mercoledì 15 febbraio 2017

L'Ultima cena di Leonardo Da Vinci un opera a parete

In questo articolo diamo alcuni cenni su una delle più belle e interessanti opere del grande genio toscano Leonardo Da Vinci ovvero l'Ultima cena o Cenacolo (1495-1498) un opera eseguita come fosse un affresco su una parete interna del refettorio di un convento italiano.
Qui sotto vediamo una immagine che raffigura l'Ultima cena di Leonardo (un clic per ingrandire).


Ultima cena o Cenacolo di Leonardo da Vinci


Dati e curiosità dell'opera Ultima cena di Leonardo Da Vinci.

Le misure di quest'opera realizzata da Leonardo sono di 460 per 880 centimetri. Viene chiamata opera parietale ed è stata eseguita con una tecnica sperimentale usando dei colori a tempera grassi che non hanno dato a Leonardo la resa sperata.

Tra le varie curiosità e leggende che girano intorno a quest'opera vi è anche quella che il Priore del convento milanese, che era uno dei committenti del lavoro a Leonardo era molto seccato con l'artista per la scarsità di impegno avuto. Sembra infatti che quest'ultimo anziché lavorare e quindi terminare l'opera nel tempo previsto fosse solito andarsene in giro a perder tempo. Un giorno il Priore decise di far qualcosa e di parlare di questo alla moglie di Ludovico il Moro che al quel tempo era il signore più potente e il governante della città di Milano. La giovane e orgogliosa nobildonna figlia del duca di Ferrara, Ercole d’Este considerava gli artisti di corte più o meno come dei semplici servitori e nulla più. Diceva che erano dei dipendenti stipendiati gli uni e gli altri e quindi chiese subito al marito di dare una bella lezione al pittore per punirlo non sapendo che stava parlando proprio del più grande genio e artista che mai l’umanità abbia mai avuto, Leonardo da Vinci. Ludovico il Moro cercò di accontentare in qualche modo la moglie ma si guardò bene nel farlo come intendeva lei. Infatti conosceva bene sia il “caratterino” dell’artista che le sue opere da circa tredici anni e per questo lo stimava profondamente. Dopotutto per il Moro quest’ultimo ritardo di Leonardo non era poi tanto grave, visto che il lavoro dell’opera intitolata l'Ultima cena al convento delle Grazie era cominciato soltanto l’anno prima.

Leonardo comunque lo rassicurò. Le figure degli Apostoli disse erano praticamente compiute salvo quella di Giuda il traditore. Il ritardo era dovuto alla realizzazione della figura del Cristo e pregava il Moro di avere un po’ di pazienza. E poi aggiunse in modo ironico: Quanto riguarda a Giuda, alla peggio prenderò come modello il signor Priore! Ludovico il Moro apprezzò la battuta, ne rise e congedò cordialmente l’amico e artista toscano. Passò un altro anno da quel giorno e il dipinto non era ancora finito. Nel 1497 il duca sollecitò Leonardo stavolta di sua iniziativa in modo da fissare un termine certo per la fine dell’opera.

Cenni su Leonardo al lavoro sul Cenacolo.


Il metodo di lavoro di Leonardo per alcune opere poteva effettivamente lasciare perplessi. In quel periodo si trovava presso il convento delle Grazie per motivi di studio un ragazzo che poi divenne un famoso scrittore di novelle, il suo nome era Matteo Bandello. Grazie a lui è arrivata sino ai giorni nostri una rara e preziosa testimonianza su come Leonardo lavorava sull’Ultima cena.

Il Bandello scrive che a volte il pittore arrivava prestissimo, al primo soleggiare. Saliva sul suo ponteggio in quanto l’opera come possiamo vedere oggi è abbastanza alta rispetto a terra, prendeva i suoi pennelli e non li lasciava più fino all’imbrunire, lavorando con passione e molta lena. Addirittura in quei giorni non scendeva neanche per mangiare o bere perché si portava lassù qualcosa. Sempre dalla testimonianza altre volte stava tre o quattro giorni senza fare nulla. Al massimo veniva per una o due ore e si limitava soltanto a contemplare il suo lavoro già fatto. Altre volte invece faceva a piedi la strada dal Castello fino alle Grazie anche con la pioggia per dare solo due pennellate e poi se ne andava.

Se ci pensiamo oggi possiamo intuire che Leonardo non si comportava così per negligenza o per farlo apposta al Priore. Doveva infatti avere il tempo di far maturare dentro di sé quella precisa immagine artistica che poi lui avrebbe realizzato, consegnandola all'eternità.

I temperamenti umani e i modelli per l’Ultima cena di Leonardo.

Fin da quando Leonardo ebbe commissionata l’Ultima cena si mise a cercare delle persone che potevano avere i lineamenti o il temperamento adatto per i suoi modelli. Se per esempio ne scorgeva uno per la via gli andava dietro, pedinandolo e tracciando degli schizzi dei lineamenti sui suoi fogli preziosi. Man mano che un dettaglio, specialmente di gente seduta a tavola gli colpiva la geniale fantasia, lui lo annotava subito nei suoi taccuini. Se ci fermiamo per un momento ad ammirare e analizzare questa stupenda opera, pare proprio di sentire nell’aria la presenza di questo enorme lavorio di osservazione della realtà e degli individui. Per esempio un uomo che voltandosi bruscamente rovescia un bicchiere al tavolo, o un altro che ha finito da poco di tagliare un pezzo di pane e ha ancora il coltello nelle mani. Sono veri e propri atteggiamenti reali, naturali che sono innati nell’uomo e che possiamo benissimo notare anche nell’opera dell'Ultima cena di Leonardo.

Ma cosa ha saputo ricavare la fantasia dell’artista da simili osservazioni e dettagli. Per la prima volta in questo dipinto vengono raffigurati non solo i tratti esteriori o i sentimenti dei singoli personaggi ma addirittura il loro temperamento umano. Anche i gesti e gli atteggiamenti oltre a rendere straordinariamente viva la scena hanno una funzione psicologica. Questi servono a delineare il carattere di ognuno di essi.


Finalmente nel 1498 Leonardo Da Vinci riesce a finire e a consegnare la sua straordinaria e bellissima opera che tutti conosciamo come l’Ultima cena. Vennero ad ammirarla tutti i personaggi della Corte Sforzesca, moltissime persone del popolo e anche molti artisti dell’epoca che magari si trovavano di passaggio a Milano. Tutti provavano stupore e una grande ammirazione per il maestro Leonardo Da Vinci. Prima di allora vari artisti avevano realizzato delle opere con il soggetto dell’Ultima cena ma nessuno l’aveva fatta rivivere in modo tanto straordinario e realistico. Leonardo era stato anche il primo artista a disporre tutti gli Apostoli su un solo lato del tavolo, diversamente da come era stato sempre fatto sino a quel momento. Per fare un esempio infatti vediamo qui sotto (cliccate per zoomare) le due Ultime cene realizzate negli anni prima dagli artisti italiani Andrea del Castagno (1448 circa)



Andrea del Castagno Ultima cena




e il Ghirlandaio (1480) dove vediamo nella scena Giuda che viene messo da solo per il tradimento su un lato del tavolo.



Il Ghirlandaio Ultima cena




L’opera di Leonardo è una composizione che si sviluppa in orizzontale. La scena è avvolta dagli ultimi bagliori del tramonto, inoltre vediamo una luce che proviene da sinistra simulando l’illuminazione data dalle finestre realmente esistenti nel refettorio. Il Cristo ha appena annunciato le sue famose parole che qualcuno lo tradirà. Mentre Giuda istintivamente si ritrae e si volta così che quasi lo vediamo di spalle, il che dà alla sua figura una sorda pesantezza. Tutti gli altri Apostoli addolorati reagiscono all’incredibile annuncio del Cristo, ciascuno secondo la propria indole e gestualità. I due estremi di questa gamma di emozioni sono avvicinati l’uno all’altro. Notiamo la mite e mesta rassegnazione di Giovanni e il desiderio di azione di Pietro che si sporge ad apostrofare Giovanni ponendogli una mano sulla spalla (vediamo il particolare qui sotto).



Leonardo Ultima cena particolare




Eppure in mezzo a questo impeto di affetti e gesti umani possiamo notare come il Cristo è solo nel centro, sotto il peso della sua superiore sapienza. Infatti gli altri non sono in grado in quel momento di afferrare tutto il significato umano e divino di quel tragico attimo e delle estreme conseguenze che ne derivano dopo.

In questo dipinto così ricco di figure la serenità del Cristo contrapposta agli atteggiamenti drammatici degli Apostoli dà alla Sua immagine un rilievo che nessun artificio stilistico avrebbe saputo attribuirgli. Anche per questo motivo la potenza di quest’opera è immensa.

Leonardo e il tentativo sfortunato.

Leonardo come sappiamo bene era portato a inventare dei metodi nuovi in pittura, in architettura e in ingegneria, e proprio per l’Ultima cena cercò di usare la tecnica della Tempera su parete invece di quella tradizionale dell’affresco. L’affresco è un modo di pittura che impone un ritmo di lavoro rapidissimo perché i colori asciugano subito e non possono più essere ritoccati tranne che non rifare di nuovo l’intonaco nuovo. Ma Leonardo come abbiamo detto aveva bisogno di lavorare piano, di riflettere sulle sue figure e quindi sperava che con alcuni accorgimenti, la tempera gli avrebbe permesso di lavorare con più calma, cioè con i suoi tempi, con i suoi indugi e le sue lunghe pause. Questa scelta purtroppo segnò la condanna dell’opera. Già poco tempo dopo la sua ultimazione era già deteriorata. Ai nostri giorni dopo tanti restauri più o meno professionali e dopo aver scampato ad incendi e a bombardamenti e anche addirittura alle truppe napoleoniche che usarono il refettorio come una stalla, sono riusciti a portare allo scoperto dopo un restauro con le migliori e moderne tecnologie il primo strato originale, cioè quello con i colori autentici e le vere pennellate date dal grande maestro. E così dopo più di cinquecento anni la straordinaria opera dell’Ultima cena o (Cenacolo) di Leonardo rivive una seconda vita nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Milano per essere ammirata da Noi e da tutti coloro che verranno.

Grazie Leonardo.


1 commento:

dr s paz ha detto...

Tl Cenacolo es una obra inspirada en el neoplatonismo florentino de Ficino (De amore) así como en la geometría sagrada pitagórico platónica (Paccioli), así como lo es la obra de Michelangelo, de Botticelli, de Rafael, en un tema cristiano; muestra la coincidencia del mensaje pagano (Simposio) con el mensaje de Cristo. Por ello en la primera tríade platónica a nuestra derecha se observa el diálogo de Platón, un teólogo cristiano, y Ficino (tesis antitesis síntesis). Le segunda triade dice que el amor es el deseo de la belleza que se perfecciona en Dios y el siguiente trío, que no debe devolverse mal por mal (Critón)