mercoledì 28 maggio 2014

Il Bronzino e l'Allegoria del trionfo di Venere del 1540-1545 meravigliosa opera della pittura italiana

L'Allegoria del trionfo di Venere del Bronzino uno dei celebri pittori del Manierismo italiano.
Oggi per quanto riguarda i dipinti del secolo Cinquecento citiamo una delle opere più belle ed enigmatiche che gli appassionati dell'arte ancora oggi amano guardare e studiare per avere qualche risposta ad alcuni dubbi. Questo capolavoro ha come titolo l'Allegoria del trionfo di Venere ed è un dipinto realizzato intorno agli anni 1540-1545 da Agnolo di Cosimo Mariano, un celebre pittore toscano meglio conosciuto con il nome d'arte di Agnolo Bronzino. Vediamo sotto l'opera. Vi consiglio di cliccarvi sopra in modo da ingrandirla e vedere meglio ogni suo particolare.



Sembra che il soprannome di “Bronzino” dato all'artista deriva quasi sicuramente dal colore dei suoi capelli che erano di un color bronzeo. Il pittore nasce da una famiglia povera di origini molto umili il 17 Novembre dell'anno 1503 presso il paesino toscano di Monticelli di Firenze, mentre la morte avviene nella città di Firenze quando l'artista aveva sessantanove anni nell'anno 1572. Già da piccolo si notò la sua passione per la pittura e per questo fu mandato a fare dell'apprendistato presso alcune delle numerose e famose botteghe dell'arte toscana che aprivano all'epoca. Verso l'anno 1515 quando il Bronzino aveva ancora solo 12 anni entra nella bottega dell'artista-maestro conosciuto come il Pontormo. Questo era un pittore toscano già molto conosciuto nell'ambiente artistico che riuscirà con il suo estro e il suo particolare stile artistico a influenzare il giovane apprendista, sino ad avviarlo poi a una carriera straordinaria. Il Bronzino infatti grazie al suo talento e alla sua pittura viene considerato oggi tra i più grandi artisti italiani del Cinquecento. È stato un importante esponente di quelli che venivano chiamati i pittori del Manierismo italiano e durante il Cinquecento era molto ricercato dai committenti e dai Mecenati dell'arte soprattutto per la sua apprezzata bravura nel realizzare i ritratti con il suo particolare stile “manierista”. Egli lavorò molto spesso anche alla realizzazione di opere per i ricchi signori e le potenti Corti dell'epoca come per esempio quella famosa della Corte toscana dei Medici.
Dati del dipinto Allegoria del trionfo di Venere e i personaggi raffigurati dal Bronzino.
L'Allegoria del trionfo di Venere sin dal 1860 è conservata ed esposta presso la National Gallery di Londra. Il Bronzino la realizzò usando la tecnica pittorica dei colori a olio su un supporto che era costituito da una tavola di legno avente come dimensioni 146 per 116 centimetri circa.
Si sa che questo dipinto venne commissionato all'epoca quasi per uno scopo Diplomatico, uno scopo che oggi potremmo definire politico visto che Cosimo I de’ Medici voleva fare un regalo al re di Francia Francesco I. In quegli anni infatti il Ducato di Toscana era da poco nato e doveva ancora crescere e diventare quella ricca e potente Corte che dopo la storia ci ha fatto conoscere. Quindi i nobili signori del Ducato avevano un assoluto bisogno di protezione magari da parte di qualche forte alleato straniero. Questa alleanza poteva arrivare anche dalla vicina e potente Francia. Quindi come sicuramente si usa fare oggi attraverso accordi precisi con i potenti e le Ambasciate si è cercato in qualche modo di ingraziarsi e farsi amica la Francia, e per arrivare a questo scopo venivano mandati anche in dono dei preziosi oggetti e delle stupende opere d'arte, realizzate spesso dagli artisti che in quel periodo erano considerati i numeri uno nell'arte. Non dimentichiamoci infatti che sin dal Quattrocento e nel periodo del Rinascimento italiano, gli artisti e i pittori italiani venivano considerati come i più grandi maestri dell'arte in assoluto e le loro opere erano sempre tra le più ricercate e ammirate. Se pensiamo che le Corti Europee in quel periodo si litigavano a suon di stratosferiche offerte di denaro e di grandi privilegi i più celebri maestri italiani dell'arte per averli con loro. Artisti come per esempio Leonardo da Vinci, Raffaello, Michelangelo Buonarroti e tanti altri.

Bronzino - particolare del bacio tra Venere e Cupido


Il Bronzino quindi si mise al lavoro e riuscì a creare con la sua pittura e il suo stile quello che molti esperti credono sia uno dei capolavori più belli del manierismo italiano, la corrente artistica che in quel periodo andava più di moda. Il dipinto come si può intuire anche dal titolo raffigura una allegoria dell’amore che viene personificata dalla dea Venere e di alcune sfaccettature che sono legate a essa. Il tutto viene rappresentato attraverso una serie di personaggi allegorici e mitologici. In primo piano possiamo vedere Venere, il personaggio principale inserito nel titolo e riconoscibile dal pomo d’oro che tiene in una mano. La leggenda narra che il pomo sia stato donato alla dea dal bel Paride. La bella Venere simboleggia la dea dell’amore e come vuole la tradizione è rappresentata dal Bronzino tutta nuda mentre bacia in un modo particolarmente sensuale e erotico il piccolo figlio Cupido anch’esso nudo. Cupido è riconoscibile oltre che dalle ali anche dalla faretra che porta sulle spalle che è la custodia per le sue frecce magiche capaci di fare innamorare chiunque ne sia colpito. Alle spalle di Venere e Cupido si intravedono altri personaggi un po’ più complessi e di non facile interpretazione. Per esempio sulla destra illuminato da una vistosa luce si vede un piccolo giovanetto con dei campanellini nella caviglia sinistra e con in mano quelle che sembrano delle rose e dei petali di fiore. Egli rappresenta il riflesso più immediato del piacere carnale e del sesso, quindi l'attimo di Gioia. Ed ecco che iniziano alcune stranezze, infatti dietro di lui si intravede più in ombra una fanciulla dal grazioso volto che man mano se guardiamo con più attenzione notiamo diventare sempre più ambigua e inquietante, quasi come un mostro. La vediamo nel particolare qui sotto.

Bronzino particolare del personaggio metà bambino e metà mostro


Forse simboleggia l’inganno che può essere una conseguenza dell’amore. Infatti guardando bene il personaggio vediamo che il corpo a un certo punto diviene il corpo di una bestia con squame, coda e zampe artigliate. L’ambiguità e la sua natura ingannatrice ci viene rappresentata dall’artista anche da come raffigura le sue mani, la destra è al posto della sinistra e viceversa. Se ritorniamo di nuovo su Venere e Cupido notiamo che anche loro sembrano ammaliarsi e ingannarsi a vicenda. Venere sembra sfilare di nascosto una delle frecce e Cupido con delle natiche nude in mostra che sembrano sproporzionate, toccando sensualmente un seno di Venere sembra che voglia rubarle il Diadema di perle che tiene in testa. E che dire di questo bacio dato quasi con una punta della lingua che non ha nulla a che fare con un bacio tenero e affettuoso che di solito si da a un figlio. Vediamo questo particolare sopra.

lunedì 26 maggio 2014

La Madonna del parafuoco di Robert Campin: dati sull'opera fiamminga del Quattrocento

La Madonna del parafuoco uno dei capolavori dell'arte fiamminga realizzato dal pittore Robert Campin. Se vi fa piacere potete leggere cercando tra gli artisti una breve descrizione di questo bravissimo pittore.
È davvero bellissima quest'opera della Madonna del parafuoco realizzata nei primi anni del Quattrocento dal pittore fiammingo Robert Campin. Sotto vediamo una immagine che ritrae quest'opera dove si può ammirare anche quel particolare stile fiammingo che in seguito divenne celebre e imitato dagli artisti europei dovuto alla precisione e la ricchezza dei tanti dettagli.

 


Come detto anche il dipinto la Madonna del parafuoco di Campin fa parte di quegli straordinari capolavori del passato che solitamente vengono citati come opere della pittura Fiamminga. Come sappiamo la pittura Fiamminga con le sue nuove idee e un inconfondibile stile pittorico nasce verso la fine del Trecento e l'inizio del secolo Quattrocento grazie allo studio e al talento artistico di alcuni pittori che abitavano nel Nord dell'Europa, più precisamente in quei Territori chiamati le Fiandre tra i Paesi Bassi e l'Olanda di oggi. Il termine di pittura Fiamminga, un fiammingo è colui che vive nell'area delle Fiandre deriva infatti dal nome di questi territori in cui vivevano questi pittori.
Per quanto riguarda il pittore Robert Campin non si conosce molto sulle sue origini e vi sono anche dei dubbi sui primi anni della sua carriera artistica. Gli esperti ci indicano comunque che il Campin è stato un pittore molto attivo nell'area delle Fiandre già dalla metà del Quattrocento. Sia Campin che Jan Van Eyck, altro celebre pittore fiammingo dell'epoca vengono considerati come coloro che dopo studi e sviluppi sulle tecniche pittoriche diedero vita alla pittura Fiamminga che divenne ben presto molto apprezzata per i risultati e le migliorie viste nelle loro opere e quindi fu imitata da tanti artisti in altre zone dell'Europa e nella nostra Italia. Il pittore Robert Campin viene anche identificato come l'artista che si celava dietro il sopranome di Maestro di Flémalle per via di alcune sue probabili opere rimaste senza una firma.
I Dati dell'opera la Madonna del parafuoco di Robert Campin.
La bellissima Madonna del parafuoco è stata realizzata dal pittore Robert Campin nel periodo che va dal 1425 al 1430. Oggi questo dipinto possiamo andarlo ad ammirare presso uno dei Musei più importanti al mondo, la National Gallery che si trova nella città di Londra. La tecnica artistica che è stata usata per quest'opera è di quelle miste. Infatti sono stati impiegati sia i colori a tempera che come la storia ci insegna sono stati quelli più utilizzati da tutti gli artisti sin dall'antichità e sino a quel momento, ma Campin volle usare anche i colori a olio cioè la nuova tecnica della pittura che i primi artisti fiamminghi stavano già sperimentando e sviluppando in quegli anni riuscendo ad avere nelle opere una resa e una brillantezza migliore. Il supporto usato dall'artista per realizzare la sua Madonna del parafuoco è una tavola di legno di piccole dimensioni come era nella tradizione fiamminga che misura circa 63,5 per 49,5 centimetri.

giovedì 22 maggio 2014

L'architettura nell'antica Grecia tra stili, città ed Edifici di questa grande civiltà

La storia dell'architettura nell'antica Grecia attraverso un viaggio nella storia.
Abbiamo imparato molto dalla storia dell'arte per quanto riguarda lo sviluppo e le meraviglie portate dalla civiltà dell'antica Grecia. Abbiamo appreso per esempio come questo fiero e importante popolo vissuto in un periodo molto lontano dal nostro attraverso le idee, le nuove tecniche e le straordinarie opere dei suoi grandi artisti abbia contribuito a influenzare e a dare un forte impulso al mondo dell'arte e della cultura trasformandola positivamente e diventando addirittura un modello da imitare e ammirare per tante generazioni di artisti nel futuro.

Acropoli di Atene ricostruzione


Caratteristiche dell'architettura greca e le città-Stato.
Soprattutto quando pensiamo all'architettura gli artisti greci hanno permesso un grande cambiamento, sono stati fondamentali concependo delle idee innovative superiori a tutti e arrivando a costruire delle stupende opere con Edifici che ancora oggi possiamo vedere e ammirare. Grazie alle numerose testimonianze storiche e le opere che sono arrivate quasi intatte fino ai nostri giorni dopo scavi archeologici eseguiti possiamo capire quanto questa civiltà Greca era avanzata nel campo delle costruzioni e dell’architettura di urbanizzazione.
Le architetture greche presentano come caratteristiche delle forme molto semplici, i volumi vengono definiti in modo preciso e presentano delle armonie e dei ritmi perfetti anche nelle strutture. I bravissimi architetti greci sono riusciti a creare strutture per Edifici che presentavano novità come le colonne, gli archi e altri elementi. Nel tempo sono stati creati dei nuovi Ordini architettonici usati per la costruzione di nuovi tipi di Edificio. Si assiste infatti alla nascita di nuove tipologie architettoniche che vengono progettate dai più bravi architetti dell'epoca con degli scopi precisi e funzionali per la popolazione greca, come per esempio quella dei Templi per un uso religioso dei fedeli, di Edifici civili o dei Teatri che avevano uno scopo invece di utilità pubblica o di semplice divertimento. I materiali più utilizzati all'epoca per queste costruzioni erano i marmi, la pietra e il legno.
Intere città sono state fondate o riordinate durante il periodo di massimo splendore dei Greci. Queste città che in lingua greca venivano chiamate Polis, ovvero le Città-Stato avevano delle regole architettoniche molto precise. I confini di alcune di queste belle città greche come per esempio una delle più famose, Atene erano in genere molto vasti e comprendevano anche la campagna circostante la quale era a sua volta costellata da tanti piccoli villaggi abitati da contadini e da agricoltori. Il centro della città vera e propria era protetta da alte mura e di solito veniva divisa in due parti:
la città bassa dove si viveva la gran parte della vita quotidiana. Qui vivevano molti cittadini, si lavorava e si studiava;
la città alta chiamata anche Acropoli. Vediamo in alto una ricostruzione dell'Acropoli di Atene dove vi era tra l'altro anche la sede di molti importanti Edifici come quelli adibiti al culto religioso con i famosi Templi greci costruiti dagli architetti per devozione dei cittadini e dei sovrani greci. l'Acropoli era la zona più protetta e riservata della città allo stesso tempo.



L'architettura e gli Edifici più importanti dell’antica Grecia.
Uno degli Edifici che oggi possiamo definire uno dei simboli dell'architettura greca sia per la sua architettura ma anche per essere un importante centro per la vita religiosa di questa civiltà con tutti i suoi fedeli era il Tempio. Questo esprime attraverso le sue forme e i suoi precisi elementi la ricerca di una armonia e di un equilibrio che erano proprio tipiche della cultura greca e ellenica. Leggete l'articolo sul Tempio.
Da italiani come non pensare per esempio alla favolosa Valle dei Templi di Agrigento nella bella Sicilia quando si parla di architettura greca. Questa valle è stata dichiarata patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Presenta moltissime rovine antiche di una intera Acropoli, con tanti Templi greci di cui ben sette sono costruiti in stile Dorico. Il Tempio della Concordia è uno dei meglio conservati, quasi tutto intero.

Un Tempio greco e suoi elementi


Il Tempio che era la casa di una delle divinità protettrici della città e del popolo doveva essere progettato e costruito con precise regole matematiche e geometriche. In genere la pianta doveva essere rettangolare e una o più file di colonne dovevano circondare il perimetro dell’edificio. Queste colonne dovevano essere appoggiate su un basamento perfettamente regolare al quale si poteva accedere tramite una gradinata.
I due lati corti del Tempio che chiamiamo facciate sono coronate dal frontone che era la caratteristica più evidente di ogni tempio con le sue decorazioni. Infatti l’interno del frontone chiamato timpano era molto spesso arricchito con sculture in altorilievo o addirittura a tutto tondo. Vediamo sopra una immagine grafica di un Tempio greco con alcuni suoi particolari.
La statua appartenente alla divinità di cui il Tempio prendeva il nome veniva custodita all’interno di una cella chiamata naos, preceduta da un vestibolo (pronao) e a volte si poteva trovare anche un altro vano chiamato opistodomo. Potevano entrare all’interno dei Templi soltanto i Sacerdoti e alcune persone che svolgevano particolari lavori, infatti le cerimonie a cui partecipava tutta la città venivano celebrate all’esterno dell’edificio (vediamo sotto la pianta).

Tipi di piante per i Templi greci


Gli architetti greci nel realizzare un Tempio usavano seguire il sistema architettonico chiamato trilitico, che era basato su elementi verticali (le colonne) che reggono il peso degli elementi orizzontali (trabeazione). Nel corso dei secoli il sistema costruttivo e la pianta del Tempio non subirono variazioni o importanti modifiche, anzi alcune di queste caratteristiche fondamentali dell’architettura greca talmente erano ben fatte, armoniose e belle da vedere secondo i canoni del tempo che diedero vita ai famosi Ordini Architettonici Greci, cioè l’ordine Dorico, Ionico e Corinzio di cui abbiamo parlato in un altro articolo sempre su questo sito.
Altro importante Edificio dell'architettura dell'antica Grecia di cui per fortuna alcuni esempi sono arrivati quasi intatti sino ai nostri giorni è il Teatro greco.

martedì 20 maggio 2014

L'Arte con Giuditta e Oloferne i due personaggi biblici descritti nelle opere di celebri artisti

La storia di Giuditta e Oloferne attraverso l'arte e le opere dei più celebri artisti e pittori del passato.
Tra le storie più interessanti che possiamo leggere nell'Antico e nel Nuovo Testamento che come sappiamo fanno parte del libro in assoluto più stampato e letto al mondo, cioè la Sacra Bibbia vi è anche quella molto emozionante e drammatica di due personaggi, Giuditta e Oloferne.



La loro è una storia talmente intrisa di atti emozionanti, di forti sensazioni e di grande tragedia che ha attirato sin dai secoli passati numerosi appassionati e ammiratori anche in campo artistico. Tra gli amanti della storia di Giuditta e Oloferne risultano infatti anche molti celebri artisti e pittori che le hanno concesso una giusta attenzione studiandone bene la storia, le possibili emozioni che i personaggi avevano potuto provare. Sono dei celebri artisti e pittori che con il proprio stile personale e il proprio talento ci hanno regalato delle loro personali interpretazioni realizzando straordinarie opere di scultura o dei dipinti che non ci stancheremo mai di ammirare e di analizzare andando a visitare i Musei dove sono esposti. Una delle più belle opere che come soggetto ha questa biblica storia è quella realizza dall'artista italiano Caravaggio, il quale come sappiamo viene considerato tra i più grandi pittori di sempre. In alto nell'immagine vediamo il dipinto completo del Caravaggio intitolato appunto Giuditta e Oloferne realizzato intorno all'anno 1599 in cui viene rappresentato con grande maestria il momento forse più tragico di questi due personaggi. Mentre qui sotto possiamo vedere sempre della stessa opera un suo particolare dove vediamo tutta la bellezza espressiva e la forza in un volto freddo di Giuditta.



La storia di Giuditta e Oloferne rappresentata in alcune celebri opere.
Riassumendo brevemente questa storia la Bibbia ci narra che il potente re Assiro Nabucodonosor, conosciuto nella storia antica come il re della stupenda città di Babilonia nella odierna Iraq, dopo aver vinto alcune battaglie e guerre chiede a uno dei suoi più grandi Generali chiamato Oloferne di iniziare una imponente campagna militare alla conquista delle terre dell'Occidente. Il generale Oloferne che era anche un uomo molto prepotente e crudele a un certo punto viene avvertito dai suoi che esisteva un popolo molto forte che abitava in queste terre da conquistare. Questo era il fiero popolo di Israele, un popolo molto amato ed eletto dall'unico Dio descritto dalla Bibbia e che quindi per questo motivo era considerato da molti anche invincibile. Oloferne non volle ascoltare queste parole anzi marciò contro e cinse d’assedio il nemico. Dopo circa 34 giorni di un tremendo assedio da parte dei soldati assiri gli israeliti ormai erano ridotti alla fame e molto indeboliti anche per poter combattere in ogni reparto, dovevano quindi arrendersi per forza di cose.

Donatello Giuditta e Oloferne statua in legno


E qui entra in scena il personaggio femminile di Giuditta, la quale era una ricca e bella vedova ebrea che di solito se ne stava rinchiusa nella sua casa a pensare ai propri problemi e al suo triste lutto. Sentendo le brutte notizie che arrivavano dalla guerra e della quasi resa del suo amato popolo rimprovera gli anziani capi per la scarsa fede che hanno nei confronti del Signore. Così speranzosa in una Divina mano Giuditta si veste bene e si reca nella tenda di Oloferne, il Generale nemico facendogli credere che ella stava tradendo il suo popolo in cambio del vile denaro. L'astuta Giuditta fece credere infatti che voleva rivelare i punti deboli degli israeliani in modo da facilitare l’attacco decisivo degli assiri. A Oloferne piacque molto l’idea e per far questo Giuditta aveva bisogno di pregare per un certo periodo per avere l’approvazione del Signore. Dopo tre giorni di preghiere Giuditta viene invitata al banchetto in onore della futura vittoria del generale Oloferne. Alla fine del banchetto il generale è molto ubriaco e viene lasciato da solo con la bella Giuditta sicuro di potersi divertire con essa, si distende su un divano quasi privo di sensi per via dei fumi portati dall’alcool bevuto. Giuditta a questo punto della storia invoca l’aiuto di Dio e imbracciando la scimitarra del nemico Oloferne si avvicina al collo e con un fortissimo e preciso colpo gli stacca la testa di netto. La donna chiama la sua ancella e gli fa nascondere la testa in una bisaccia riuscendo poi a scappare dal campo nemico. Le due donne spaventate e consapevoli di ciò che avevano fatto scappano verso le porte della vicina città di Betulia. Qui il popolo di Israele sentendo i fatti e vedendo anche la prova della testa di Oloferne che Giuditta si era portata appresso la fa diventare una eroina, celebrandola come la salvatrice di tutto il popolo e riempendola di denari e grandi onori rispettandola da lì in poi sino alla sua morte. Da allora Giuditta che divenne un simbolo femminile di riscatto contro la tirannia e le ingiustizie non volle mai più risposarsi.

Sandro Botticelli Giuditta che fugge con l'ancella


Questa quindi è una antica storia della Bibbia che racconta come a volte per risolvere i grandi problemi non basta solo parlare ma deve scorrere molta violenza e sangue. Una storia comunque ricca di forti emozioni e grandi ideali per l'uomo. Oggi Giuditta viene vista come un bellissimo simbolo, un esempio da seguire per la libertà di tante donne nel mondo. Lei è anche un simbolo che riguarda la forza della femminilità e della bellezza delle donne usate magari per scopi morali molto alti come può essere la lotta a certi pregiudizi o la ricerca della libertà per i popoli. Ecco perché leggendo questa storia molti artisti celebri si sono innamorati dei personaggi e sono stati ispirati da loro realizzando delle bellissime opere aventi come soggetto questa storia tra il bene e il male. Vengono espressi nelle opere alcuni sentimenti e elementi dell’animo umano come per esempio quello della viltà, quello della mancanza di fede da parte di un intero popolo, o ancora un finto tradimento di una donna dietro il quale invece si nasconde un grande coraggio e un grande atto di eroismo oltre che un grande amore verso il proprio paese. Insomma ognuno di noi può vederci tutto ciò che desidera e si può interpretare e leggervi tanto altro nella storia di Giuditta e Oloferne come qualcuno indica oggi. Questa è una storia che va bene e può essere adattata anche ai nostri giorni in contesti diversi, più moderni come quelli in cui viviamo noi. Per esempio alcuni vedono in Giuditta un simbolo di vendetta per le donne, una bandiera che urla giustizia contro ogni tipo di violenza subita. Spesso queste violenze sulle donne sono opera di uomini prepotenti, sono gli Oloferne moderni, uomini viziosi e irrispettosi verso tutte le donne. Ecco arrivare una Giuditta anche per loro, una vendetta per tutti quegli “idioti” che sono convinti che le donne sono poco più che dei semplici “oggetti” da usare e violentare a piacimento.

Andrea Mantegna Giuditta e Oloferne


Vediamo alcune delle interpretazioni artistiche che hanno dato i maestri del'arte nel passato seguendo ognuno il proprio stile e il proprio estro artistico. Un clic per ingrandirle un poco.

domenica 18 maggio 2014

L'architettura nel Quattrocento (400) tra storia e idee dei maggiori architetti italiani

Arte, storia e idee di architettura durante il secolo Quattrocento.
Durante tutti gli anni del Quattrocento avvengono nell'Europa e quindi anche nella nostra Italia degli eventi e delle scoperte importanti grazie alle conoscenze e al genio di alcuni uomini straordinari che oggi noi celebriamo e ammiriamo perché sono entrati di diritto nella leggenda e nella storia. Sono fatti e eventi così importanti per la storia dell'uomo che gli esperti giustamente definiranno il secolo Quattrocento come uno dei secoli d'oro per i tanti cambiamenti positivi portati sia nella società che nella cultura, dopo che si è usciti da quell'oscuro periodo che erano stati gli anni del Medioevo. Sul territorio dell'Italia questi anni per quanto riguarda il campo della cultura coincidono con quel meraviglioso periodo di rinascita per l'arte che indichiamo col nome di Rinascimento italiano.

Città ideale di anonimo del 400


In questi decenni assistiamo a una grande innovazione dell'arte in tutte le sue forme. Questo avviene anche grazie all'aiuto di alcuni potenti nobili italiani che capiscono che le loro Corti e le loro Signorie composte da vasti possedimenti italiani governati da nobili Famiglie possono accrescere la loro forza e il loro nome invitando e proteggendo presso di loro i più celebri artisti e letterati dell'epoca. In questo modo vedremo che le residenze italiane dei grandi nobili come i Medici a Firenze, gli Sforza a Milano o i Gonzaga a Mantova diventeranno un punto importante e centrale dove si parla di arte. In questo modo gli artisti lavorando in piena libertà e non avendo freni per il loro grande talento riusciranno a dare il meglio di se realizzando quelle che oggi sono considerate come degli straordinari capolavori dell'arte. Anche per quanto riguarda l'architettura in Italia durante gli anni del Quattrocento avrà molti cambiamenti e novità. Alcuni architetti cercano di uscire dalle vecchie idee del recente passato cambiando le regole e lo stile usato sino ad allora che era quello Gotico. Facendo questo i nuovi architetti cercano di allontanarsi da quell'idea di verticalità esagerata e accentuata che era la caratteristica principale portata in passato, per pensare e passare a qualcosa di nuovo che abbia un perfetto equilibrio tra le varie parti e gli elementi che compongono la nuova costruzione.
Architettura: Le città ideali del Rinascimento.



Vengono intensificati gli studi su nuove tecniche e su nuovi materiali da parte dei più importanti architetti dell'epoca che sognano di realizzare il capolavoro della loro vita. Si progettano e si pianificano anche nuovi interventi sulle città che già esistono per sviluppare e celebrare meglio la forza e il potere delle Signorie oltre che in qualche caso di progettarne di nuove. Durante il Rinascimento le idee degli architetti vanno verso la direzione di aprire delle vie molto più ampie in città vecchie e che potessero avere anche un corso più lineare e regolare. Inoltre vengono pensate delle belle Piazze con forme più regolari che potessero anche allinearsi con i futuri Palazzi rinascimentali che dovranno essere costruiti. Qui sopra vediamo con una visuale ad angolo il famoso Palazzo Strozzi di Firenze.
Si iniziò a pensare così a fare progetti su come poteva essere vista una possibile città ideale. Una città che doveva riflettere appieno tutti i principi e le idee del Rinascimento. Doveva essere innanzi tutto oltre che bella una città in piena armonia e molto ordinata anche visivamente. La città poi doveva essere funzionale e soprattutto utile alla società che la abitava e la viveva. Nacquero in questo modo alcuni ottimi progetti, dei disegni e delle opere da parte di tanti artisti dell'epoca che illustravano le porzioni o le piante di città ideali dalle forme regolari a stella, quadrate o magari circolare. In alto vediamo nell'immagine una delle più celebri opere dipinte a olio su tela di Scuola italiana che ritrae una parte di una possibile città ideale di fine secolo Quattrocento. In Toscana si trova una stupenda cittadina costruita secondo queste particolari e nuove idee architettoniche del Rinascimento. Il suo nome è Pienza nella provincia Senese che venne commissionata all'architetto Bernardo Rossellini da Papa Pio II Piccolomini intorno all'anno 1459 come nuovo centro religioso e di rappresentanza.
I più importanti architetti italiani del Quattrocento.
In Italia e più precisamente nella stupenda città di Firenze ove ebbe inizio il Rinascimento italiano colui che diede inizio a questa importante fase di cambiamento per l'architettura è sicuramente l'artista Filippo Brunelleschi (1377-1446). Questo grande architetto viene considerato dagli storici dell'arte come uno degli iniziatori del Rinascimento italiano per quanto riguarda il campo dell'architettura, così come avviene per Masaccio nella pittura e per Donatello per la scultura. Filippo Brunelleschi ha la fortuna di avviare i suoi studi e i suoi progetti proprio nella sua stupenda città natale di Firenze. Questa è una città artisticamente ricca che in quel periodo è anche considerata come il centro del sapere e dell'arte, e sta attraversando una straordinaria fase di crescita e di ampliamento con tanti nuovi progetti di costruzioni architettoniche.

I colori a tempera per l'arte tra storia e consigli di questa tecnica

Arte e colori a tempera: una delle più antiche tecniche nella storia della pittura.
I tanti appassionati della pittura, ossia di quella che giustamente viene considerata la regina tra le forme d'arte e tutti gli artisti che amano dipingere le loro opere adoperando la tecnica dei colori a tempera sicuramente sapranno che questa è qualcosa di molto antico, qualcosa che va molto indietro nel tempo. Infatti per quanto riguarda la loro storia i colori a tempera sono una delle più antiche e utilizzate forme d'arte in assoluto. Utilizzata già nell'antichità da coloro che vengono definiti i primi artisti, passando attraverso varie fasi e sviluppi della tecnica negli anni del Medioevo e sino agli anni del Quattrocento dove poi fu sostituita quasi del tutto da quella che i pittori ritengono essere in assoluto la migliore tecnica pittorica di sempre, quella che utilizza i colori a olio. Comunque i colori a tempera non sono mai stati dimenticati anzi oggi molti moderni artisti amano riscoprirli e riutilizzarli per realizzare le loro opere.



A testimonianza delle antiche origini dei colori a tempera sono arrivate ben conservate sino a noi delle bellissime pitture rupestri che sono state realizzate utilizzando i primi rudimentali colori che la natura regalava agli artisti sia trovandoli tra i minerali che tra i vegetali. Questi colori poi venivano stesi su delle pietre o anche sulle pareti all'interno di grotte che spesso erano abitate dagli uomini preistorici usandole come loro abitazioni. Sotto vediamo una di queste pitture rupestri scoperta nella famosa grotta di Lascaux che si trova nella Francia.



Queste sono per la storia dell'arte delle straordinarie e interessanti pitture anche perché oltre a essere le prime vere forme di arte documentate realizzate dall'uomo, avevano anche un significato magico e propiziatorio per gli antichi popoli. Le pitture rupestri raffigurano spesso delle semplici scene quotidiane o delle scene di caccia agli animali di cui poi si cibava tutta la tribù. Celebri sono le pitture rupestri che raffigurano gli animali cacciati o quelli già uccisi dagli uomini e questo serviva proprio per accrescere la forza e la buona riuscita della caccia futura come se fossero dei veri e propri amuleti porta fortuna, delle magie positive per i cacciatori. Da questo deriva il significato di magico per le antiche pitture. Sotto vediamo un opera realizzata con i colori a tempera su una tavola del grande artista italiano Sandro Botticelli, conosciuta come La pala di Sant'Ambrogio del 1470 circa, collocata agli Uffizi di Firenze.

Botticelli Pala di Sant'Ambrogio 1470 circa


La tecnica dei colori a tempera tra curiosità e caratteristiche.
Il termine tempera dato a questa tecnica pittorica deriva semplicemente da una operazione che si fa con questi colori quando si dipinge. L'operazione è appunto quella di stemperare, cioè di sciogliere dei pigmenti colorati insieme all'acqua proprio come scoprirono gli antichi popoli primitivi. I pigmenti non sono altro che delle polveri colorate che anticamente venivano trovate soltanto in natura dopo averle estratte da alcuni particolari minerali, da piante vegetali o anche da parti di animali. Queste pigmenti poi erano trattati fino a ridurli in polvere di vari colori. Oggi come sappiamo esistono e troviamo nei vari negozi specializzati per l'arte anche degli ottimi colori a tempera già divisi per colore e in comodi tubetti che sono creati artificialmente dall'uomo grazie alle grandi industrie. La tecnica dei colori a tempera fu usata molto come abbiamo detto sin dall’antichità, ma il suo sviluppo e il suo massimo splendore fu raggiunto attraverso ulteriori studi e straordinarie opere che furono realizzate da artisti durante il periodo storico che va dal secolo Duecento sino al secolo Quattrocento. Alla fine i colori a tempera verranno quasi accantonati per cedere il passo a una tecnica molto più illustre dal punto di vista della resa dei colori e degli effetti dati nelle opere, la tecnica dei colori a olio che fu fatta conoscere dai pittori fiamminghi.
Consigli su come si utilizzano i colori a tempera.
Una delle caratteristiche dei colori a tempera è quella di essere molto coprenti e opachi. Quando li utilizzano gli artisti riescono ad avere sui supporti delle stesure molto uniformi e regolari e cosa da non poco sono colori che asciugano velocemente a differenza di quelli a olio. E questo permette agli artisti di intervenire su di una zona della superficie usata per poter correggere un particolare in tempi molto brevi e rapidi. Le tempere si possono usare miscelati tra di loro. Possono essere usati molto liquidi ma non troppo perché si perderebbe proprio la loro caratteristica principale, ossia quella di essere coprenti. Un altro piccolo consiglio è quello di non usarli troppo puri perché una volta asciutti potrebbero iniziare a screpolarsi. Comunque per chi si avvicina ora al mondo della pittura iniziate a pasticciare un poco con i vostri colori per vedere i risultati. Potrete usare superfici come la tela che è la più indicata, ma anche il cartone o addirittura le tavole in legno come facevano gli artisti nel secolo Tre-Quattrocento. Facendo un po’ di pratica vi renderete conto di tutte le differenze e gli effetti che questa ottima tecnica può offrire. Arriveremo a fare raggiungere ai colori il giusto grado di corposità voluta, l’importante e che ci divertiamo insieme alla nostra bella passione artistica.
Ai nostri giorni i colori a tempera li possiamo trovare già pronti in appositi tubetti di varia grandezza e con molte delle tinte che ci servono, basta andare in un negozio specializzato. Ricordiamo che per avere tutte le tinte possibili ci basterà avere soltanto pochi colori a tempera.
Per esempio il rosso magenta, il giallo primario, il Blu ciano insieme al bianco e al nero. Infatti con questi cinque colori miscelandoli in dosi opportune potremmo avere tutti gli altri colori e i toni possibili e immaginabili.
Per quanto riguarda i pennelli si possono usare gli stessi che si adoperano per dipingere con i colori a olio, quindi a punta piatta o tonda di varie dimensioni a seconda se si devono eseguire dei piccoli particolari o delle grandi stesure. I pennelli possono essere di pelo di bue, di setola o magari quegli più costosi di pelo di martora. Quando mescoliamo i colori a tempera con acqua facciamolo gradatamente con il pennello, aggiungendo l'acqua poco per volta mentre quando dobbiamo sovrapporre un colore su di un altro anche se diverso facciamo asciugare bene il primo ricordandoci anche che i colori a tempera un po’ come quelli a olio asciugandosi tendono un poco a schiarirsi.

Continuando la lettura troviamo alcuni tipi di tempere tratte dal sito artekjara.it (sul Manuale) in collaborazione con il Maestro Bruno Pierozzi. Visitate il sito per altre notizie.

venerdì 16 maggio 2014

L'architettura nell'Ottocento: un viaggio riassuntivo tra storia, stili e idee


Architettura: l'urbanistica durante gli anni dell'Ottocento.
Come abbiamo già accennato (leggete l'articolo) parlando più in generale dell'arte dell'Ottocento durante gli anni di questo secolo importanti città dell'Europa verranno sconvolte e spesso del tutto trasformate in nome della modernità e di una rivoluzione lavorativa e industriale che stava avvenendo già a partire dalla fine del secolo precedente. Si assiste infatti come diremmo oggi ad un vero e proprio Boom economico che arriva soprattutto grazie alle tante novità, alle nuove scoperte e alle invenzioni realizzate in vari settori e che insieme alle prime grandi industrie che stavano nascendo in quegli anni porteranno un forte sviluppo alle città e di conseguenza anche un aumento vertiginoso della popolazione proveniente dalle vicine campagne. Interi nuclei familiari si trasferiscono in città per cercare una vita migliore, qualcosa che possa dare garanzie e sicurezza per tutti i componenti della famiglia come accade quando si ha un lavoro certo. Le città iniziano a ingrandirsi con migliaia se non milioni di cittadini che cercano oltre a un lavoro anche una casa dove vivere. Ecco che attraverso il lavoro di tanti architetti e di tanti lavoratori, insieme a nuove scoperte in campo dell’edilizia e in quello dell’architettura queste realtà urbane iniziano a cambiare fisionomia diventando da semplici cittadine quali magari erano, dei veri giganti, delle grandi Metropoli urbane con molti ampliamenti realizzati in esse. Durante gli anni dell'Ottocento due degli esempi più importanti per la loro veloce trasformazione sono state sicuramente le città di Londra e di Parigi.



Si inizia in queste città ad abbattere interi quartieri poveri per lasciare spazio a nuove strade. Gli architetti del tempo progettano e lavorano alla costruzione di nuovi quartieri o ampliano quelli già esistenti perché magari hanno le caratteristiche giuste per poter far vivere bene migliaia e migliaia di contadini che vengono a vivere in città per lavoro dopo aver lasciato i campi incolti.
Gli architetti si ingegnano e spesso trovano delle nuove soluzioni urbanistiche come per esempio quello di trasformare interi quartieri lontani dal centro, in periferia in condomini e piccole abitazioni per i lavoratori che sembrano a volte dei “termitai” per il grande numero di persone che vi abitano, quasi dei dormitori cittadini. Invece per quanto riguarda le classi dirigenti e le persone più agiate della società vengono costruite degli Edifici quasi tutti nel centro delle città. Si vedranno bellissimi Edifici e case molto moderne con dei panorami che si affacciano sui nuovi lunghi viali o sulle nuove Piazze centrali. A Parigi per esempio vasti quartieri nati durante gli anni del Medioevo vengono letteralmente sventrati per permettere come pianificato dagli architetti e dagli ingegneri la realizzazione dei celebri “Boulevard”, appunto i larghi viali che ancora ai nostri giorni possiamo ammirare e che danno alla città un aspetto grandioso e monumentale.
Gli stili nell'architettura dell'Ottocento.
Per quanto riguarda l'architettura nei maggiori Paesi dell'Europa, lo stile che andava per la maggiore durante i primi anni dell'Ottocento era quello che seguiva il modello dell'arte classica antica che gli esperti conoscono e chiamano Stile Neoclassico.
Poi a un certo punto quando si arriva al 1830 l'architettura inizia a ritornare al passato, a essere influenzata da vecchi stili storici come quello medioevale che inizia ad affiancare così quello classico. Lo stile del Romanticismo come viene definito infatti rivaluta l'arte e la cultura avuta durante il Medioevo che non è soltanto come qualcuno ci indica un periodo cupo, fatto di “anni bui” e basta. Il Medioevo è stato anche un bellissimo periodo in cui tra le tante cose hanno avuto origine le nazioni europee, la nascita delle lingue nazionali e della letteratura moderna.



L’architettura romantica recupera gli aspetti più caratteristici di quella medioevale e in particolare del famoso Stile Gotico. In Inghilterra avrà origine lo stile denominato “Gothic revival” che poi si diffonderà anche in altri paesi dell’Europa occidentale. Un esempio tipico dell'architettura inglese di quegli anni avente questo stile preso dal modello Gotico è il celebre Palazzo del Parlamento eretto a Londra sulla riva del fiume Tamigi tra il 1840 e il 1870. Lo vediamo nel particolare sopra dove si nota la grandezza e la somiglianza a una grande Cattedrale Gotica. Il Palazzo londinese ha un evidente sviluppo verticale e presenta la tipica ornamentazione ricca di guglie e pinnacoli che come sappiamo sono molto presenti nell'architettura Gotica.
L’architettura degli Ingegneri.
Abbiamo visto come L’architettura durante gli anni dell'Ottocento getta uno sguardo al passato facendosi influenzare da Stili storici come quello Neoclassico e quello Gotico, ma tutto questo viene realizzato usando però dei metodi e delle tecniche da parte degli architetti molto moderne in quell'epoca. Infatti i progetti costruttivi nell'Ottocento si rinnovano, si inizia a parlare per la prima volta di tecnologie future e moderne anche per quanto riguarda l'utilizzo di nuovi materiali da costruzione come per esempio il ferro, il vetro e il cemento armato. Si entra insomma in una nuova era per l'architettura e con essa cambiano anche le tecniche costruttive e le varie tipologie edilizie usate dai nuovi architetti e dagli ingegneri edili.
Nell'Ottocento l'architettura e l'ingegneria che nel passato venivano considerate come fossero due settori diversi tra loro pian piano iniziano a collaborare a fondersi insieme nella realizzazione di Edifici semplici, ma anche in quelli più complicati o in quelli funzionali di pubblica utilità come possono essere ponti, viadotti, porti, stazioni ferroviarie e importanti complessi industriali. Questo cambiamento è stato portato dalla rivoluzione industriale che proprio nell’Ottocento si diffonde in tutta Europa dando vita a un nuovo pensiero e a una nuova consapevolezza degli esperti dell'architettura su tutto quello che possono fare per la società. In questi anni nasce l'architettura degli ingegneri che non costruiranno più soltanto le solite Chiese o i Palazzi del Governo come accadeva nel passato, ma anche edifici diversi e magari intere città sempre più funzionali, capaci di accontentare le esigenze di tutti quegli abitanti che si riversano sempre più numerosi nelle città industriali.
L’uso dei nuovi materiali come il ferro e il vetro si estende anche ad altri tipi di edifici rivelando in questo modo notevoli possibilità decorative oltre che strutturali. Un bellissimo esempio di ciò è la biblioteca di Sainte-Geneviève che si trova nella città di Parigi realizzata tra il 1843 e il 1850 progettata da Henri Labrouste (1801-1875). vediamo un particolare dell'interno sotto dove si possono notare archi e colonne realizzate in ferro che rivestono una funzione molto bella e decorativa oltre che quella puramente legata alla struttura.



Un altro ottimo esempio del grande uso che si fa del ferro da parte degli architetti negli edifici realizzati durante l'Ottocento lo abbiamo noi in Italia. Questo è la famosa costruzione conosciuta come La Mole Antonelliana realizzata tra il 1863 e il 1880. La Mole fu costruita nella città di Torino dall'architetto Alessandro Antonelli (1798-1888) di cui prende il nome su commissione della comunità ebraica. La costruzione è costituita da un alta cupola appoggiata su una base di metallo e sormontata da una altissima guglia. Antonelli rinuncia agli ornamenti tradizionali per mettere in evidenza la struttura della cupola la quale grazie al ferro può raggiungere quella altezza vertiginosa che tutti vediamo e ammiriamo ancora oggi. Immagine su in alto. Altro simbolo diventato celebre che riguarda l'architettura moderna dell'Ottocento è la Torre Eiffel che si trova nella città di Parigi.
Sono tutti bellissimi esempi che ci fanno intuire come già andando verso la fine dell’Ottocento l’architettura inizia a privilegiare la funzionalità alla forma, la struttura alle decorazioni anticipando le soluzioni che verranno adottate diffusamente nel corso del Novecento.


La Torre Eiffel una sfida per l'architettura dell'Ottocento


La torre Eiffel tra un sogno di architettura e la Storia di una sfida.
Come avviene oggi anche nel 1851 si inaugurò nella città di Londra una grandissima esposizione, una vetrina che serviva per mostrare tutti i progressi fatti nel campo della scienza e della tecnica. Una delle attrazioni principali dell'esposizione fu il Palazzo di Cristallo che era una serra costruita in vetro e acciaio tanto grande da poter contenere tutti gli alberi che crescevano nella zona scelta per la mostra. Il suo autore è stato Joseph Paxton. Da allora e fino al 1912 anno dell’ultima esposizione internazionale si accese una sfida che coinvolgeva molte Nazioni e i loro rispettivi architetti, ingegneri e inventori. Lo scopo finale di questa scommessa era quello di progettare e presentare l’opera più grandiosa, più moderna e più stupefacente di sempre.



A questa sfida partecipò anche l’ingegnere francese Alexandre Gustave Eiffel, il quale sfidò tutti che sarebbe riuscito a progettare e a costruire usando come materiale solo l'acciaio la più grande e alta torre del mondo presentandola per l’esposizione universale di Parigi del 1889. oggi come sappiamo la Torre Eiffel è uno dei simboli più riconoscibili al mondo per la città di Parigi. La vediamo sopra in una immagine.
la Torre Eiffel, una trama tutta di acciaio.
Uno dei nemici di ogni alta torre è il vento come sapeva benissimo anche l’ingegner Eiffel. Per poter vincere la potenza di questo elemento naturale che si abbatte lateralmente sulla costruzione con il rischio di farla crollare si possono elevare mura così solide da bilanciarne la forza, oppure opporgli la minima resistenza possibile. Eiffel lavorò al suo progetto e alla fine scelse la seconda soluzione e trasformò la torre in una trama d’acciaio sulla quale il vento non poteva fare presa ma soltanto passare attraverso le varie aperture. Secondo i precisi calcoli dell'architetto anche un vento fortissimo che soffiasse alla velocità di 238 Km orari, una velocità mai raggiunta nella città di Parigi sarebbe passato attraverso il reticolo della trama senza provocare nessun danno.

La Torre Eiffel particolare della terrazza panoramica


Così nasce la Torre Eiffel, alta 301 metri e pesante circa 8000 tonnellate fatta in gran parte di una quantità di pezzi di forma diversa. Questi pezzi sono uniti gli uni agli altri da speciali chiodi ribattuti da un lato, chiamati rivetti e infilati in milioni di fori. Sempre allo scopo di resistere al vento i sostegni di base della torre sono inclinati, con un esempio per lo stesso principio che ci porta istintivamente ad allargare le gambe quando vogliamo mantenerci in equilibrio su di un autobus in corsa.

Particolare della struttura della Torre Eiffel


Anche le robuste fondamenta formate da quattro enormi cassoni di acciaio riempiti di calcestruzzo sono inclinate. Le arcate in basso non hanno una funzione di sostegno, infatti sono state aggiunte come semplice abbellimento per altro molto discusso perché diminuiscono l’effetto di slancio della Torre.
La Torre Eiffel realizzata anche per celebrare il centenario della Rivoluzione Francese sembra fatta soltanto per salirvi e ammirare dall’alto tutta la città di Parigi. Il suo significato è però ben più importante. È un vero atto di fiducia nelle possibilità dell’uomo di vincere le forze della natura ma soprattutto è un monumento al progresso e al futuro dell’Umanità.

giovedì 15 maggio 2014

L'affresco nell'arte italiana: la storia, la tecnica e gli artisti


La tecnica dell'affresco usata per realizzare delle bellissime opere.
La tecnica artistica dell'affresco fa parte delle cosiddette pitture murali, cioè un tipo di pittura che utilizza come proprio supporto per esempio le pareti o i muri di un edificio.

Affresco della Villa del mistero a Pompei


Per quanto riguarda la storia di questa particolare pittura ad affresco non vi sono certezze assolute e date precise sulle sue origini. Comunque si può dire che esistono alcune testimonianze che risalgono a tempi molto antichi, addirittura qualcosa che assomigliava a questa tecnica veniva già usata presso gli antichi Egizi, gli antichi popoli che abitavano nel territorio della Mesopotamia o durante il periodo dell'arte Romana. Quello che possiamo dire con certezza è che sin dall'antichità la tecnica dell'affresco, magari con qualche sua variante ha sempre ricoperto un ruolo molto importante per l'arte italiana, spesso preferita e utilizzata al posto di altre dai vari artisti. Celebri sono infatti i meravigliosi affreschi dell'arte romana scoperte tra le antiche rovine di Pompei in Italia e di cui vediamo in alto un particolare scoperto all'interno della Villa del mistero. In seguito l'affresco viene riscoperto e utilizzato dagli artisti durante quel periodo che la storia ci ha fatto conoscere col nome di Medioevo e durante l'età Gotica. Uno dei simboli per l'arte di questo periodo sono sicuramente i bellissimi affreschi realizzati dall'artista Giotto di Bondone che fanno parte di un ciclo su San Francesco. Qui sotto un particolare dell'affresco realizzato da Giotto tra la fine del XIII e l'inizio del XIV secolo sulle storie di San Francesco (Preghiere in San Damiano o Miracolo della croce) nella Basilica superiore di Assise.

Affresco di Giotto particolare Basilica di Assise


E poi sino ad arrivare al massimo splendore per questa tecnica durante il Quattrocento, un periodo che venne definito l'età d'oro per la cultura e l'arte soprattutto in alcune aree dell'Europea e della nostra bella Italia. È proprio durante gli anni di questo secolo in cui l'arte in Italia ritorna ad essere presa in grande considerazione dall'uomo, si rinnova e si risveglia dagli anni bui del Medioevo grazie soprattutto al genio artistico e al lavoro che è stato fatto da alcuni grandi artisti italiani tra cui figurano sopra a tutti tre vere leggende dell'arte, i maestri Leonardo da Vinci, Raffaello Sanzio e Michelangelo Buonarroti. Come la storia dell'arte ci ha insegnato questi tre grandi artisti vissuti durante l'epoca del Rinascimento, tanto amati e celebrati con grande orgoglio da noi italiani erano diversi tra di loro. Li conosciamo ognuno per il proprio stile personale, magari per una diversa tecnica artistica che sia scultura o pittura, ma tutti e tre erano legati da qualcosa in comune che era oltre la passione per l'arte anche quella per l'affresco. Infatti Leonardo, Raffaello e Michelangelo hanno cercato di migliorare, di sviluppare al massimo questa bellissima tecnica dell'affresco, perché sapevano di poter ottenere degli ottimi risultati da far vedere ai committenti. Questo risultato e l'altissimo livello raggiunto da questi maestri oggi lo possiamo vedere con i nostri occhi, andando a guardare alcune di queste straordinarie opere che sono considerate dei capolavori assoluti dell'arte. Uno di questi gioielli artistici ad affresco che è un vero simbolo per l'arte italiana è quello intitolato Il Giudizio universale che vediamo nel particolare qui sotto realizzato tra il 1536 e il 1541 dall'artista italiano Michelangelo Buonarroti nella Cappella Sistina della città del Vaticano a Roma.

Il Giudizio universale di Michelangelo


Da allora questa tecnica è rimasta quasi del tutto immutata nel tempo anche se ai nostri giorni non è più molto usata dagli artisti moderni. Bellissimi e numerosi sono le opere che possiamo ammirare oggi in Italia, con personaggi reali o di fantasia insieme a scene mitologiche, religiose o di semplice vita quotidiana che sono stati celebrati e raffigurati negli immensi per le dimensioni e meravigliosi affreschi capaci di farci rimanere letteralmente a bocca aperta quando li guardiamo.
L'affresco: le caratteristiche e la sua realizzazione.
Per quanto riguarda la tecnica base dell'affresco si realizza dipingendo con dei pigmenti di colore che vengono stemperati in acqua su una superficie che di solito è una parete o un muro di Edificio. Su queste superfici viene steso uno strato di intonaco fresco, ancora umido. Proprio da questa caratteristica deriva il nome di affresco che viene dato alla tecnica. Una volta che l'intonaco si consolida e quindi asciuga il colore che è stato steso dall'artista su di esso viene completamente inglobato, ossia viene fissato anche grazie a reazioni chimiche dovute alle proprietà della calce contenuta nel composto per l'intonaco. Il tutto poi fa acquistare all'opera una grande forza e una resistenza nel tempo capace di arrivare intatta al trascorrere dei secoli. Possiamo dire quindi che la tecnica dell'affresco si compone di tre elementi principali che sono il supporto, l'intonaco e il colore.
Per quanto riguarda il supporto, cioè la parete o il muro di solito sono realizzate in materiale di pietra o in mattoni. Deve essere secco e possibilmente anche senza dislivelli in modo che si abbia una migliore visione dell'opera. Prima della stesura dell'intonaco la parete viene preparata con uno strato di arriccio che è un impasto fatto di malta composta da calce spenta da circa un anno o grassello, della sabbia grossolana magari di fiume o in alcuni casi pozzolana e se necessario acqua. Viene stesa in uno spessore di circa 1 centimetro al fine di rendere la parete più uniforme possibile. Il termine “arriccio” descrive proprio l'aspetto della superficie del muro che in questa fase è molto ruvido e grezzo. Sull'arriccio il pittore traccia in generale la composizione del dipinto a grandezza naturale. Questo primo passo del disegno veniva chiamato in passato “sinopia”, un termine preso dalla località Sinope, una città sul Mar Morto dove veniva presa una particolare terra rossa utilizzata per il disegno. Dopo verso il periodo del Rinascimento gli artisti utilizzarono una nuova tecnica che venne chiamata spolvero.