Tutti
i colori della miseria di Vincent Van Gogh.
Continuando
dall'articolo precedente sulle prime origini di Vincent Van Gogh,
dopo che si è rimesso il pittore olandese si innamora di una sua
cugina, ma succede esattamente ciò che è accaduto a Londra e cioè
viene respinto dalla ragazza per il suo modo di ragionare e di
comportarsi alquanto strano. I genitori del pittore non sanno più
cosa fare per il figlio e l'affidano a un cugino di nome Mauve,
che fa il pittore all'Aja ma Vincent scappa da lui, asserendo che non
è altro che un semplice "imbrattatele". Allora si rifugia
presso Christine,
una prostituta con figli e sta da lei circa due anni, fino a quando
il fratello Théo non va a prenderlo convincendolo a lasciare
Christine. Inizia per Vincent un periodo di vita abbastanza oziosa,
senza la voglia di nulla e per nulla, ma proprio in questo periodo si
verificano due episodi molto importanti per la sua futura vita di
artista. Infatti per la prima volta Vincent affronta la "tela"
come un vero pittore, cimentandosi nei dipinti attraverso l'uso dei
colori ad olio. E
per la prima e unica volta in
tutta la sua esistenza, riceve anche una "ordinazione" per
dodici disegni da realizzare a penna. I colori che Vincent adopera
con la mano che gli trema per la grande emozione sono grigi "oscuri",
privi di gioia. Sono in parole semplici "i colori della
miseria", della polvere di carbone che vela i paesi e le figure
del Borinage, la regione povera dei minatori. sopra vediamo
l'immagine dell'opera i
mangiatori di patate
del 1885, dove il pittore denuncia la triste condizione umana dei
poveri.
La
fuga di Van Gogh e la ricerca del sole e la sua luce.
Sembra
così che sia iniziata una parentesi felice nella vita del giovane
artista Vincent Van Gogh. Purtroppo invece il pittore vivrà una
ennesima parentesi pseudo-amorosa, che si concluderà addirittura con
il tentato suicidio di Margot,
una ragazza non molto bella che voleva addirittura sposarlo, ma che i
propri parenti non volevano assolutamente queste nozze. Nella vita
del pittore sembra che non ci sia proprio pace. Che avesse avuto
ragione la Nonna, con le sue profetiche parole?... Vincent si
convince che la sola compagnia di vita d'ora in poi dovrà essere la
solitudine
e decide di partire per la città di Parigi, dove si è stabilito
anche il
fratello Théo,
era l'anno 1886 e la zona è la caratteristica zona degli artisti di
Montmartre.
Rosso di capelli e di barba, "Vincent
l'olandese"
come lo chiamano i conoscenti e gli artisti di Montmartre, affascina
chi lo incontra con quegli occhi brillanti ma allo stesso tempo, che
mettono paura, non fatica molto a distinguersi tra i tanti. Ora,
improvvisamente è stanco dei colori bui della miseria, cerca
un evasione nella luce,
si è innamorato del sole e della sua luce. Ma nessuno vuole i suoi
quadri ed è costretto a vivere della carità del fratello Théo, il
quale benché minore di età, lo tratta come fosse un padre
comprensivo e indulgente.
Van
Gogh e il fuoco dei girasoli.
Vincent,
così col solo nome amava firmare i propri quadri è pervenuto alla
pittura attraverso una serie di "illuminazioni" folgoranti
e non per un processo naturale di approfondimento interiore. Perciò
in mezzo a tanti artisti tecnicamente e culturalmente più agguerriti
di lui, fa la figura del selvaggio, del “classico” ignorante
autodidatta. Ma il fuoco che gli brucia l'anima e il cervello si
attacca anche a chi non lo capisce o lo fraintende. E parecchi
cominciano a guardarlo con sempre più simpatia. Cercano di dargli
anche dei buoni consigli, di aiutarlo a comprendersi affinché il
genio artistico che è in lui possa esplodere in tutta la sua
potenza. Oltre duecento opere sono il risultato del suo soggiorno a
Parigi. Parliamo di opere delle quali, alcune ora sono descritte e
considerate come degli straordinari capolavori assoluti dai critici e
dagli amanti della bella arte, di quella con l'A maiuscola per
intenderci e che raggiungono spesso durante le rare aste, cifre di
centinaia di milioni di euro per ogni dipinto ai nostri giorni. Ma
nel periodo del soggiorno a Parigi di Vincent, queste opere pesano
molto su di lui come altrettanti fallimenti, perché i critici li
ignorano e non vi sono neanche acquirenti. Allora preso dallo
sconforto Vincent si rifugia dal fratello e inizia a parlare per ore
e ore, senza farlo neanche dormire. Il pittore si infuria col
fratello, si sfoga e poi magari chiede perdono, questo è Vincent.
Tutte queste scene pietose unite al ragionamento alterno del pittore,
causeranno a poco a poco delle crepe al rapporto tra i due fratelli.
Se solo qualcuno comprerebbe un suo quadro, lui sarebbe felice,
ricompenserebbe Théo di tutto quello che ha fatto per lui e magari
andrebbe a stare da solo, in un posto tranquillo per poter continuare
a dipingere. Mi viene da riflettere soltanto un momento su queste
persone molto vicine a Van Gogh, che non hanno avuto il tempo o la
voglia di comprare anche un solo dipinto dell'artista per pochi e
miseri soldi, magari soltanto per farlo felice. Cosa si sarebbero
ritrovati oggi nelle mani gli eredi di queste persone che hanno
negato un poco di felicità a Vincent, non comprando una sua opera.
Sicuramente oggi avrebbero avuto la fortuna di possedere qualcosa del
valore di svariati milioni di euro in casa.
Ma
Parigi è avara nei suoi confronti, tranne alcuni artisti che gli
vogliono bene, tutto il resto è indifferente al suo talento. Tra i
suoi amici vi è un impiegato, che preso dal fuoco e dal furore della
pittura, lascia moglie e figli per dedicarsi interamente all'arte.
Questo artista era il celebre Paul
Gauguin.
Il 20 Febbraio del 1888, Vincent rompe gli indugi e parte verso il
sud della Francia, seguendo il consiglio di Toulouse-Lautrec
un altro grande artista (vedere articolo relativo), il quale aveva
detto che l'avvenire della pittura si trovava nel sud. Vincent si
accorge che quelle parole sono "vere". Quest'uomo ormai
irrimediabilmente minato dalla follia, questo artista che
usa i colori come brandelli della propria anima,
lanciata alla conquista del segreto ultimo e più profondo della
vita, della natura, di Dio, scopre nel Sud simboleggiato dal giallo
avvampante dei Girasoli,
quel paesaggio che oscuramente aveva cercato da sempre.
I
corvi nel petto.
Nella
cittadina di Arles,
dove Vincent ha fissato la sua dimora viene raggiunto dal compagno
Gauguin e qui vive momenti esaltanti e momenti tragici insieme
l'amico, con il quale ha in comune solo la passione per la pittura.
Il carattere "folle" di Vincent, lo portano come sempre a
litigare con le persone che ama e che gli vogliono bene e questo
succede anche con Gauguin, che per un tremendo litigio con Vincent,
rischia quasi di perdere la vita accoltellato. Dopo come al solito,
Vincent chiede perdono in lacrime e per punirsi rivolge il coltello
contro se stesso tagliandosi
un orecchio.
i vicini di casa inorridiscono e lo denunciano alle autorità come
"pazzo". Il fratello Théo arriva subito e decise di
ricoverarlo nell'Istituto di Saint-Rémy
che è un manicomio. In questo Istituto quando la malattia gli
permette di dipingere, Vincent continua con la sua arte e la sua
pittura. Afferra i pennelli e dipinge con furia di chi sa di avere i
giorni contati. Il
colore che usa di più è il giallo,
il colore dell'amore e del messaggio che lui, vuole gridare al mondo,
in modo che tutti gli uomini lo raccolgono e sconfiggono la miseria
nera che affligge il mondo. Durante una pausa, in cui Vincent
sembrava migliorato, andò a Parigi dal fratello che intanto aveva
avuto un figlio al quale aveva dato il suo nome. Il pittore
emozionato, chiese se poteva rimanere ed il fratello lo portò da un
suo caro amico, il Dottor
Gachet,
a Auvers-surOise,
un uomo generoso ed amante della pittura. E proprio in questa casa,
la casa del dottor Gachet si concluderà la tragica e tormentata vita
del grande pittore. Un giorno che il dottore non è in casa, Vincent
guarda incantato un bellissimo campo di grano, di un bel giallo, il
"suo" giallo. Ad un tratto scopre che il paesaggio si
riempie di schiere di corvi neri, che svolazzano sul campo. Sembra
proprio il quadro che aveva dipinto qualche giorno prima. (Vediamo
sotto Campo
di grano con i corvi
particolare, Luglio 1890).
Quei
corvi lo disturbano, guastano l'armonia del paesaggio e pensa di
cacciarli. Prende una pistola ed esce, nessuno dei vicini si accorge
di niente o lo ferma. Ad un certo momento, alza il braccio e punta
l'arma verso il cielo, poi di colpo si arresta. Non è contro il
cielo, che deve puntare l'arma. I corvi veri, neri come il peccato,
sono dentro di lui proprio lì in mezzo al petto, dove pare che si
sia formato un globo di fuoco. E da essi che deve liberare la
campagna, il mondo... è un attimo, una folgorazione. Ora Vincent
sorride. Ha capito dove sta il male, finalmente. Abbassa il braccio,
punta l'arma verso il suo petto e spara...Il colpo improvviso
rintrona il campo, i corvi neri realmente scappano. Adesso Vincent
vede solo i suoi girasoli, il suo campo di grano ed il suo amato
giallo. Quando arriva il fratello Théo, trova il dottore disperato,
che gli dice che una speranza di vita c'è ma è Vincent che non ha
più voglia di vivere, e dopo aver detto al fratello con voce
rassegnata che la miseria del mondo non si può mai sconfiggere,
Vincent muore. La storia della sua vita, di quelle due anime che la
Nonna paterna aveva predetto avere in corpo, finisce così alla
giovane età di 37 anni. È il 29 Luglio del 1890. Intanto a Parigi,
la voce del giovane poeta Albert
Aurier,
annunciava in un articolo, che "il
rosso olandese"
era un grande pittore..."il
folle dei girasoli"
era l'iniziatore di una forma d'arte nuova, destinata a imporsi nel
futuro. Le
opere di Vincent Van Gogh
che in alcune aste vengono battute a suon di centinaia e centinaia di
milioni di euro, ne sono un esempio...
1 commento:
http://www.lastampa.it/2016/01/23/torinosette/primapagina/il-si-pu-entrare-nella-cameretta-di-van-gogh-qpPNsTpHSw7HJFjmd371SO/pagina.html
A Torino nel centro Italiano per le camerette si può entrare fisicamente nella "Camera di Vincent Van Gogh a Arles " l'opera del celebre quadro è stata ricostruita dagli artisti del Consorzio San Luca di Torino rispettando misure proporzioni e colori. l'evento di Torino presso Max Camerette è stato preparato e messo in atto dal Professore Mauro Pecchenino Docente di comunicazione d'Impresa integrata, inviamo copia articolo sulla Stampa.
Poiché il fine della stanza è di essere vissuta direttamente dalle persone, nell’ottica di rendere fruibile quest’opera è quindi nata una sintonia tra il Consorzio San Luca e Max Camerette.
Un commento del Direttore del Museum di Amsterdam saputo della mostra nel centro Max Camerette:
L’atmosfera della stanza risulta dunque familiare, domestica, accogliente, anche grazie all’uso del colore azzurro.
cordiali saluti dal Team di Max Camerette
Ersilio Teifreto 327/7361000 www.maxcamerette.it Camera Van Gogh
A Torino nel centro Italiano per le camerette si può entrare fisicamente nella "Camera di Vincent Van Gogh a Arles " l'opera del celebre quadro è stata ricostruita dagli artisti del Consorzio San Luca di Torino rispettando misure proporzioni e colori. l'evento di Torino presso Max Camerette è stato preparato e messo in atto dal Professore Mauro Pecchenino Docente di comunicazione d'Impresa integrata
Poiché il fine della stanza è di essere vissuta direttamente dalle persone, nell’ottica di rendere fruibile quest’opera è quindi nata una sintonia tra il Consorzio San Luca e Max Camerette.
Un commento del Direttore del Museum di Amsterdam saputo della mostra nel centro Max Camerette:
L’atmosfera della stanza risulta dunque familiare, domestica, accogliente, anche grazie all’uso del colore azzurro.
cordiali saluti dal Team di Max Camerette
Ersilio Teifreto 327/7361000 www.maxcamerette.it Camera Van Gogh
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