Arte
e linguaggio: la prospettiva e la sua importanza nella pittura.
Oggi
con parole semplici per quanto riguarda l'arte vi parlo di una
caratteristica molto importante del linguaggio artistico, qualcosa
che viene tenuto in grande considerazione da tutti gli artisti quando
creano le loro bellissime opere pittoriche o di architettura. Questa
è la prospettiva, la sua
storia e i tipi che possiamo trovare.
La
prospettiva, la visione prospettica di un opera sono tutti
termini che vengono spesso citati da chi frequenta il mondo dell'arte
o dagli artisti stessi parlando delle loro opere. Qui sotto l'opera
Ultima cena dell'artista italiano Andrea Del Castagno.
Di
solito gli esperti e i critici di arte quando ammirano un opera oltre
alle personali emozioni che può regalarci con la propria bellezza
esteriore cercano sempre anche delle precise risposte, dei dati
tecnici che alla fine ci fanno capire il vero valore di cosa si sta
guardando. È proprio dallo studio dell'opera e di questi suoi dati
che poi alla fine gli esperti (spesso anche sbagliando) ci indicano
dall'alto della “loro conoscenza” se un opera può considerarsi
un autentico capolavoro dell'arte o magari un volgare ferma carte o
peggio. Per poter capire bene un opera dobbiamo conoscere alcuni dati
di essa come per esempio i materiali utilizzati, la tecnica per la
realizzazione, lo stile, l'anno di realizzazione, il contesto storico
etc. Per gli esperti inoltre è fondamentale conoscere quale siano
tutte le caratteristiche del linguaggio artistico che è stato usato
nell'opera come per esempio le caratteristiche spaziali e quelle
dei volumi che la compongono. Ed è proprio con questi ultimi
dati qui citati che facciamo entrare in gioco la nostra bella
prospettiva che è quindi qualcosa legata allo spazio e al volume in
un opera.
Perché
la prospettiva è nata per la pittura e quali sono i tipi più
utilizzati.
Innanzi
tutto diciamo che la tecnica della prospettiva risale a tempi molto
antichi. Si arrivò poi nel corso dei secoli a perfezionarla
attraverso il lavoro degli artisti che in origine cercavano un modo
per migliorare più realisticamente la visione delle loro opere di
pittura. Vediamo ora perché è importante la prospettiva nell'arte.
Come
possiamo intuire facilmente uno scultore quando realizza una statua a
tutto tondo (vediamo un esempio qui sopra con il David), ossia un opera avente le tre
dimensioni spaziali e quindi può essere guardata da ogni suo lato
non avrà gli stessi problemi nella rappresentazione dei volumi e
delle forme di un pittore che invece utilizza un foglio di carta o
una tela che sono piatti con due sole dimensioni. Questo perché
l’opera di scultura in se stessa presenta già un volume proprio,
un volume reale nello spazio tridimensionale che la circonda dato dal
materiale stesso usato. Al contrario nelle opere di pittura che ha
soltanto due dimensioni spaziali gli artisti possono soltanto darci
un illusione, l’impressione visiva e la resa dei volumi e dello
spazio in modo indiretto attraverso delle tecniche particolari.
Tra queste tecniche quella che diede una svolta davvero importante
nella storia dell’arte è stata proprio la tecnica della
prospettiva. In pittura e nel disegno artistico l'illusione dei
volumi e dello spazio ci viene dato anche dall'uso del chiaroscuro,
dai diversi toni di colore che insieme alle caratteristiche della
prospettiva ci regalano spesso dei bellissimi dipinti che sono oggi
dei veri e propri capolavori molto realistici. Uno dei primi artisti
che intuì la grande importanza della prospettiva dopo aver eseguito
alcuni studi e precise ricerche, arrivando anche a codificarla in
modo scientifico fu il celebre architetto Filippo Brunelleschi
un artista italiano che visse tra il secolo Trecento e il
Quattrocento e poi da lì fu usata e sviluppata da altri grandi
maestri pittori.
Attraverso
l’uso della prospettiva ogni artista può costruire e rappresentare
una immagine di oggetti tridimensionali su di un piano bidimensionale
come un foglio di carta (immagine sopra). Il foglio ha solo la
larghezza e l’altezza senza avere la terza dimensione che è quella
della profondità spaziale. Questi oggetti verranno rappresentati
precisamente tenendo conto anche delle loro modifiche apparenti delle
forme e delle dimensioni con l’aumentare della distanza. Infatti ai
nostri occhi una palla che sta a un solo metro da noi ci appare più
grande nelle dimensioni di una identica palla che sta a venti metri
da noi.
Un
facile esempio lo vediamo nello schizzo (sopra e sotto) per poter
capire meglio come funziona il principio della prospettiva. Questo è
quello di immaginare di avere uno schermo trasparente davanti noi e
che dall’altra parte abbiamo il nostro oggetto da osservare.
Rappresentare questo oggetto in prospettiva significa dire riprodurne
la forma così come la vediamo sul nostro schermo trasparente. Per
esempio dall'immagine qui sopra se mettiamo un quadrato (quello con
le strisce gialle) davanti a noi a qualche metro lo vedremo come una
sorta di trapezio sul nostro schermo trasparente. Succede perché i
lati del quadrato non vanno paralleli ma tendono a convergere, a
restringersi verso un punto lontano che viene chiamato il punto di
fuga. Il punto di fuga viene posto su una linea immaginaria che sta
alla stessa altezza degli occhi (punto di vista) di chi osserva e
viene chiamata linea dell’orizzonte.
In
base allo spostamento del nostro punto di vista nello spazio che ci
circonda la prospettiva cambia e un qualsiasi oggetto lo vedremo in
modo diverso. Per questo motivo abbiamo diversi tipi di visioni in
prospettiva che possono essere la prospettiva centrale (sotto), la
prospettiva accidentale (sotto), la prospettiva dall’alto, la prospettiva
dal basso o la prospettiva aerea. Quest'ultima è stata intuita e sviluppata per primo dal grande genio di Leonardo da Vinci usandola in alcuni suoi straordinari capolavori e utilizzate poi dagli altri artisti nella loro opere di
pittura. I grandi maestri dell’arte del passato e del presente
tengono in grande considerazione i vari tipi di prospettiva quando
devono realizzare e progettare i loro lavori per avere una migliore
resa e riuscita delle stesse. Qui sotto scopriamo qualche tipo di
prospettiva usata in arte.
La
prospettiva centrale in arte.
La
prospettiva centrale è quella che si usa quando un oggetto è
esattamente di fronte alla persona che lo osserva. Un esempio di
questo tipo di prospettiva lo possiamo vedere andando ad ammirare un
celebre Affresco raffigurante l'Ultima cena del grande artista
rinascimentale Andrea del Castagno, realizzato intorno al 1447
presso il Cenacolo di Sant’Apollinare di Firenze (vediamo un
immagine dell’opera all'inizio dell'articolo e qui sotto con
immaginarie linee prospettiche).
Durante tutto il Quattrocento e il Rinascimento si fece un grande uso
di questa tipo di prospettiva da parte di tanti grandi maestri
dell’arte per rappresentare gli oggetti e le distanze spaziali.
Essa favorisce un ottima organizzazione simmetrica degli elementi
nella scena rafforzando anche il concetto dell’ideale di forma
chiusa che era molto importante nell’arte rinascimentale. In
quest’opera pittorica vediamo in modo semplice e chiaro come
l’artista ha usato la prospettiva centrale, basta prolungare in
modo virtuale le linee che sono raffigurate per simulare la
profondità dell’opera come quelle delle pareti o quelle che
vediamo in basso, per vedere come esse convergono tutte in un unico
punto che è collocato su un ipotetico asse verticale.
Per la
costruzione di un opera con la prospettiva centrale si deve partire
col tracciare la linea d’orizzonte ipotetica come punto di
riferimento. Il consiglio è che questa linea non deve essere
tracciata in mezzo ma dobbiamo pensare di posizionarla un poco sopra
o un poco sotto del centro in modo da rafforzare e dare maggiore
risalto a tutto quello che rappresenteremo sotto o sopra di essa.
Dopo si stabilisce dove deve essere posizionato il punto di fuga
lungo la linea d’orizzonte. Anche in questo caso e per rendere
l’opera molto più interessante si consiglia di non posizionare il
punto di fuga proprio al centro, cioè nel punto di incontro delle
due diagonali del nostro supporto ma leggermente spostato a sinistra
o a destra.
La
prospettiva accidentale in pittura.
Nella rappresentazione di oggetti con l’uso della prospettiva
chiamata accidentale troviamo l’uso di due punti di fuga e non uno
come in quella centrale che sono collocati lungo la linea d’orizzonte
e che servono a dare dinamicità all’insieme. In questo modo
riusciamo a raffigurare degli oggetti visti da una “particolare”
angolatura visiva. Sicuramente molti di noi hanno sperimentato questo
tipo di prospettiva senza farci magari caso, quando guardavano
qualche stupenda opera architettonica che abbiamo nella nostra bella
Italia. Sotto vediamo un esempio di visione prospettica accidentale in un opera di Degas.
Al
contrario di quella centrale nella prospettiva accidentale il punto
di vista di chi guarda diventa angolare, ossia si sposta per vedere
lo spigolo dell’oggetto o dell’architettura dandoci maggiore
visione e dettagli migliori della forma e delle geometrie di quello
che guardiamo. Come detto un bellissimo esempio in pittura della prospettiva
accidentale lo troviamo ammirando presso Il Museo D’Orsay di Parigi
la straordinaria opera intitolata L’assenzio del grande
artista francese Edgar Degas, uno dei grandi pittori
impressionisti che lo realizzò tra il 1875 e il 1876 con la tecnica
dei colori ad olio su una tela di circa 92 per 68 centimetri. Sotto
un clic sull'opera di Degas per ingrandire.
La visione diciamo angolare rende la scena più dinamica e con un
carattere anche più aperto ed espressivo perché tutti i lati degli
oggetti in essa seguono un orientamento obliquo.
Se
proviamo a seguire le linee del quadro notiamo che convergendo vanno
a finire verso due punto di fuga che non si trovano all’interno
della tela ma si trovano fuori dai margini della tela. Degas usa
spesso nelle sue opere impressioniste la prospettiva accidentale
perché riesce a esprimere spontaneità e grande immediatezza a tutta
la scena.
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