lunedì 6 marzo 2017

Antonello Da Messina grande pittore del Quattrocento, cenni e opere

Quando penso e scrivo del maestro pittore Antonello Da Messina mi viene la pelle d'oca per il semplice fatto che questo meraviglioso artista è nato nella mia stessa città di origine ovvero la mitica città dello Stretto, Messina. Troverete delle immagini che raffigurano alcune delle opere più celebri di Antonello Da Messina cliccate sopra per ingrandirle.

San Gerolamo nello studio Antonello da Messina


Dati e curiosità sugli anni giovanili di Antonello Da Messina.
Col famoso nome di Antonello Da Messina è entrato nella storia dell'arte ed era conosciuto anche al tempo in cui viveva ma questo era il suo soprannome. Il nome vero dell'artista era Antonio Di Giovanni de Antonio. Antonello come detto nasce nella città di Messina all'incirca tra l'anno 1429 e il 1430 dall'unione del padre Giovanni De Antonio e la madre conosciuta col nome di Garita che molto probabilmente dovrebbe essere il diminutivo di Margherita.
Il primo contatto con il mondo dell'arte Antonello lo ebbe sin da piccolo già nella sua città natia come anche in quella di Palermo facendo da allievo che da apprendista. Però è all'incirca nel 1450 quando aveva circa vent'anni che Antonello Da Messina si appassiona anima e corpo alla pittura. Questo si viene a sapere grazie alla testimonianza di tale Pietro Summonte e di una lettera scritta a tale Marcantonio Michiel dove si legge che Antonello Da Messina si reca nella città di Napoli per iniziare a lavorare come apprendista presso una celebre bottega dell'arte, quella del maestro Colantonio. A Napoli il giovane Antonello inizia a respirare una nuova aria tutta dedicata all'arte e a nuove idee nella pittura. Qui si trova in contatto oltre che con la pittura spagnola e provenzale anche con la straordinaria nuova pittura fiamminga che iniziava a meravigliare tanti artisti italiani. Durante questo periodo di soggiorno a Napoli l'artista dipinge dieci tavolette raffiguranti dei Beati francescani realizzate per la pala dal maestro Colantonio per la Chiesa di San Lorenzo Maggiore. Inoltre è sempre in questo periodo che il pittore Antonello Da Messina dipinge uno dei suoi più belli capolavori, la straordinaria Annunziata che per stile e iconografia è riconducibile proprio all'ambiente di gusto fiammingo che si trovava in quell'epoca nel napoletano. Il dipinto dell'Annunziata attualmente la possiamo ammirare presso il Museo Nazionale di Palermo.
Le Crocifissioni di Antonello Da Messina
L'opera conosciuta col nome di Crocifissione di Sibiu dipinta da Antonello intorno al 1455 conservata al Muzeul de Artà della città di Bucarest iconograficamente riprende i Calvari fiamminghi dello stesso anno ma successiva è la Crocifissione di Anversa che è conservata al Musée Royal de Beaux Arts.

Crocifissione di Anversa Antonello da Messina


Nella parte bassa della tavola l’opera è prettamente fiamminga mentre nella parte superiore in cui la disposizione ortogonale di Cristo e dei ladroni determinano una tangibile scatola spaziale, implicano un’attenta conoscenza delle volumetria spaziale italiana. L'esperto Roberto Longhi riteneva che la parte superiore della tavola fosse stata aggiunta qualche anno dopo poiché le due matrici culturali tipiche del messinese, fiamminga e italiana sono qui solamente accostate e non fuse.
Il viaggio e le opere di Antonello Da Messina nella città di Venezia.
Antonello Da Messina già a poco più di vent'anni era considerato un ottimo maestro nel campo della pittura. Del 1457 è la prima commissione artistica per un lavoro ricevuto come maestro indipendente. Questo lavoro era la realizzazione di un gonfalone per la Confraternita di San Michele dei Gerbini nella città di Reggio Calabria. Questo Gonfalone Antonello lo realizzo a imitazione di quello fatto per la Confraternita messinese di San Michele nella sua città natia. Purtroppo entrambe le due opere sono andate perdute e non si sa che fine hanno fatto. In quell'anno si sa anche che Antonello Da Messina si è sposato e probabilmente è anche diventato padre del piccolo che verrà chiamato Jacobello.
Dopo la realizzazione di altri lavori che gli vengono commissionati e che sono più o meno importanti sappiamo che Antonello da Messina nel 1470 circa è nella splendida città artistica di Venezia dove viene in contatto per i suoi studi e le sue ricerche con la pittura di uno dei grandi maestri del Quattrocento italiano, questi è Giovanni Bellini.

Crocifissione di Sibiu Antonello da Messina


Il Salvator Mundi è la sua prima opera firmata e datata: Mille simo quatricentessimo sexstage/simo quinto viije Indi antonellus/messaneus me pinxi ma più probabilmente fu eseguita nel 1470. In questa opera l’iconografia è ripresa dai fiamminghi e in special modo da Petrus Christus. Nella prima stesura la veste del Cristo era più accollata e la mano benedicente parallela alla superficie. Antonello rielaborò la composizione successivamente costruendo la piega dello scollo e tese la mano benedicente in modo da accentuare le valenze spaziali della composizione.
Tornato nella sua amata Sicilia Antonello da Messina realizza l’opera del Polittico di san Gregorio.
Del 1474 è l’Annunciazione del Museo Bellomo di Siracusa dove lo spazio non è unificato dalla prospettiva visto che sono presenti due diversi punti di fuga ma dalla sottile graduazione luminosa.
Dello stesso anno è anche il celebre San Gerolamo nello studio conservato alla National Gallery di Londra. La scena inquadrata in un arco di trionfo è costruita in modo che i raggi luminosi coincidono con quelli prospettici, avendo come centro il busto e le mani del santo, colto al lavoro nel suo studio, ingombro di libri e di oggetti, meticolosamente raffigurati al pari della minuta indagine naturalistica degli animali posti in primo piano.
Dal 1475 inizia il suo soggiorno veneziano fino all’autunno del 1476, al centro della sua riflessione c’è la figura umana sia in quanto anatomia sia per quanto riguarda l’espressività, fattori derivati dall’esperienza pierfrancescana e belliniana.
Del 1475 è l’opera Ecce Homo del Collegio Alberoni di Piacenza firmato e datato: 1473 Antonellus Messaneus me pinxit.
Dello stesso anno sono anche la Crocifissione della National Gallery di Londra, firmata e datata 1475/antonellus messaneus/me pinxit, la cui pacata composizione è costruita in sezione aurea dove a fare da linea marcatrice sono le acque del lago, che isolano maggiormente la figura del Cristo dal cerchio formato dalla Vergine e da san Giovanni; il Ritratto d’uomo della National Gallery di Londra (forse un autoritratto); la Pietà del Museo Correr; il Ritratto d’uomo, detto Il Condottiero del Louvre, firmato e datato: 1475/Antonellus messaneus me pinxit; il Ritratto d’uomo della Galleria Borghese e la Madonna col Bambino della National Gallery of Art di Washington.


Tra il 1475 e il 1476 Antonello esegue la Pala di san Cassiano che ora troviamo a Vienna. Una opera mutilata di cui rimangono la Vergine sul trono rialzato e quattro santi a mezzo busto. Il pittore si rifà allo schema compositivo della Sacra Conversazione di Giovanni Bellini per la chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, ora perduta. L’impostazione iconografica cioè la disposizione dei santi intorno al trono rialzato della Vergine, dava maggior respiro alla composizione, ma sono gli effetti atmosferici creati dalla luce a unificare l’opera e rendere più naturali le figure proposte.

Ritratto di uomo Antonello da Messina


Tra il 1475 e il 1478 esegue la Pietà del Museo del Prado, la scena è inserita in un paesaggio con in primo piano teschi e tronchi secchi che simboleggiano la morte, mentre il paesaggio verdeggiante in secondo piano simboleggia la Resurrezione. L’iconografia in cui il Cristo morto è sorretto dall’angelo è di origine nordica, ma era già presente nelle opere di Carlo Crivelli; il corpo del Cristo è reso naturalisticamente, sia nel costato sanguinante che nel volto sofferente a cui fa da contrappunto la bellezza idealizzata del volto dell’angelo.

Del 1476 circa è il San Sebastiano di Dresda che fa parte di un trittico smembrato; in esso l’asse del dipinto è dato dalla figura monumentale del santo accentuata dal punto di vista ribassato e ruotata leggermente a destra. L’influenza di Piero della Francesca è evidente nella disposizione matematica degli elementi, nel pavimento scorciato in prospettiva che conduce lo sguardo verso il piazzale in fondo; al contempo Antonello rifiuta la scomposizione geometrica del corpo del santo addolcendo i contorni e inserisce la scena in un paesaggio contemporaneo popolato da figure minuscole simile ai paesaggi monumentali che dominano la composizione caratteristici di molta pittura umbro-marchigiana (Carlo Crivelli) ma anche per la monumentalità della figura negli affreschi del Mantegna agli Eremitani.
Tra il 1476 e il 1478 Antonello esegue il Cristo alla colonna che si trova al Louvre, una tavoletta realizzata per devozione privata o a Venezia o in Sicilia.
Il ritorno in Sicilia
Dopo il suo ritorno in Sicilia l’artista messinese realizza nel 1476 l’Annunziata di Palermo colta nel momento in cui l’angelo se n’è appena andato oppure nel momento dell’interrogazione. Dalla sagoma quasi piramidale del manto emerge il perfetto ovale del volto della vergine, l’asse della composizione è dato dalla verticale che va dalla piega dello scollo all’angolo leggio, al contrario il lento girare della figura e il gesto della mano danno movimento alla composizione. L’opera rappresenta uno dei traguardi fondamentali della pittura rinascimentale italiana. L’assolutezza formale, lo sguardo magnetico e la mano sospesa in una dimensione astratta ne fanno un capolavoro assoluto. La tela è oggi esposta a Palazzo Abatellis. Dello stesso anno è il Ritratto d’uomo detto Ritratto Trivulzio, del Museo Civico d’Arte Antica di Torino firmato e datato in cui l’incarnato si accorda perfettamente al colore rosso della veste.

Ritratto Trivulzio Antonello da Messina


Antonello da Messina dopo aver trascorso una stupenda carriera artistica muore presso la sua città di Messina nell’anno 1479 a meno di cinquant’anni di età. Nel suo testamento l’artista chiese di essere sepolto in un saio monacale. Divise la sua eredità in modo equo tra moglie e figli. La sua tomba è stata individuata a Messina nei pressi del Viale Giostra (zona del Ritiro) in un luogo non molto distante dalla Badiazza e precisamente nella Chiesa di Santa Maria di Gesù Superiore.
Non si formò nessuna scuola di pittori dall’eredità della sua pittura. In parte Marco Costanzo capì la sua rivoluzione ma in Sicilia rimase un caso isolato. Diversamente successe a Venezia dove da Giovanni Bellini in poi i suoi modi pittorici furono pienamente assimilati.
Gli è inoltre attribuito il Ritratto di giovane uomo della National Gallery di Washington.

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