “sterile”
standardizzazione, opponendosi anche alla rigida organizzazione degli
spazi. Inoltre questi vogliono dare uno sguardo verso il passato per
poi interpretare in modo libero e creativo gli stili storici
studiati.
Vi
è in questo modo nell'architettura un generale ritorno alla
decorazione, al colore e alle forme libere uniche e non condizionate
dalla funzione. Un esempio può essere la Piazza d’Italia
costruita a New Orleans da Charles Moore dal 1974 al 1978. In
questa Piazza Moore ha ripreso le forme della classicità del passato
utilizzando però alcuni materiali moderni come le lamiere in metallo
e tubi al neon. Sopra vediamo questa bella Piazza.
Ancora
più stravagante è l’eclettismo di Robert Venturi che nega i
valori di chiarezza, di funzionalità e di razionalità e afferma che
l’architettura dal momento che si inserisce in un contesto urbano
caotico deve vincere la concorrenza del traffico e delle insegne
pubblicitarie. Proprio per questo suo modo di vedere e concepire il
mondo architettonico Venturi afferma che importante è attirare
l’attenzione del passante, la funzione dell’edificio non deve
essere evidente.
Architettura
del Novecento e alcune soluzioni sperimentali.
Nel
secondo periodo del Novecento con l’avvento delle industrie e le
varie moderne ricerche tecnologiche la scoperta di sempre nuovi
materiali unite a complessi calcoli matematici hanno permesso ai
grandi Maestri che operano nel campo dell’architettura di
realizzare sorprendenti opere architettoniche davvero impensabili
soltanto alcuni decenni fa.
Il
grande e geniale architetto italiano Renzo Piano è uno dei
principali rappresentanti di questa diciamo “architettura
sperimentale” fondata sulle moderne tecnologie e per le sue
straordinarie opere l'architetto Piano è apprezzato e richiesto in
tutto il mondo.
Grazie
alla scienza e alla tecnologia egli sperimenta ed esplora nuovi campi
e utilizza in maniera audace materiali tradizionali come possono
essere per esempio il legno o la pietra. Le strutture ridotte
all’essenziale diventano trasparenti e leggere e vibrano quasi di
luci e colori. Tra le tante belle opere del grande architetto Piano
vi è anche Il Centro Culturale Jean Marie Tjibaou del 1998
costruito in Nuova Caledonia. Vediamo la panoramica e un particolare qui sopra.
Questo
Centro è destinato ad accogliere testimonianze dell’antica cultura
melanesiana. Il progetto è come una seconda natura che si sovrappone
a quella vera in modo davvero straordinario. L’architettura qui si
fonde infatti con l’ambiente circostante. I padiglioni simili a
grosse conchiglie conficcate nel terreno sono immersi nel verde e si
sposano alla vegetazione tipica del luogo. Anche l’uso del legno è
un modo per ricollegarsi alle tradizionali capanne locali.
L’architettura
decostruttivista.
L’arrivo
della moderna tecnologia nella seconda metà del Novecento insieme
alla scoperta di nuovi materiali oltre all'uso di quelli tradizionali
libera una certa fantasia in alcuni architetti svincolandoli dai
problemi statici e strutturali e consentendo loro di realizzare delle
opere molto particolari a vedersi che sono simili spesso a delle
sculture.
Queste
nuove idee creative e costruttive passeranno alla storia dell'arte
col nome di architettura decostruttivista.
Ai nostri occhi vediamo delle opere che sono caratterizzate da
un disordine apparentemente casuale, da asimmetrie e disarmonie, da
forme che sembrano piegarsi o che si frantumano in modo sorprendente.
Frank
O. Gehry è sicuramente uno dei più famosi rappresentanti
dell’architettura decostruttivista. Famosissima per esempio è
l’opera come il Guggenheim Museum di Bilbao in Spagna
progettato nel 1997 di cui vediamo sopra un particolare. In questo
progetto l'architetto ha utilizzato dei processi costruttivi molto
moderni e innovativi resi possibili dall’uso di una tecnologia al
computer all’avanguardia in quegli anni, la stessa che veniva usata
anche in campo aeronautico.
Un
altra famosa opera di Gehry è il complesso per Uffici di Dusseldorf
in Germania del 1999 costruiti nell’antica area portuale sulle
rive del Reno. Questi edifici sembrano muoversi, frantumarsi e
integrarsi nel contesto ambientale. Il metallo e l’intonaco bianco
contribuiscono a smaterializzare l’edificio che viene alleggerito
anche dalle numerose finestre orientate secondo inclinazioni
differenti. Sopra vediamo un particolare.
Vedere anche architettura del novecento-prima metà (pagina arte storia e correnti).
Vedere anche architettura del novecento-prima metà (pagina arte storia e correnti).
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