Quando
penso e scrivo del maestro pittore Antonello Da Messina mi
viene la pelle d'oca per il semplice fatto che questo meraviglioso
artista è nato nella mia stessa città di origine ovvero la mitica
città dello Stretto, Messina. Troverete delle immagini che
raffigurano alcune delle opere più celebri di Antonello Da Messina
cliccate sopra per ingrandirle.
San Gerolamo nello studio Antonello da Messina |
Dati
e curiosità sugli anni giovanili di Antonello Da Messina.
Col
famoso nome di Antonello Da Messina è entrato nella storia dell'arte
ed era conosciuto anche al tempo in cui viveva ma questo era il suo
soprannome. Il nome vero dell'artista era Antonio Di Giovanni de
Antonio. Antonello come detto nasce nella città di Messina
all'incirca tra l'anno 1429 e il 1430 dall'unione del padre Giovanni
De Antonio e la madre conosciuta col nome di Garita che molto
probabilmente dovrebbe essere il diminutivo di Margherita.
Il
primo contatto con il mondo dell'arte Antonello lo ebbe sin da
piccolo già nella sua città natia come anche in quella di Palermo
facendo da allievo che da apprendista. Però è all'incirca nel 1450
quando aveva circa vent'anni che Antonello Da Messina si appassiona
anima e corpo alla pittura. Questo si viene a sapere grazie alla
testimonianza di tale Pietro Summonte e di una lettera scritta a tale
Marcantonio Michiel dove si legge che Antonello Da Messina si reca
nella città di Napoli per iniziare a lavorare come apprendista
presso una celebre bottega dell'arte, quella del maestro Colantonio.
A Napoli il giovane Antonello inizia a respirare una nuova aria tutta
dedicata all'arte e a nuove idee nella pittura. Qui si trova in
contatto oltre che con la pittura spagnola e provenzale anche con la
straordinaria nuova pittura fiamminga che iniziava a meravigliare
tanti artisti italiani. Durante questo periodo di soggiorno a Napoli
l'artista dipinge dieci tavolette raffiguranti dei Beati francescani
realizzate per la pala dal maestro Colantonio per la Chiesa di San
Lorenzo Maggiore. Inoltre è sempre in questo periodo che il pittore
Antonello Da Messina dipinge uno dei suoi più belli capolavori, la
straordinaria Annunziata che per stile e iconografia è riconducibile
proprio all'ambiente di gusto fiammingo che si trovava in quell'epoca
nel napoletano. Il dipinto dell'Annunziata attualmente la possiamo
ammirare presso il Museo Nazionale di Palermo.
Le
Crocifissioni di Antonello Da Messina
L'opera
conosciuta col nome di Crocifissione di Sibiu dipinta da Antonello
intorno al 1455 conservata al Muzeul de Artà della città di
Bucarest iconograficamente riprende i Calvari fiamminghi dello stesso
anno ma successiva è la Crocifissione di Anversa che è
conservata al Musée Royal de Beaux Arts.
Crocifissione di Anversa Antonello da Messina |
Nella
parte bassa della tavola l’opera è prettamente fiamminga mentre
nella parte superiore in cui la disposizione ortogonale di Cristo e
dei ladroni determinano una tangibile scatola spaziale, implicano
un’attenta conoscenza delle volumetria spaziale italiana. L'esperto
Roberto Longhi riteneva che la parte superiore della tavola fosse
stata aggiunta qualche anno dopo poiché le due matrici culturali
tipiche del messinese, fiamminga e italiana sono qui solamente
accostate e non fuse.
Il
viaggio e le opere di Antonello Da Messina nella città di Venezia.
Antonello
Da Messina già a poco più di vent'anni era considerato un ottimo
maestro nel campo della pittura. Del 1457 è la prima commissione
artistica per un lavoro ricevuto come maestro indipendente. Questo
lavoro era la realizzazione di un gonfalone per la Confraternita di
San Michele dei Gerbini nella città di Reggio Calabria. Questo
Gonfalone Antonello lo realizzo a imitazione di quello fatto per la
Confraternita messinese di San Michele nella sua città natia.
Purtroppo entrambe le due opere sono andate perdute e non si sa che
fine hanno fatto. In quell'anno si sa anche che Antonello Da Messina
si è sposato e probabilmente è anche diventato padre del piccolo
che verrà chiamato Jacobello.
Dopo
la realizzazione di altri lavori che gli vengono commissionati e che
sono più o meno importanti sappiamo che Antonello da Messina nel
1470 circa è nella splendida città artistica di Venezia dove viene
in contatto per i suoi studi e le sue ricerche con la pittura di uno
dei grandi maestri del Quattrocento italiano, questi è Giovanni
Bellini.
Crocifissione di Sibiu Antonello da Messina |
Il
Salvator Mundi è la sua prima opera firmata e datata: Mille simo
quatricentessimo sexstage/simo quinto viije Indi antonellus/messaneus
me pinxi ma più probabilmente fu eseguita nel 1470. In questa opera
l’iconografia è ripresa dai fiamminghi e in special modo da Petrus
Christus. Nella prima stesura la veste del Cristo era più accollata
e la mano benedicente parallela alla superficie. Antonello rielaborò
la composizione successivamente costruendo la piega dello scollo e
tese la mano benedicente in modo da accentuare le valenze spaziali
della composizione.
Tornato
nella sua amata Sicilia Antonello da Messina realizza l’opera del
Polittico di san Gregorio.
Del
1474 è l’Annunciazione del Museo Bellomo di Siracusa dove
lo spazio non è unificato dalla prospettiva visto che sono presenti
due diversi punti di fuga ma dalla sottile graduazione luminosa.
Dello
stesso anno è anche il celebre San Gerolamo nello studio
conservato alla National Gallery di Londra. La scena inquadrata in un
arco di trionfo è costruita in modo che i raggi luminosi coincidono
con quelli prospettici, avendo come centro il busto e le mani del
santo, colto al lavoro nel suo studio, ingombro di libri e di
oggetti, meticolosamente raffigurati al pari della minuta indagine
naturalistica degli animali posti in primo piano.
Dal
1475 inizia il suo soggiorno veneziano fino all’autunno del 1476,
al centro della sua riflessione c’è la figura umana sia in quanto
anatomia sia per quanto riguarda l’espressività, fattori derivati
dall’esperienza pierfrancescana e belliniana.
Del
1475 è l’opera Ecce Homo del Collegio Alberoni di Piacenza firmato
e datato: 1473 Antonellus Messaneus me pinxit.
Dello
stesso anno sono anche la Crocifissione della National Gallery di
Londra, firmata e datata 1475/antonellus messaneus/me pinxit, la cui
pacata composizione è costruita in sezione aurea dove a fare da
linea marcatrice sono le acque del lago, che isolano maggiormente la
figura del Cristo dal cerchio formato dalla Vergine e da san
Giovanni; il Ritratto d’uomo della National Gallery di Londra
(forse un autoritratto); la Pietà del Museo Correr; il Ritratto
d’uomo, detto Il Condottiero del Louvre, firmato e datato:
1475/Antonellus messaneus me pinxit; il Ritratto d’uomo della
Galleria Borghese e la Madonna col Bambino della National Gallery of
Art di Washington.
Tra
il 1475 e il 1476 Antonello esegue la Pala di san Cassiano che ora
troviamo a Vienna. Una opera mutilata di cui rimangono la Vergine sul
trono rialzato e quattro santi a mezzo busto. Il pittore si rifà
allo schema compositivo della Sacra Conversazione di Giovanni Bellini
per la chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, ora perduta. L’impostazione
iconografica cioè la disposizione dei santi intorno al trono
rialzato della Vergine, dava maggior respiro alla composizione, ma
sono gli effetti atmosferici creati dalla luce a unificare l’opera
e rendere più naturali le figure proposte.
Ritratto di uomo Antonello da Messina |
Tra
il 1475 e il 1478 esegue la Pietà del Museo del Prado, la scena è
inserita in un paesaggio con in primo piano teschi e tronchi secchi
che simboleggiano la morte, mentre il paesaggio verdeggiante in
secondo piano simboleggia la Resurrezione. L’iconografia in cui il
Cristo morto è sorretto dall’angelo è di origine nordica, ma era
già presente nelle opere di Carlo Crivelli; il corpo del Cristo è
reso naturalisticamente, sia nel costato sanguinante che nel volto
sofferente a cui fa da contrappunto la bellezza idealizzata del volto
dell’angelo.
Del
1476 circa è il San Sebastiano di Dresda che fa parte di un trittico
smembrato; in esso l’asse del dipinto è dato dalla figura
monumentale del santo accentuata dal punto di vista ribassato e
ruotata leggermente a destra. L’influenza di Piero della Francesca
è evidente nella disposizione matematica degli elementi, nel
pavimento scorciato in prospettiva che conduce lo sguardo verso il
piazzale in fondo; al contempo Antonello rifiuta la scomposizione
geometrica del corpo del santo addolcendo i contorni e inserisce la
scena in un paesaggio contemporaneo popolato da figure minuscole
simile ai paesaggi monumentali che dominano la composizione
caratteristici di molta pittura umbro-marchigiana (Carlo Crivelli) ma
anche per la monumentalità della figura negli affreschi del Mantegna
agli Eremitani.
Tra
il 1476 e il 1478 Antonello esegue il Cristo alla colonna che si
trova al Louvre, una tavoletta realizzata per devozione privata o a
Venezia o in Sicilia.
Il
ritorno in Sicilia
Dopo
il suo ritorno in Sicilia l’artista messinese realizza nel 1476
l’Annunziata di Palermo colta nel momento in cui l’angelo se n’è
appena andato oppure nel momento dell’interrogazione. Dalla sagoma
quasi piramidale del manto emerge il perfetto ovale del volto della
vergine, l’asse della composizione è dato dalla verticale che va
dalla piega dello scollo all’angolo leggio, al contrario il lento
girare della figura e il gesto della mano danno movimento alla
composizione. L’opera rappresenta uno dei traguardi fondamentali
della pittura rinascimentale italiana. L’assolutezza formale, lo
sguardo magnetico e la mano sospesa in una dimensione astratta ne
fanno un capolavoro assoluto. La tela è oggi esposta a Palazzo
Abatellis. Dello stesso anno è il Ritratto d’uomo detto Ritratto
Trivulzio, del Museo Civico d’Arte Antica di Torino firmato e
datato in cui l’incarnato si accorda perfettamente al colore rosso
della veste.
Ritratto Trivulzio Antonello da Messina |
Antonello
da Messina dopo aver trascorso una stupenda carriera artistica muore
presso la sua città di Messina nell’anno 1479 a meno di
cinquant’anni di età. Nel suo testamento l’artista chiese di
essere sepolto in un saio monacale. Divise la sua eredità in modo
equo tra moglie e figli. La sua tomba è stata individuata a Messina
nei pressi del Viale Giostra (zona del Ritiro) in un luogo non molto
distante dalla Badiazza e precisamente nella Chiesa di Santa Maria di
Gesù Superiore.
Non
si formò nessuna scuola di pittori dall’eredità della sua
pittura. In parte Marco Costanzo capì la sua rivoluzione ma in
Sicilia rimase un caso isolato. Diversamente successe a Venezia dove
da Giovanni Bellini in poi i suoi modi pittorici furono pienamente
assimilati.
Gli
è inoltre attribuito il Ritratto di giovane uomo della National
Gallery di Washington.
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