In
questo articolo diamo alcuni cenni su una delle più belle e
interessanti opere del grande genio toscano Leonardo Da Vinci
ovvero l'Ultima cena o Cenacolo
(1495-1498) un opera eseguita come fosse un affresco su una
parete interna del refettorio di un convento italiano.
Qui sotto vediamo una immagine che raffigura l'Ultima cena di Leonardo (un clic per ingrandire).
Qui sotto vediamo una immagine che raffigura l'Ultima cena di Leonardo (un clic per ingrandire).
Ultima cena o Cenacolo di Leonardo da Vinci |
Dati
e curiosità dell'opera Ultima cena di Leonardo Da Vinci.
Le
misure di quest'opera realizzata da Leonardo sono di 460 per 880
centimetri. Viene chiamata opera parietale ed è stata eseguita con
una tecnica sperimentale usando dei colori a tempera grassi che non
hanno dato a Leonardo la resa sperata.
Tra
le varie curiosità e leggende che girano intorno a quest'opera vi è
anche quella che il Priore del convento milanese, che era uno dei
committenti del lavoro a Leonardo era molto seccato con l'artista per
la scarsità di impegno avuto. Sembra infatti che quest'ultimo
anziché lavorare e quindi terminare l'opera nel tempo previsto fosse
solito andarsene in giro a perder tempo. Un giorno il Priore decise
di far qualcosa e di parlare di questo alla moglie di Ludovico il
Moro che al quel tempo era il signore più potente e il governante
della città di Milano. La giovane e orgogliosa nobildonna figlia del
duca di Ferrara, Ercole d’Este considerava gli artisti di corte più
o meno come dei semplici servitori e nulla più. Diceva che erano dei
dipendenti stipendiati gli uni e gli altri e quindi chiese subito al
marito di dare una bella lezione al pittore per punirlo non sapendo
che stava parlando proprio del più grande genio e artista che mai
l’umanità abbia mai avuto, Leonardo da Vinci. Ludovico il Moro
cercò di accontentare in qualche modo la moglie ma si guardò bene
nel farlo come intendeva lei. Infatti conosceva bene sia il
“caratterino” dell’artista che le sue opere da circa tredici
anni e per questo lo stimava profondamente. Dopotutto per il Moro
quest’ultimo ritardo di Leonardo non era poi tanto grave, visto che
il lavoro dell’opera intitolata l'Ultima cena al convento delle
Grazie era cominciato soltanto l’anno prima.
Leonardo
comunque lo rassicurò. Le figure degli Apostoli disse erano
praticamente compiute salvo quella di Giuda il traditore. Il ritardo
era dovuto alla realizzazione della figura del Cristo e pregava il
Moro di avere un po’ di pazienza. E poi aggiunse in modo ironico:
Quanto riguarda a Giuda, alla peggio prenderò come modello il signor
Priore! Ludovico il Moro apprezzò la battuta, ne rise e congedò
cordialmente l’amico e artista toscano. Passò un altro anno da
quel giorno e il dipinto non era ancora finito. Nel 1497 il duca
sollecitò Leonardo stavolta di sua iniziativa in modo da fissare un
termine certo per la fine dell’opera.
Il
metodo di lavoro di Leonardo per alcune opere poteva effettivamente
lasciare perplessi. In quel periodo si trovava presso il convento
delle Grazie per motivi di studio un ragazzo che poi divenne un
famoso scrittore di novelle, il suo nome era Matteo Bandello. Grazie
a lui è arrivata sino ai giorni nostri una rara e preziosa
testimonianza su come Leonardo lavorava sull’Ultima cena.
Il
Bandello scrive che a volte il pittore arrivava prestissimo, al primo
soleggiare. Saliva sul suo ponteggio in quanto l’opera come
possiamo vedere oggi è abbastanza alta rispetto a terra, prendeva i
suoi pennelli e non li lasciava più fino all’imbrunire, lavorando
con passione e molta lena. Addirittura in quei giorni non scendeva
neanche per mangiare o bere perché si portava lassù qualcosa.
Sempre dalla testimonianza altre volte stava tre o quattro giorni
senza fare nulla. Al massimo veniva per una o due ore e si limitava
soltanto a contemplare il suo lavoro già fatto. Altre volte invece
faceva a piedi la strada dal Castello fino alle Grazie anche con la
pioggia per dare solo due pennellate e poi se ne andava.
Se
ci pensiamo oggi possiamo intuire che Leonardo non si comportava così
per negligenza o per farlo apposta al Priore. Doveva infatti avere il
tempo di far maturare dentro di sé quella precisa immagine artistica
che poi lui avrebbe realizzato, consegnandola all'eternità.
I
temperamenti umani e i modelli per l’Ultima cena di Leonardo.
Fin
da quando Leonardo ebbe commissionata l’Ultima cena si mise a
cercare delle persone che potevano avere i lineamenti o il
temperamento adatto per i suoi modelli. Se per esempio ne scorgeva
uno per la via gli andava dietro, pedinandolo e tracciando degli
schizzi dei lineamenti sui suoi fogli preziosi. Man mano che un
dettaglio, specialmente di gente seduta a tavola gli colpiva la
geniale fantasia, lui lo annotava subito nei suoi taccuini. Se ci
fermiamo per un momento ad ammirare e analizzare questa stupenda
opera, pare proprio di sentire nell’aria la presenza di questo
enorme lavorio di osservazione della realtà e degli individui. Per
esempio un uomo che voltandosi bruscamente rovescia un bicchiere al
tavolo, o un altro che ha finito da poco di tagliare un pezzo di pane
e ha ancora il coltello nelle mani. Sono veri e propri atteggiamenti
reali, naturali che sono innati nell’uomo e che possiamo benissimo
notare anche nell’opera dell'Ultima cena di Leonardo.
Ma
cosa ha saputo ricavare la fantasia dell’artista da simili
osservazioni e dettagli. Per la prima volta in questo dipinto vengono
raffigurati non solo i tratti esteriori o i sentimenti dei singoli
personaggi ma addirittura il loro temperamento umano. Anche i gesti e
gli atteggiamenti oltre a rendere straordinariamente viva la scena
hanno una funzione psicologica. Questi servono a delineare il
carattere di ognuno di essi.
Finalmente
nel 1498 Leonardo Da Vinci riesce a finire e a consegnare la sua
straordinaria e bellissima opera che tutti conosciamo come l’Ultima
cena. Vennero ad ammirarla tutti i personaggi della Corte Sforzesca,
moltissime persone del popolo e anche molti artisti dell’epoca che
magari si trovavano di passaggio a Milano. Tutti provavano stupore e
una grande ammirazione per il maestro Leonardo Da Vinci. Prima di
allora vari artisti avevano realizzato delle opere con il soggetto
dell’Ultima cena ma nessuno l’aveva fatta rivivere in modo tanto
straordinario e realistico. Leonardo era stato anche il primo artista
a disporre tutti gli Apostoli su un solo lato del tavolo,
diversamente da come era stato sempre fatto sino a quel momento. Per
fare un esempio infatti vediamo qui sotto (cliccate per zoomare) le
due Ultime cene realizzate negli anni prima dagli artisti italiani
Andrea del Castagno (1448 circa)
e
il Ghirlandaio (1480) dove vediamo nella scena Giuda che viene messo
da solo per il tradimento su un lato del tavolo.
L’opera
di Leonardo è una composizione che si sviluppa in orizzontale. La
scena è avvolta dagli ultimi bagliori del tramonto, inoltre vediamo
una luce che proviene da sinistra simulando l’illuminazione data
dalle finestre realmente esistenti nel refettorio. Il Cristo ha
appena annunciato le sue famose parole che qualcuno lo tradirà.
Mentre Giuda istintivamente si ritrae e si volta così che quasi lo
vediamo di spalle, il che dà alla sua figura una sorda pesantezza.
Tutti gli altri Apostoli addolorati reagiscono all’incredibile
annuncio del Cristo, ciascuno secondo la propria indole e gestualità.
I due estremi di questa gamma di emozioni sono avvicinati l’uno
all’altro. Notiamo la mite e mesta rassegnazione di Giovanni e il
desiderio di azione di Pietro che si sporge ad apostrofare Giovanni
ponendogli una mano sulla spalla (vediamo il particolare qui sotto).
Eppure
in mezzo a questo impeto di affetti e gesti umani possiamo notare
come il Cristo è solo nel centro, sotto il peso della sua superiore
sapienza. Infatti gli altri non sono in grado in quel momento di
afferrare tutto il significato umano e divino di quel tragico attimo
e delle estreme conseguenze che ne derivano dopo.
In
questo dipinto così ricco di figure la serenità del Cristo
contrapposta agli atteggiamenti drammatici degli Apostoli dà alla
Sua immagine un rilievo che nessun artificio stilistico avrebbe
saputo attribuirgli. Anche per questo motivo la potenza di
quest’opera è immensa.
Leonardo
e il tentativo sfortunato.
Leonardo
come sappiamo bene era portato a inventare dei metodi nuovi in
pittura, in architettura e in ingegneria, e proprio per l’Ultima
cena cercò di usare la tecnica della Tempera su parete invece di
quella tradizionale dell’affresco. L’affresco è un modo di
pittura che impone un ritmo di lavoro rapidissimo perché i colori
asciugano subito e non possono più essere ritoccati tranne che non
rifare di nuovo l’intonaco nuovo. Ma Leonardo come abbiamo detto
aveva bisogno di lavorare piano, di riflettere sulle sue figure e
quindi sperava che con alcuni accorgimenti, la tempera gli avrebbe
permesso di lavorare con più calma, cioè con i suoi tempi, con i
suoi indugi e le sue lunghe pause. Questa scelta purtroppo segnò la
condanna dell’opera. Già poco tempo dopo la sua ultimazione era
già deteriorata. Ai nostri giorni dopo tanti restauri più o meno
professionali e dopo aver scampato ad incendi e a bombardamenti e
anche addirittura alle truppe napoleoniche che usarono il refettorio
come una stalla, sono riusciti a portare allo scoperto dopo un
restauro con le migliori e moderne tecnologie il primo strato
originale, cioè quello con i colori autentici e le vere pennellate
date dal grande maestro. E così dopo più di cinquecento anni la
straordinaria opera dell’Ultima cena o (Cenacolo) di Leonardo
rivive una seconda vita nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie a
Milano per essere ammirata da Noi e da tutti coloro che verranno.
Grazie
Leonardo.
1 commento:
Tl Cenacolo es una obra inspirada en el neoplatonismo florentino de Ficino (De amore) así como en la geometría sagrada pitagórico platónica (Paccioli), así como lo es la obra de Michelangelo, de Botticelli, de Rafael, en un tema cristiano; muestra la coincidencia del mensaje pagano (Simposio) con el mensaje de Cristo. Por ello en la primera tríade platónica a nuestra derecha se observa el diálogo de Platón, un teólogo cristiano, y Ficino (tesis antitesis síntesis). Le segunda triade dice que el amor es el deseo de la belleza que se perfecciona en Dios y el siguiente trío, que no debe devolverse mal por mal (Critón)
Posta un commento