Giovanni
Bellini fa parte di quegli artisti che hanno fatto grande la
storia dell'arte italiana riuscendo con il proprio talento, delle
nuove idee e delle straordinarie opere di pittura a illuminare gli
anni in cui visse, parliamo di quel periodo d'oro per l'arte che
conosciamo col nome di Rinascimento Italiano. Qui vediamo un
suo ritratto.
Sotto
vediamo una immagine di uno dei suoi celebri capolavori che possiamo
andare ad ammirare presso la città in cui il pittore nacque,
Venezia. Quest’opera è conosciuta come La pala di San Zaccaria
collocata nella Chiesa omonima. Il Bellini la realizzò intorno
all’anno 1505 quando cioè era nella sua fase artistica più
consolidata e matura.
Giovanni
nasce come detto in una bellissima e florida città come poteva
essere la Venezia del tempo intorno all’anno 1432-33. Purtroppo gli
storici dell'arte non hanno ancora trovato delle testimonianze certe
sulla sua esatta data di nascita. Quello che è certo è che questo
grande maestro dell’arte viene considerato dagli esperti come colui
che ha dato una grande svolta al cammino dell'arte e portato tante
novità soprattutto nella pittura veneziana negli anni del
Quattrocento. Grazie ai suoi studi e alle nuove idee artistiche che
Giovanni portò, uniti sicuramente ad un grande talento come pittore
possiamo oggi capire attraverso le straordinarie opere e i dipinti
realizzati durante i suoi circa 60 anni di carriera artistica e di
passione quanto sia stato importante il suo contributo. Giovanni
Bellini morì a Venezia nell’anno 1516 quando aveva superato ormai
gli ottant’anni di età. Possiamo dire che sin da piccolo Giovanni
ebbe la fortuna e il modo di poter respirare una particolare aria,
quella di un meraviglioso mondo pieno di arte, di opere, di colori e
di ottimi artisti nella famiglia e fuori che in una città bella e
ricca culturalmente come era la Venezia Rinascimentale fecero nascere
in lui una grande passione che lo porterà a un arte e una pittura
del tutto innovativa che alla fine del suo percorso sfocerà poi alla
straordinaria pittura Tonale del celebre pittore Giorgione.
Il
padre di Giovanni infatti era Jacopo Bellini, già un famoso e
affermato pittore della città lagunare. A Venezia il padre Jacopo
aprì una sua bottega dell’arte come usavano fare alcuni maestri
che ben presto divenne un centro molto importante della città per i
tanti allievi e per i lavori che gli venivano commissionati. In
questa bottega grazie agli insegnamenti del padre-maestro ebbero i
primi contatti con il mondo della pittura anche i due figli, sia
Giovanni che Gentile, il fratello maggiore che divenne
anch’esso un grande pittore del Quattrocento. Come se non bastasse
avere tutti questi ottimi talenti artistici in giro per la casa che
diedero davvero tanto a lui e all’arte in generale, anche la
sorella di Giovanni che si chiamava Nicolosia si prende in
sposo intorno al 1453 nientemeno che il pittore Andrea Mantegna
che come sappiamo oggi viene considerato tra i più grandi pittori in
assoluto del periodo del Rinascimento. L’incontro di Giovanni con
il cognato Andrea come affermano gli esperti fu qualcosa di
straordinario, scoccò una vera scintilla per l’arte e la pittura
veneziana. Ognuno di questi due grandi artisti italiani ebbero modo
di apprendere l’uno dall’altro i tanti segreti sulla tecnica, sui
linguaggi e sulle nuove idee della pittura che cambiava e si stava
sviluppando in quegli anni. Per esempio Giovanni Bellini apprese dal
Mantegna il segreto per dare più risalto ai vari volumi e alle varie
figure che vengono rappresentate nelle opere pittoriche. Questo
avveniva anche grazie a un uso particolare del colore e attraverso il
tracciare delle linee nette che definivano i contorni. Tra i suoi
studi per l’arte Giovanni bellini si appassiona e approfondisce
soprattutto la rappresentazione degli elementi e dei paesaggi della
natura. Nelle sue celebri opere notiamo per esempio come l’artista
rappresenta una natura molto bella e armoniosa quasi fosse delicata
dove possiamo ammirare anche l’uomo che viene inserito dal Bellini
in modo che si fonda con essa senza avere nessun contrasto. Nelle sue
opere di pittura vediamo anche come il Bellini ci da l’illusione
della profondità dello spazio attraverso una tecnica particolare e
tutta nuova, ossia quella della prospettiva cromatica. La prospettiva
cromatica è una tecnica di pittura usata dagli artisti per darci
l’illusione visiva delle diverse distanze su una superficie che ha
solo due dimensioni, come possono essere le tavole in legno o le tele
usate dai pittori. Questo avviene mediante l’uso dei diversi toni
di colore, da qui deriva il termine cromatica, dove quelli che hanno
valori diciamo più freddi corrispondono a distanze molto lontane
all’osservatore mentre i toni dei colori più caldi corrispondono a
elementi di paesaggi molto vicini o in primo piano. La meravigliosa
arte e la pittura di Giovanni Bellini col tempo si affinò sempre di
più, cambiò nello stile sino ad arrivare verso la fine del secolo
Quattrocento ad avere un gusto vicino al classicismo come mostrano
alcune bellissime sue opere aventi un tema Sacro. Delle composizioni
straordinarie come quelle che raffigurano la Madonna con Bambino e
alcuni Santi che sono considerati dei veri capolavori dell’arte e
della pittura.
Tra le
numerose e bellissime opere della pittura italiana realizzati
dall’artista Giovanni Bellini durante tutta la sua lunga carriera
artistica nel Quattrocento, un secolo che come sappiamo abbraccia
anche gli anni d’oro del primo Rinascimento, troviamo spesso
rappresentato il tema religioso. Bellissime sono le sue Madonne con
Bambino, alcune Pietà che vediamo sotto o i dipinti con Santi di cui
parleremo in seguito.
La
Pietà una delle opere pittoriche di Giovanni Bellini.
Qui
sotto possiamo vedere una immagine dell'opera intitolata La pietà
che l’artista italiano Giovanni Bellini realizzò intorno agli anni
1455-1460 circa. Questo dipinto è stato realizzato con la tecnica
pittorica dei colori a tempera stesi su una superficie che ha come
dimensioni circa 107 per 86 centimetri. Questa superficie era di una
tavola in legno che come sappiamo è stato uno dei materiali più
utilizzato dai pittori di quell’epoca. Questa Pietà la troviamo
oggi collocata presso la Pinacoteca di Brera nella città di Milano.
Vediamo
in quest’opera la rappresentazione di un tema sacro molto spesso
utilizzato in pittura. Questo tema come ci suggerisce il titolo è
quello della Pietà verso il Cristo morto e di alcuni altri
personaggi. Vediamo infatti nella scena descritta da Giovanni Bellini
su uno sfondo che sembra essere quello di un tipico paesaggio del
Veneto di quel periodo mentre il sole sembra tramontare, al centro un
Cristo morto che porta ancora tutti i segni del suo grande sacrificio
sulla croce. Vediamo il corpo del Cristo con le ferite sul costato e
la corona di spine in testa appena dopo essere stato tolto dalla sua
croce che viene sorretto sia dalla Madre, la Madonna a sinistra che
da San Giovanni sulla destra. Facendo un po’ di attenzione notiamo
come il Bellini abbia instaurato una sorta di straordinario e intimo
incontro tra il personaggio del Cristo morto e quello della Vergine
Maria. Una straordinaria e intensa comunicazione che ci viene
espressa dal viso della Madonna e attraverso le mani unite della
Madre affranta dal dolore e quella del Figlio esanime. Gli esperti
dell’arte ci indicano come in questa Pietà si possa intravedere
anche l’influenza del Mantegna, come nei particolari dei panneggi
che hanno una certa durezza oppure guardando i riccioli del San
Giovanni. Nell’opera vediamo anche una sorta di muretto dove
possiamo leggere anche la firma di Giovanni Bellini. Questo muretto
dipinto usato come un artificio in alcune opere della pittura
fiamminga e ripreso poi anche dal Mantegna serviva a separare
simbolicamente lo spazio “finto” aldilà dei tre personaggi
raffigurati nella scena da quello reale di tutti noi dall’altro
lato che siamo gli osservatori. Ma come affermano alcuni degli
esperti d’arte Giovanni Bellini sembra che abbia voluto inserire
attraverso l’uso della mano poggiata sul muretto di marmo del
Cristo un preciso elemento di unione che serve proprio a avvicinare e
quasi a unire questi due spazi. Questo serve forse anche a comunicare
un messaggio positivo dell’opera. Il messaggio di una rinascita del
Cristo e quindi di un ritorno e di una vicinanza più forte per la
fede nell’uomo.
1 commento:
ciao kigei
un bellissimo post.
dettagliato, ma soprattutto ben spiegato che ti fa visualizzare periodo, artista e vita dell'epoca.
un abbraccio
Posta un commento