giovedì 2 febbraio 2012

Michelangelo Buonarroti curiosità su una vita e una carriera straordinaria dedicata all'arte


Vorrei qui parlarvi brevemente e con semplici parole visto che non basterebbero decine e decine di pagine di libri per illustrare tutta la vita e le meraviglie dei lavori di questo grande artista. Lui è Michelangelo Buonarroti.



Il Buonarroti aveva un caratterino molto particolare. Egli fu uno di quei “toscanacci” spesso bizzoso e a volte prepotente che addirittura osava misurarsi faccia a faccia con i grandi poteri dei Papi e degli Imperatori di quel tempo non perché era pazzo ma perché era conscio del proprio talento e della propria grandezza artistica. Ma nel proprio intimo era un uomo lacerato da passioni contrastanti che non gli davano tregua e alle quale egli non sapeva imporre un vero freno, dominio sovrano della nostra intelligenza. Da testimonianze e studi storici si dice che Michelangelo non possedeva né la tipica “divina indifferenza” del grande Leonardo da Vinci e neanche la gioiosa e delicata febbre di vivere di Raffaello Sanzio da Urbino che come sappiamo erano dei grandissimi artisti suoi contemporanei. Il carattere e il suo temperamento sono quelli di un uomo solitario, ombroso che vedeva nemici o avversari ovunque e spesso perdeva del tempo prezioso che poteva dedicare alla sua arte per delle dispute e delle sfide inutili a causa di motivi banali e futili.
Eppure nonostante questo diciamo brutto caratteraccio Michelangelo riuscì a imporsi ugualmente all'ammirazione dei grandi potenti dell'epoca e anche delle persone più umili. Ebbe soddisfazioni che forse pochissimi artisti hanno ricevuto durante la propria esistenza e la propria carriera artistica grazie al suo inconfondibile stile nella scultura, nella pittura e nell'architettura. Il genio che era in lui era come un sorta di alone che lo faceva trasfigurare agli occhi di chi aveva la fortuna di incontrarlo almeno una volta, di parlargli. Era unico Michelangelo Buonarroti insomma! Uno di quegli uomini che possono bastare da soli ad “illuminare” un intero secolo e che fanno per sempre la gioia e la gloria di un popolo, quello Italiano.
Io penso che questi grandi uomini, questi artisti non bisogna giudicarli con la solita misura ma devono essere accettati così come sono, come una sorta di “mistero” non risolto. Forse è proprio da questo che scaturisce il grande genio e il talento.


Cenni sulle origini dell'artista Michelangelo Buonarroti.
Michelangelo nasce a Caprese in Toscana il 6 Marzo del 1475 da una famiglia abbastanza di prestigio, infatti il padre che era un uomo violento e irrequieto era il podestà del paese. Era il secondo di cinque fratelli tutti maschi. Da bambino fu mandato presso una balia a Settignano presso la moglie di un artista scalpellino e questa donna le fece praticamente da balia e da madre. Questo è un periodo importante per la sua formazione e forse nasce qui la sua grande passione per la scultura vivendo anche il suo periodo migliore della sua infanzia. Lo ricorderà spesso con nostalgia come di un angolo di Paradiso insieme al ricordo della sua balia. Quando sarà grande Michelangelo scherzando dirà spesso che la passione per la scultura gli è venuta succhiando il latte della buona e brava balia, la moglie dello scalpellino.
Nella propria famiglia non vi erano precedenti di artisti e il padre quando venne il momento di pensare al suo avvenire lo mandò a frequentare gli studi umanistici presso il Maestro Francesco di Urbino. Ma Michelangelo deluse subito le aspettative del maestro e dei genitori perché l'unica materia dove si applicava con tanta voglia era il disegno, tutto il resto non gli interessava affatto. Il padre usò spesso metodi forti e il bastone con lui ma senza ottenere ragione sul figlio che già faceva intravedere il suo forte caratterino. All'età di tredici anni abbandonò il padre e andò a bottega come apprendista nella splendida e florida città dell'arte di Firenze, presso un noto artista e pittore dell'epoca, Domenico Ghirlandaio. Sembra proprio che Michelangelo lavorò poco nella bottega del maestro in quanto era spesso in urto col Ghirlandaio proprio per la sua bravura e il suo talento che stava lentamente iniziando a uscire. Dopo appena un anno Michelangelo se ne andò per frequentare una libera scuola di scultura e di copia che era stata fatta istituire da Lorenzo dei Medici e in quel periodo diretta da un certo Bertoldo che fu allievo di Donatello. Smanioso di distinguersi rispetto agli altri allievi e superbo al punto giusto il giovane Michelangelo non tardò a farsi notare addirittura dallo stesso Lorenzo dei Medici, il grande Signore e Mecenate dell'arte che faceva parte di una delle più importanti famiglie della città che lo prese a simpatia e lo mise sotto la sua protezione portandolo nel ristretto giro dei suoi amici, tra cui vi erano i noti umanisti Marsilio Ficino e Angelo Poliziano. Quest'ultimo soprattutto lo iniziò ai segreti del mondo “classico” e delle opere dei grandi artisti classici dell'antichità, soprattutto quelli della Grecia. Finalmente l'artista si trovava in mezzo a gente raffinata che ha gusto, desiderosa di portare a Firenze lo splendore dell'Atene di Platone e Aristotele. Michelangelo si appassiona molto e non avrebbe potuto desiderare di più e, conscio della sua bravura nel disegno a volte, non disdegnava con il suo carattere ribelle di prendere in giro i suoi compagni meno bravi. Un giorno però, come narra la storia o la leggenda che un certo Torrigiano dei Torregiani, che era un ragazzone pieno di muscoli potenti, perse la pazienza e gli sferrò un pugno forte in faccia. Il Torregiani parecchi anni dopo, vantandosi con l'artista Benvenuto Cellini, disse di aver sentito il naso del suo avversario fiaccarglisi sotto le dita e concluse soddisfatto: "così segnato da me ne resterà insin che vive".

Un aspetto del viso di Michelangelo poco affascinante
Michelangelo non era un bell'uomo nell'aspetto fisico. Aveva una statura media, delle spalle larghe, capelli neri e riccioluti e una barbetta che gli incorniciava il viso. Il famoso pugno subito, per sfortuna sua aveva guastato irrimediabilmente l'armonia della sua faccia, che anche in gioventù non fu mai diciamo considerato “affascinante” e bello. L'infelicità e lo scontento che lo accompagnarono per tutta la vita, però non fu dovuta al fatto della sua non bellezza fisica, ma fu invece un male inguaribile proprio della sua anima, che lo contaminò fino al punto di invocare tante volte la morte. In certi momenti sembrava quasi che avesse una doppia personalità, un altro se stesso, che non gli dava tregua né di giorno né di notte e che nessuna soddisfazione riusciva a placare. Questo genio lo spingeva continuamente ad osare l'inosabile, a far violenza alle leggi della natura, addirittura a non tenere in conto le pur legittime esigenze naturali del corpo. A proposito di questo, si conoscono alcuni episodi assurdi della incredibile vita di questo grande artista. Michelangelo si sa che spesso si nutriva poco e anche male, che non riusciva mai a dormire e riposare a sufficienza, che si trascurava nel vestire e addirittura che si umiliava e si maltrattava fisicamente.
Era diventato ossessionato anche nel lavoro anche quando ormai non aveva rivali ed era conosciuto e stimato da tutti. Difficilmente affidava dei lavori “facili” al suo capomastro, andava a scegliere lui personalmente i materiali e i marmi nelle cave (celebri sono i suoi marmi di Carrara scelti e diventati capolavori assoluti). Si occupava anche del loro trasporto a Firenze o a Roma e ciò gli portava via molto tempo prezioso, che poteva usare per creare con il suo genio. Nessuno però poteva fargli notare queste sue piccole manie, che subito iniziava a gridare che tutti lo tradivano e che non si poteva fidare di nessuno. Le immani fatiche lo portarono molte volte ad ammalarsi, ma lui non voleva mai sentire parlare di medici e dottori. Strillava che si poteva guarire da solo senza l' aiuto di nessuno.

Michelangelo artista malato di solitudine.
Michelangelo durante la sua lunga vita, pensiamo che morì alla soglia dei novantanni (1475-1564), pur avendo molti guai fisici già a partire quando aveva quarant'anni, fu sempre un uomo solo, con le sue ossessioni e i suoi pensieri. Un testimone come il celebre Vasari, narra come egli si alzasse spesso la notte e si mettesse a lavorare al lume di una semplice candela, che collocava su una specie di elmo di cartone sulla testa, in modo che la fiamma lo seguisse nei movimenti e gli lasciasse le mani libere.
Nessuno dei suoi amici più vicini poté mai vantarsi di essere entrato nel profondo di Michelangelo, infatti l'artista gelava ogni tentativo di andare aldilà dei normali rapporti di reciproca cortesia. Ecco perché dai suoi contemporanei ebbe stima, ammirazione, soldi ma non ebbe mai affetto, anzi molti oltre che invidiarlo per la sua arte lo odiavano per il suo caratteraccio e lo accusavano di essere avaro, pitocco e soprattutto superbo. Apparentemente Michelangelo aveva tutti questi difetti insieme ad altri cento, ma se qualcuno avesse saputo (o potuto) leggere nel suo cuore, si sarebbe accorto che quello che egli mostrava alla gente, era il “guscio ringhioso” di un anima dolente che aveva paura a manifestarsi alla luce del sole. Michelangelo aveva iniziato a soffrire già a sei anni, quando la madre morì, lasciandolo in balia di un padre violento che non lo capiva e con una schiera di fratelli, che nel giorno in cui cessarono di disprezzarlo iniziarono a chiedergli e spillargli soldi in grande quantità. È commovente pensare che questo uomo, che a se stesso non concedeva niente, nemmeno un piccolo capriccio farsi in quattro per cercare di accontentare le richieste della famiglia, che per lui era tutto in senso biblico della parola. Un unica luce in tutto questo squallore, la concesse all'artista la poetessa Vittoria Colonna anche se, contribuì anche lei ai suoi dubbi e alle sue angosce anche di carattere religioso.

L'artista e il genio incomparabile di Michelangelo Buonarroti.
Michelangelo è considerato universalmente come uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, ma lui nella sua maturità non si inorgogliva di ciò. Desiderava essere stimato soprattutto come uomo e poi come artista. In una lettera indirizzata al nipote Lionardo, scrisse arrabbiato di non rivolgersi più a lui come a Michelangelo lo scultore, perché egli era soltanto Michelangelo Buonarroti.
Aggiunse poi:"io non fu' mai né pittore né scultore, come chi ne fa bottega. Sempre me ne sono guardato per l'onore di mio padre e de' mia frategli".

Comunque se proprio una qualifica dovevano attribuirgli, lui accettava solo quella di scultore. La scultura infatti era per lui l'unica arte “nobile” e lui era nato per fare solo questo. Ebbe anche molti fallimenti nella scultura, come per esempio il portare a termine il progetto completo della tomba del papa Giulio II o la Cappella dei Medici, la quale doveva essere il suo capolavoro indiscusso, quasi come un testamento di artista. Mentre invece lo conosciamo per il Giudizio Universale della Cappella Sistina a Roma, un capolavoro pittorico straordinario e unico che sembra addirittura avesse cercato di terminare controvoglia nel più breve tempo possibile.



Tra le tante sue opere, tutte stupendi capolavori della sua alta scultura troviamo i lavori della statua del David o ancora La bellissima e commovente Pietà solo per citare i più conosciuti nel mondo (potrete leggere gli articoli di queste opere sempre in questo blog). Michelangelo sembrava volesse fare concorrenza al cielo con i suoi monumenti e le sue sculture che attestassero quasi una scintilla divina, ma si trovava sempre di fronte a delle “statue di marmo”. La leggenda infatti narra che urlò alla statua del Mosè:<<perché non parli?>>, contemplando la sua opera finita e pensando che questa potesse alzarsi e iniziare a parlare, iniziata da una scintilla di vita. E come dargli torto a questo, quando andiamo ad ammirare le sue meraviglie.

Il 18 Febbraio del 1564 la lotta per la vita di Michelangelo finì. Prima di chiudere gli occhi volle dettare alle poche persone presenti il suo breve testamento. Disse semplicemente:<<lascio la mia anima a Dio, il mio corpo alla terra e la mia roba ai parenti più prossimi>>. Con queste poche parole terminava la vita di un uomo in terra ed iniziava la leggenda ed il mito del più grande artista e scultore che la storia dell'arte abbia mai avuto.

Grazie Michelangelo Buonarroti...

1 commento:

Anonimo ha detto...

Gli ebrei volevano uccidere Gesù, ma non potevano, Pilato poteva condannarlo a morte, ma non voleva, Erode tratto Gesù come fosse il protagonista di un carnevale ebraico (Purim), i soldati romani come se fosse il protagonista di un carnevale romano (Saturnali). Barabba più che un nome proprio, che probabilmente era Gesù, potrebbe essere un titolo relativo ad una funzione ed in ogni caso coincideva con l'imputazione relativa a Gesù: essersi proclamato Figlio del Padre. Per questo Michelangelo quando dipinse il Giudizio Universale per Gesù giudice riprese la figura di Aman (protagonista del carnevale ebraico) dipinta precedentemente nella volta della Cappella Sistina? Cfr. ebook (amazon) di Ravecca Massimo. Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo. Grazie.