Vorrei qui parlarvi brevemente e con semplici parole visto che non basterebbero decine e decine di
pagine di libri per illustrare tutta la vita e le meraviglie dei lavori di
questo grande artista. Lui è Michelangelo Buonarroti.
Il
Buonarroti aveva un caratterino molto particolare. Egli fu uno di quei “toscanacci” spesso bizzoso e a volte prepotente che
addirittura osava misurarsi faccia a faccia con i grandi poteri dei Papi e
degli Imperatori di quel tempo non perché era pazzo ma perché era
conscio del proprio talento e della propria grandezza artistica. Ma
nel proprio intimo era un uomo lacerato da passioni contrastanti che
non gli davano tregua e alle quale egli non sapeva imporre un vero
freno, dominio sovrano della nostra intelligenza. Da
testimonianze e studi storici si dice che Michelangelo non possedeva
né la tipica “divina indifferenza” del grande Leonardo da
Vinci e neanche la gioiosa e delicata febbre di vivere di
Raffaello Sanzio da
Urbino che come sappiamo erano
dei grandissimi artisti suoi contemporanei. Il carattere e il suo
temperamento sono quelli di un uomo solitario, ombroso che vedeva
nemici o avversari ovunque e spesso perdeva del tempo prezioso che
poteva dedicare alla sua arte per delle dispute e delle sfide inutili
a causa di motivi banali e futili.
Eppure
nonostante questo diciamo brutto caratteraccio Michelangelo
riuscì a imporsi ugualmente all'ammirazione dei grandi potenti
dell'epoca e anche delle persone più umili. Ebbe soddisfazioni
che forse pochissimi artisti hanno ricevuto durante la propria
esistenza e la propria carriera artistica grazie al suo
inconfondibile stile nella scultura, nella pittura e
nell'architettura. Il genio che
era in lui era come un sorta di alone che lo faceva trasfigurare agli
occhi di chi aveva la fortuna di incontrarlo almeno una volta, di
parlargli. Era unico Michelangelo Buonarroti insomma! Uno di quegli
uomini che possono bastare da soli ad “illuminare” un intero
secolo e che fanno per sempre la gioia e la gloria di un popolo,
quello Italiano.
Io
penso che questi grandi uomini, questi artisti non bisogna
giudicarli con la solita misura ma devono essere accettati così come
sono, come una sorta di “mistero” non risolto. Forse è proprio
da questo che scaturisce il grande genio e il talento.
Cenni
sulle origini dell'artista Michelangelo Buonarroti.
Michelangelo
nasce a Caprese in Toscana il 6 Marzo del 1475 da una famiglia
abbastanza di prestigio, infatti il padre che era un uomo violento e
irrequieto era il podestà del paese. Era il secondo di cinque
fratelli tutti maschi. Da bambino fu mandato presso una balia a
Settignano presso la moglie di un artista scalpellino e questa donna
le fece praticamente da balia e da madre. Questo è un periodo
importante per la sua formazione e forse nasce qui la sua grande
passione per la scultura vivendo anche il suo periodo
migliore della sua infanzia. Lo ricorderà spesso con nostalgia come
di un angolo di Paradiso insieme al ricordo della sua balia. Quando
sarà grande Michelangelo scherzando dirà spesso che la passione
per la scultura gli è venuta succhiando il latte della buona e
brava balia, la moglie dello scalpellino.
Nella
propria famiglia non vi erano precedenti di artisti e il padre quando
venne il momento di pensare al suo avvenire lo mandò a frequentare
gli studi umanistici presso il Maestro Francesco di Urbino.
Ma Michelangelo deluse subito le aspettative del maestro e dei
genitori perché l'unica materia dove si applicava con tanta voglia
era il disegno, tutto il resto non gli interessava affatto. Il
padre usò spesso metodi forti e il bastone con lui ma senza
ottenere ragione sul figlio che già faceva intravedere il suo forte caratterino. All'età di tredici anni abbandonò il padre e andò a
bottega come apprendista nella splendida e florida città dell'arte
di Firenze, presso un noto artista e pittore dell'epoca, Domenico
Ghirlandaio. Sembra proprio che Michelangelo lavorò poco nella
bottega del maestro in quanto era spesso in urto col Ghirlandaio proprio per la sua bravura e il suo talento che stava lentamente
iniziando a uscire. Dopo appena un anno Michelangelo se ne andò per
frequentare una libera scuola di scultura e di copia che era stata
fatta istituire da Lorenzo dei Medici e in quel periodo diretta da un
certo Bertoldo che fu allievo di Donatello. Smanioso
di distinguersi rispetto agli altri allievi e superbo al punto
giusto il giovane Michelangelo non tardò a farsi notare addirittura
dallo stesso Lorenzo dei Medici, il grande Signore e Mecenate dell'arte
che faceva parte di una delle più importanti famiglie della città che lo prese a simpatia e lo mise sotto la sua protezione portandolo
nel ristretto giro dei suoi amici, tra cui vi erano i noti umanisti
Marsilio Ficino e Angelo Poliziano. Quest'ultimo
soprattutto lo iniziò ai segreti del mondo “classico” e delle
opere dei grandi artisti classici dell'antichità, soprattutto quelli
della Grecia. Finalmente l'artista si trovava in mezzo a gente
raffinata che ha gusto, desiderosa di portare a Firenze lo splendore
dell'Atene di Platone e Aristotele. Michelangelo si appassiona molto
e non avrebbe potuto desiderare di più e, conscio della sua bravura
nel disegno a volte, non disdegnava con il suo carattere ribelle di
prendere in giro i suoi compagni meno bravi. Un giorno però, come
narra la storia o la leggenda che un certo Torrigiano dei
Torregiani, che era un ragazzone pieno di muscoli potenti, perse
la pazienza e gli sferrò un pugno forte in faccia. Il Torregiani
parecchi anni dopo, vantandosi con l'artista Benvenuto Cellini, disse
di aver sentito il naso del suo avversario fiaccarglisi sotto le dita
e concluse soddisfatto: "così segnato da me ne resterà insin
che vive".
Un
aspetto del viso di Michelangelo poco affascinante
Michelangelo
non era un bell'uomo nell'aspetto fisico. Aveva una statura media,
delle spalle larghe, capelli neri e riccioluti e una barbetta che gli
incorniciava il viso. Il famoso pugno subito, per sfortuna sua aveva
guastato irrimediabilmente l'armonia della sua faccia, che anche in
gioventù non fu mai diciamo considerato “affascinante” e bello.
L'infelicità e lo scontento che lo accompagnarono per tutta la vita,
però non fu dovuta al fatto della sua non bellezza fisica, ma fu
invece un male inguaribile proprio della sua anima, che lo contaminò
fino al punto di invocare tante volte la morte. In certi momenti
sembrava quasi che avesse una doppia personalità, un altro se
stesso, che non gli dava tregua né di giorno né di notte e che
nessuna soddisfazione riusciva a placare. Questo genio lo spingeva
continuamente ad osare l'inosabile, a far violenza alle leggi della
natura, addirittura a non tenere in conto le pur legittime esigenze
naturali del corpo. A proposito di questo, si conoscono alcuni
episodi assurdi della incredibile vita di questo grande artista.
Michelangelo si sa che spesso si nutriva poco e anche male, che non
riusciva mai a dormire e riposare a sufficienza, che si trascurava
nel vestire e addirittura che si umiliava e si maltrattava
fisicamente.
Era
diventato ossessionato anche nel lavoro anche quando ormai non aveva
rivali ed era conosciuto e stimato da tutti. Difficilmente affidava
dei lavori “facili” al suo capomastro, andava a scegliere lui
personalmente i materiali e i marmi nelle cave (celebri sono i suoi
marmi di Carrara scelti e diventati capolavori assoluti). Si occupava
anche del loro trasporto a Firenze o a Roma e ciò gli portava via
molto tempo prezioso, che poteva usare per creare con il suo genio.
Nessuno però poteva fargli notare queste sue piccole manie, che
subito iniziava a gridare che tutti lo tradivano e che non si poteva
fidare di nessuno. Le immani fatiche lo portarono molte volte ad
ammalarsi, ma lui non voleva mai sentire parlare di medici e dottori.
Strillava che si poteva guarire da solo senza l' aiuto di nessuno.
Michelangelo
artista malato di solitudine.
Michelangelo
durante la sua lunga vita, pensiamo che morì alla soglia dei
novantanni (1475-1564), pur avendo molti guai fisici già a partire
quando aveva quarant'anni, fu sempre un uomo solo, con le sue
ossessioni e i suoi pensieri. Un testimone come il celebre Vasari,
narra come egli si alzasse spesso la notte e si mettesse a lavorare
al lume di una semplice candela, che collocava su una specie di elmo
di cartone sulla testa, in modo che la fiamma lo seguisse nei
movimenti e gli lasciasse le mani libere.
Nessuno
dei suoi amici più vicini poté mai vantarsi di essere entrato nel
profondo di Michelangelo, infatti l'artista gelava ogni tentativo di
andare aldilà dei normali rapporti di reciproca cortesia. Ecco
perché dai suoi contemporanei ebbe stima, ammirazione, soldi ma non
ebbe mai affetto, anzi molti oltre che invidiarlo per la sua arte lo
odiavano per il suo caratteraccio e lo accusavano di essere avaro,
pitocco e soprattutto superbo. Apparentemente Michelangelo aveva
tutti questi difetti insieme ad altri cento, ma se qualcuno avesse
saputo (o potuto) leggere nel suo cuore, si sarebbe accorto che
quello che egli mostrava alla gente, era il “guscio ringhioso” di
un anima dolente che aveva paura a manifestarsi alla luce del sole.
Michelangelo aveva iniziato a soffrire già a sei anni, quando la
madre morì, lasciandolo in balia di un padre violento che non lo
capiva e con una schiera di fratelli, che nel giorno in cui cessarono
di disprezzarlo iniziarono a chiedergli e spillargli soldi in grande
quantità. È commovente pensare che questo uomo, che a se stesso non
concedeva niente, nemmeno un piccolo capriccio farsi in quattro per
cercare di accontentare le richieste della famiglia, che per lui era
tutto in senso biblico della parola. Un unica luce in tutto questo
squallore, la concesse all'artista la poetessa Vittoria Colonna
anche se, contribuì anche lei ai suoi dubbi e alle sue angosce anche
di carattere religioso.
L'artista
e il genio incomparabile di Michelangelo Buonarroti.
Michelangelo
è considerato universalmente come uno dei più grandi artisti di
tutti i tempi, ma lui nella sua maturità non si inorgogliva di ciò.
Desiderava essere stimato soprattutto come uomo e poi come artista.
In una lettera indirizzata al nipote Lionardo, scrisse
arrabbiato di non rivolgersi più a lui come a Michelangelo lo
scultore, perché egli era soltanto Michelangelo Buonarroti.
Aggiunse
poi:"io non fu' mai né pittore né scultore, come chi ne fa
bottega. Sempre me ne sono guardato per l'onore di mio padre e de'
mia frategli".
Comunque
se proprio una qualifica dovevano attribuirgli, lui accettava solo
quella di scultore. La scultura infatti era per lui l'unica arte
“nobile” e lui era nato per fare solo questo. Ebbe anche molti
fallimenti nella scultura, come per esempio il portare a termine il
progetto completo della tomba del papa Giulio II o la Cappella
dei Medici, la quale doveva essere il suo capolavoro indiscusso,
quasi come un testamento di artista. Mentre invece lo conosciamo per
il Giudizio Universale della Cappella Sistina a Roma, un
capolavoro pittorico straordinario e unico che sembra addirittura
avesse cercato di terminare controvoglia nel più breve tempo
possibile.
Tra
le tante sue opere, tutte stupendi capolavori della sua alta scultura troviamo i lavori della statua del David o ancora La bellissima e commovente Pietà solo per citare i più conosciuti nel
mondo (potrete leggere gli articoli di queste opere sempre in questo
blog). Michelangelo sembrava volesse fare concorrenza al cielo con i
suoi monumenti e le sue sculture che attestassero quasi una scintilla
divina, ma si trovava sempre di fronte a delle “statue di marmo”.
La leggenda infatti narra che urlò alla statua del Mosè:<<perché
non parli?>>, contemplando la sua opera finita e pensando che
questa potesse alzarsi e iniziare a parlare, iniziata da una
scintilla di vita. E come dargli torto a questo, quando andiamo ad
ammirare le sue meraviglie.
Il
18 Febbraio del 1564 la lotta per la vita di Michelangelo finì.
Prima di chiudere gli occhi volle dettare alle poche persone presenti
il suo breve testamento. Disse semplicemente:<<lascio la mia
anima a Dio, il mio corpo alla terra e la mia roba ai parenti più
prossimi>>. Con queste poche parole terminava la vita di un
uomo in terra ed iniziava la leggenda ed il mito del più grande
artista e scultore che la storia dell'arte abbia mai avuto.
Grazie
Michelangelo Buonarroti...
1 commento:
Gli ebrei volevano uccidere Gesù, ma non potevano, Pilato poteva condannarlo a morte, ma non voleva, Erode tratto Gesù come fosse il protagonista di un carnevale ebraico (Purim), i soldati romani come se fosse il protagonista di un carnevale romano (Saturnali). Barabba più che un nome proprio, che probabilmente era Gesù, potrebbe essere un titolo relativo ad una funzione ed in ogni caso coincideva con l'imputazione relativa a Gesù: essersi proclamato Figlio del Padre. Per questo Michelangelo quando dipinse il Giudizio Universale per Gesù giudice riprese la figura di Aman (protagonista del carnevale ebraico) dipinta precedentemente nella volta della Cappella Sistina? Cfr. ebook (amazon) di Ravecca Massimo. Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo. Grazie.
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