giovedì 27 febbraio 2014

Gli stili nei vasi Greci e le decorazioni di splendide opere dell'arte vascolare


L'Arte dell'antica Grecia attraverso gli Stili e le decorazioni artistiche dei vasi di ceramica. Per ingrandire le immagini un poco cliccateci sopra.
Quando in generale pensiamo all'arte e alla cultura del passato magari prendendo come esempio le stupende opere realizzate in quel lungo periodo storico in cui nasce e si evolve la straordinaria civiltà degli antichi Greci ci viene in mente che sfortunatamente oggi non ci sono arrivate molte testimonianze di opere per quel che riguarda la forma d'arte della pittura degli artisti greci.

Cratere La partenza degli Argonauti


Come sappiamo infatti quasi tutta la grandiosità e la bellezza dell'arte greca, di questo formidabile popolo che è stato capace di cambiare il mondo che gira attorno all'arte ci arriva soprattutto grazie allo studio e al piacere di ammirare opere dell'architettura e della scultura. Queste sono opere realizzate dai più grandi maestri che sono vissuti sui territori della Grecia antica e che per nostra fortuna sono arrivate quasi intatte a noi, divenendo subito dei modelli che fanno scuola da poter imitare per il lavoro di tanti giovani artisti del futuro. Oggi anche se le ricerche e gli studi da parte di esperti continuano sempre si conoscono soltanto pochi nomi di quelli che furono dei pittori greci, e sono pochissime anche le opere di questo genere che sono arrivate sino a noi.

Chissà quanti bellissimi dipinti dei greci sono andati persi? Quante opere pittoriche sono stati capaci di realizzare i maestri della pittura e che non potremo mai ammirare? Dico questo anche perché la storia ci ha insegnato che la forma artistica della pittura rispetto alle altre veniva considerata dal popolo greco come l'espressione più alta e importante di tutta l'arte.
Comunque gli studiosi hanno potuto soddisfare in parte questa loro curiosità artistica immaginandosi lo sviluppo e la bellezza creativa della pittura greca attraverso le ricerche e lo studio puntiglioso dei numerosi vasi in ceramica dipinta che sono stati ritrovati in vari scavi archeologici e che oggi possiamo ammirare nei più importanti Musei del mondo spesso completamente integri o in buone condizioni. Questa particolare tecnica decorativa usata dagli artisti greci per la lavorazione dei vasi in ceramica (leggete l'articolo sulle fasi di lavorazione della ceramica dei greci) viene anche chiamata Arte vascolare ed era già nota in antichità proprio per la bellezza di questi oggetti che venivano creati dagli artigiani per un uso quotidiano ma che spesso diventavano per la loro forma e le loro perfette decorazioni anche delle vere opere d'arte che furono richieste in tutte le terre che si affacciavano sul Mar Mediterraneo.

Le forme e le funzioni dei vasi dell'antica Grecia.
Attraverso uno sguardo attento dei numerosi vasi in ceramica che sono stati ritrovati sulle aree dell'antica Grecia durante gli scavi archeologici possiamo farci una idea precisa di quanto sia stata grande la creatività e la maestria degli artisti nel realizzare questi oggetti in ceramica che presentavano molte forme ed erano di vario tipo. Troviamo come dimensione dei vasi piccoli, dei vasi grandi e le forme a volte sono molto curiose e strane. Alcuni di questi vasi svolgevano una funzione puramente decorativa e artistica, altri erano realizzati per essere impiegati in alcuni importanti rituali religiosi che venivano eseguiti nei Templi sacri per omaggiare i famosi dei greci, altri ancora venivano usati per degli scopi normali, legati alla vita quotidiana come poteva essere un recipiente per gli alimenti o per trasportare dei liquidi come erano il vino e l'olio.



Tra i tipi di vasi greci più famosi troviamo sicuramente quello che era chiamato anfora che veniva utilizzata soprattutto per la conservazione o il trasporto del vino, dell'olio o anche di materiali alimentari più solidi come per esempio il grano. Di anfore se ne realizzavano numerose e di diverse forme che servivano anche a riconoscerle in base all'area geografica. Il cratere era un particolare vaso che serviva per mescolare tra di loro alcuni liquidi come per esempio il vino con l'acqua. La brocca (dal termine greco oinochòe) era molto utilizzata dai cittadini greci perché veniva usata per versare il vino o altri liquidi durante i pranzi. Poi vi erano altri vasi dalle dimensioni più piccole che servivano a conservare alcuni oli profumati, i profumi o qualche altro materiale cosmetico (lékythos), mentre per bere si usavano delle speciali coppe chiamate dai greci kylix che presentavano o meno un piede. A secondo dello stile e delle varie decorazioni che presentano i vasi greci ritrovati gli esperti d'arte hanno potuto classificare questi oggetti in tre precisi periodi conosciuti come: lo stile geometrico, lo stile con figure nere e quello con figure rosse.

I vasi greci e lo stile geometrico, curvilineo e rettilineo.
Presso Atene che era una delle città Stato più importanti dell'antica Grecia sono stati ritrovati alcuni vasi risalenti all'XI secolo a.C. che avevano come caratteristica una piccola decorazione pittorica fatta di motivi astratti e geometrici. Questi motivi erano in prevalenza realizzati con segni curvilinei, cioè con dei cerchi, dei semicerchi o delle linee ondulate. Intorno alla metà del secolo X a.C. inizia invece ad affermarsi lo stile geometrico che privilegiava come si può intuire dal nome dato dei motivi e delle linee geometriche. Troviamo in questo caso la decorazione con rombi, triangoli, greche, punti e linee a zig-zag. Insomma tutto ciò che non aveva un andamento curvilineo o rotondo come possiamo vedere sotto nell'immagine con esempi di questi modelli geometrici.



Per poter iniziare a vedere qualche figura umana come decorazione nella ceramica si dovrà aspettare sino al secolo successivo. Infatti nel VIII secolo a.C. iniziano a comparire sui vasi greci dei corpi umani molto schematici e geometrici. Il busto fatto a forma di triangolo, le braccia filiformi e le gambe di profilo mentre la testa veniva rappresentata da una piccola macchia nera. Molti di questi vasi ritrovati erano usati soprattutto nel campo funerario, ciò si può capire da alcuni soggetti rappresentati sui vasi.
Per esempio nel cratere funerario dell'immagine qui sotto alto ben 122 cm. possiamo vedere il trasporto di un defunto. Nella fascia inferiore viene raffigurata la sfilata di carri e cavalieri che sicuramente accompagnavano tutto il corteo funebre. Sembra quasi di vedere una sorta di sequenza fotografica di quel preciso momento che, anche se triste per i familiari del defunto possono trovare un po' di conforto in questo oggetto artistico e nelle sue immagini. Nel piede del vaso notiamo anche delle belle decorazioni geometriche molto precise e uguali.



I vasi greci con le figure nere su fondo rosso.
Con il passare dei secoli questo particolare tipo di arte greca, ossia la pittura vascolare va sviluppandosi e affinandosi sempre di più per alcuni artisti riscuotendo grande successo. Dal VII secolo a.C. in poi infatti le forme dei vasi vengono perfezionate e la fitta decorazione geometrica lascia il posto alla narrazione di episodi mitologici, di scene di vita di persone e di animali.

L'arte dei vasi nella Grecia: lavorazione e tecnica usata dagli artisti vasai


I vasi in ceramica nell'antica Grecia attraverso la tecnica e la lavorazione di questa importante forma che rese mitica l'arte di alcuni artisti del passato.
Grazie alla storia abbiamo imparato a conoscere che per la civiltà della Grecia che come sappiamo per quanto riguarda l'arte è stata davvero una delle più influenti e importanti civiltà dell'antichità, la forma della lavorazione della ceramica per realizzare degli oggetti artistici, in cui rientra pure la tecnica che viene definita arte vascolare ossia la progettazione e la realizzazione di bellissimi vasi greci decorati che tutti oggi possiamo vedere esposti in alcuni dei più celebri Musei del mondo era una delle forme di arte più rappresentative e seguite dai vari artigiani e dagli artisti dell'epoca. Adesso vediamo come questi ottimi artisti riuscivano a lavorare la ceramica nel passato, a volte con delle tecniche segrete molto particolari capaci di dare alla fine di ogni lavoro degli oggetti davvero stupendi, oggetti che oggi sono considerati dei piccoli capolavori dell'arte talmente perfetti e di una bellezza unica.



Le fasi della lavorazione usata dai vasai greci per realizzare i vasi in ceramica.
Per realizzare questi splendidi vasi la lavorazione della ceramica da parte di abili vasai greci era tra le fasi più importanti per avere un perfetto esito finale. Come spesso può accadere nel mondo dell'arte tra gli artisti gelosi o invidiosi del proprio lavoro anche per gli antichi artigiani vasai si tenevano gelosamente nascoste le proprie tecniche migliori, i trucchi e i segreti sull'arte tramandati magari da padre in figlio della lavorazione delle ceramiche per evitare che questi arrivassero agli artisti concorrenti. Se avete notato ho scritto sopra artigiani greci e non artisti soltanto perché in passato nelle antiche civiltà sino a un certo periodo storico queste persone erano considerati soltanto dei semplici lavoratori artigiani. Sarà poi col trascorrere dei secoli e con lo sviluppo delle varie forme di arte che nella civiltà della Grecia nascerà anche l'idea e il modo di definirsi come un “artista” per i migliori artigiani della Grecia. Infatti prima non esisteva una idea precisa o una piena coscienza dell'essere un artista in questi lavoratori o di firmare magari un loro lavoro perché si riteneva un opera veramente straordinaria e unica. Per i cittadini i vasai erano infatti dei semplici operai o meglio dei bravi artigiani che eseguivano dei lavori manuali come poteva essere per esempio un operaio edile che costruisce una casa.

Vaso greco con figure nere su sfondo rosso


I vasi e le ceramiche greche del passato presentano in base al periodo in cui vennero realizzati degli stili e delle decorazioni diverse (leggete l'articolo sui vari stili). Per fare un esempio i vasi che presentavano delle decorazioni con delle figure nere o delle figure rosse dipinte su uno sfondo di diverso colore erano in quell'epoca riconosciute dagli appassionati dell'arte e dai grandi committenti come degli oggetti di vasellame di grandissimo pregio, al punto che venivano usate nei loro commerci come se fossero degli oggetti preziosi. Questi bellissimi vasi venivano realizzati di solito con un tipo di argilla depurata. Era un tipo di argilla priva di ogni più piccola impurità e imperfezione dovute alla presenza di pietrisco o di piccole fibre vegetali. Per ottenere questo risultato il vasaio come prima operazione preparava una argilla quasi del tutto pura grazie a dei processi di decantazione e di essiccazione particolari. La decantazione è un metodo in cui l'argilla liquida viene depurata con un processo di separazione delle impurità che rimangono in sospensione. Fatto questo l'argilla era pronta per essere lavorata con il tornio. Il tornio è uno strumento molto utile e indispensabile per ogni buon vasaio. La base, o piano di lavoro del tornio è costituita da un disco piatto collocato su un perno in pietra ove viene messa l'argilla da lavorare che gira con una velocità variabile comandata dal vasaio stesso. Questi con le proprie mani e con altri strumenti adatti riesce a modellare facilmente i vasi o le altre forme desiderate. Vediamo nell'immagine in alto un esempio di lavorazione dell'argilla al tornio.

Vaso greco con figure rosse su sfondo nero


In questa prima fase molto importante, il vasaio dava la forma abbozzata e modellava l'oggetto a seconda del progetto e del desiderio delle persone che venivano in bottega a commissionare i lavori. La modellazione del vaso avveniva quasi sempre in due tempi che sono conosciuti col nome di abbozzo eseguito principalmente a mano e dopo la rifinitura vera e propria che veniva eseguita con dei particolari attrezzi che aiutavano molto l'artista per un lavoro finale perfetto e preciso. Durante la lavorazione e la modellazione dell'argilla al tornio usciva il vero talento artistico e la grande abilità tecnica dei vasai più bravi, visto che era spesso difficile ottenere delle particolari forme della ceramica aventi ricchi dettagli o delle perfette rifiniture. Da tutti questi piccoli particolari artistici i vari committenti notavano la classe di ogni artista vasaio andando a scegliere poi tra i migliori di essi che pian piano accrescevano la loro fama e il loro successo economico.

martedì 25 febbraio 2014

La Gioconda di Leonardo da Vinci analisi e curiosità di un capolavoro della pittura

La Gioconda di Leonardo da Vinci (1452-1519) è sicuramente una delle più famose, più celebrate e conosciute opere nella storia della pittura artistica. Sotto potete cliccare sulle immagini per ingrandirle.
Per tutti noi italiani La Gioconda oltre ad essere un capolavoro del genio artistico italiano è anche un grande vanto, un vero e proprio orgoglio nazionale da poter utilizzare e decantare in giro nel mondo. Un pò come si fa quando per esempio parliamo della gustosa pizza napoletana o quando parliamo dei nostri vini che sono i migliori al mondo o ancora della meravigliosa poesia italiana.



Chissà quante volte abbiamo visto l'immagine della Gioconda che viene portata a simbolo di un Italia creativa per testimoniare al mondo quel genio, quello strano talento spesso indecifrabile che si riscontra soltanto nella nostra natura di italiani e del nostro modo di fare e di vivere la vita. Un modo di fare quello degli italiani particolare, spesso geniale che le persone degli altri Stati magari con una punta di invidia ci critica male o che amano alla follia. Sono sicuro infatti che oggi ovunque e a qualunque persona ci rivolgiamo che può essere un semplice curioso, un appassionato di attualità e sino ad arrivare ai più grandi storici ed esperti nel campo dell'arte e della pittura chiedessimo qual'è secondo loro l'opera pittorica più celebre e famosa in assoluto, tutti risponderebbero in un coro unanime che semplicemente questa è La Gioconda di Leonardo.
La Gioconda o il Ritratto di Monna Lisa di Leonardo da Vinci con una analisi dell'opera e le curiosità del sorriso di donna più affascinante e misterioso che esista al mondo.
Con qualche incertezza sulla precisione delle date di inizio e di fine lavorazione si sa che Leonardo da Vinci realizzò la Gioconda nei primi anni del nuovo secolo che stava appena iniziando, ossia il Cinquecento un secolo davvero molto importante e ricco di cambiamenti e novità soprattutto in campo artistico. Gli studiosi dell'arte indicano gli anni tra il 1503 e il 1514 come gli anni in cui il maestro toscano iniziò a dedicarsi alla pittura della Gioconda. Questi anni fanno parte di un periodo molto attivo e importante della vita del maestro toscano, visto che poco più che cinquantenne ormai aveva raggiunto una piena maturità sia di pensiero che come artista ed era sicuramente all'apice del successo e della celebrità. Tutte le maggiori e potenti Corti dei Signori dell'epoca infatti facevano letteralmente a pugni per poterlo avere presso di loro, anche soltanto per sentirlo parlare e discutere dei suoi nuovi progetti sempre moderni e unici. I nobili e le donne di Corte come era tradizione a quei tempi per auto-celebrarsi erano disposti a pagarlo con cifre assurde per avere magari un piccolo ritratto realizzato dalle mani e dal grande genio di Leonardo da Vinci. In ogni settore e in ogni campo Leonardo da Vinci riusciva a eccellere rispetto ad altri con nuovi progetti e opere moderne e innovative. Bastava che mettesse a lavorare la sua mente, la sua fantasia e dopo alcuni studi e una attenta osservazione della realtà che ecco uscire delle opere meravigliose o degli straordinari macchinari da lavoro. Numerosi sono questi settori, per esempio quello di ingegneria civile o militare, la meccanica, il volo, la fisica e tanti altri come ben sappiamo.
Ma dove Leonardo da Vinci ha raggiunto davvero il massimo dei risultati è sicuramente il campo dell'arte e della pittura, inventando e sviluppando strumenti, tecniche e un nuovo modo di dipingere e dove la sua Gioconda diviene il capolavoro assoluto, un opera che è un concentrato del suo talento artistico e della sua anima. Per realizzare La Gioconda Leonardo usa come supporto una tavola in legno di pioppo come era tradizione allora per i pittori su cui stendere i colori a olio che preparava personalmente. La tavola non è tanto grande, infatti le dimensioni sono 77 centimetri di altezza e 53 centimetri di larghezza circa. Una piccola curiosità di carattere diciamo “individuale” sulle dimensioni di quest'opera è dovuta al fatto che molte persone dopo essersi recati al Museo del Louvre nella città di Parigi dove oggi La Gioconda è conservata per ammirarla e lasciarsi incantare da essa, escono poi con un poco di delusione che si nota tra i loro visi. Questo avviene perché queste persone vengono a trovarsi di fronte a un opera dalle pur modeste dimensioni, mentre magari inconsciamente erano convinti o suggestionati di doversi trovare davanti a un vero e proprio “gigante” dell'arte non solo per la storia della pittura ma anche per dimensioni. Questo piccolo errore di valutazione a volte capita nell'arte per alcune persone, ma poi loro stessi capiscono invece che in questo campo non contano effettivamente le reali dimensioni di un opera ma ben altro. I criteri per giudicare la bellezza artistica di un opera sono di solito altri, anzi ve ne sono che stanno in un palmo di mano ma che artisticamente valgono più di altre che sono gigantesche a confronto. Mi vengono in mente per esempio alcuni piccoli ritratti su tavola dell'artista del Quattrocento Antonello da Messina che sono dei bellissimi capolavori di pittura.



Nella Gioconda vediamo raffigurato il ritratto di una donna la cui identità è ancora oggi avvolta nel mistero per la gioia dei ricercatori e degli appassionati. Un velo trasparente le cinge il capo e una chioma di capelli composti, fanno da cornice al viso più enigmatico della storia dell'arte. Si presume comunque che questa donna dipinta da Leonardo possa essere tale Lisa Gherardini detta anche Monna Lisa la moglie di un noto mercante fiorentino, chiamato Francesco del Giocondo che visse proprio nello stesso periodo di Leonardo. Monna aveva all'epoca lo stesso significato di Signora che usiamo oggi per indicare una donna sposata, mentre dal cognome del marito come si intuisce deriva il celebre nome con cui conosciamo anche questo dipinto. Attualmente vi sono alcuni studi e ricerche per stabilire con certezza chi sia stata la modella che ha posato davanti a Leonardo, cercando addirittura di risalire attraverso alcuni resti umani e ossa ritrovati in alcune tombe dell'epoca che sono state scoperte. Non si sa come andrà a finire tutto questo. Sono tutte teorie affascinanti che danno ulteriore forza e mistero a quest'opera anche se a volte vi è qualcuno che queste ricerche li fa senza metodo e magari per scopi personali. Comunque la giovane donna raffigurata nella Gioconda è seduta su di una sorta di seggio dell'epoca di cui si intravede un bracciolo.



Alle sue spalle vediamo un paesaggio che man mano sembra che si allontani verso l'orizzonte divenendo sempre più indefinito e sfocato con la maggior distanza. Leonardo qui ha usato una sua idea del tutto nuova, una tecnica sconosciuta sino a quel momento dagli altri pittori. Questa tecnica viene chiamata “prospettiva aerea” o a volo d'uccello. Il grande genio toscano che era anche un attento osservatore della natura e di tutti i suoi fenomeni, notò un giorno guardando un paesaggio con delle montagne che i vari elementi che lo costituivano apparivano sempre più indefiniti e sfocati man mano che erano più distanti ai nostri occhi. Questo particolare effetto avviene grazie all'aria e alla sua intensità. Infatti l'aria non è qualcosa come si pensa spesso di astratto, di intoccabile e immaterico. L'aria ha una sua intensità ossia un suo piccolo e impercettibile “spessore” che aumenta con l'aumentare della distanza tra gli elementi naturali e i nostri occhi di osservatori. Per questo motivo alla fine vediamo che gli elementi più lontani come per esempio le montagne diventano sempre più sfumati e indefiniti ai nostri occhi e sembra che siano immersi quasi in una sorta di nebbiolina dal colore grigio-azzurina. Questa importante intuizione visuale da parte di Leonardo da Vinci verrà usata come nuova tecnica di pittura per realizzare il paesaggio e le lontane montagne nella Gioconda, oltre che in altre sue belle opere come per esempio La Vergine delle rocce. La tecnica della prospettiva aerea la ritroveremo poi in tanti altri straordinari capolavori della pittura realizzati dai più grandi artisti dopo averla ben assimilato e studiato. Continuando a guardare La Gioconda possiamo notare che anche i contorni della donna non sono ben definiti dalle “solite” linee tracciate e precise, anzi vediamo che i contorni sono modellati da luci e ombre avvolte morbidamente in un bellissimo e realistico chiaro scuro. La luce nel dipinto è molto chiara e precisa sul petto, sul viso e su quelle mani (vediamo sopra) messe in quella particolare posa che oggi ormai sono riconoscibili e celebrate da chiunque. Vediamo che la luce tende a fissarsi anche con realismo persino in una serie di creste luminose che si formano nelle maniche del vestito. Leonardo poi con un altra sua grande intuizione, una sua nuova scoperta che lo rese davvero unico nella pittura insieme a questo dipinto della Gioconda realizzò il celebre viso e il sorriso della donna raffigurata. La nuova scoperta di Leonardo fu chiamata tecnica dello “sfumato” e grazie a questa l'artista riuscì per la prima volta quasi a “scolpire”, a definire con uno straordinario realismo e virtuosismo tutti i lineamenti del bellissimo viso della modella, rendendoli così straordinari, così affascinanti e immortali. Notiamo come Leonardo sia riuscito a rendere quella imprecisione realistica con la tecnica dello sfumato negli angoli degli occhi e soprattutto in quelli della bocca, conferendo in questo modo al volto della Gioconda quella espressione così straordinaria e affascinante che ci fa rimanere a bocca aperta ogni volta che la osserviamo da vicino. E che dire di quel particolare sorriso? Quel piccolo e accennato sorriso che tanti studiosi e appassionati di arte ma non solo cercano di decifrare nella speranza di trovare chissà quale risposta, quale misterioso messaggio che Leonardo ha voluto lasciarci. La ricerca continua ancora perché effettivamente quel sorriso della Gioconda sembra proprio un qualcosa di beffardo, una presa in giro per tutti gli uomini da parte di un grande genio italiano che è riuscito a comprendere e capire qualcosa di unico, forse magari il senso della vita stessa chissà?

mercoledì 19 febbraio 2014

Pablo Picasso per l'arte: origini e curiosità artistiche di un grande artista

Pablo Picasso tra storie e leggende di uno dei più grandi geni dell'arte del Novecento.
Del “tizio” chiamato Pablo Picasso e del suo fantastico mondo dell'arte non sappiamo proprio tutto. Infatti intorno alla figura ormai leggendaria dell'artista Picasso diventato anche un esempio, una bella icona dell'arte per tutto l'amore e l'ammirazione che provano milioni di suoi appassionati aleggia come accade spesso in presenza di un genio ancora un aria di mistero e di grande curiosità da parte di fan e esperti. Qui adesso per chi ancora non conosce bene Pablo Picasso daremo qualche dato relativo alle origini o alla famiglia, il tutto condito magari con qualche storia o qualche curiosità sulla vita e la grande passione per l'arte. A lato vediamo una immagine che ritrae un maturo Pablo Picasso.
Pablo Picasso: le origini, la famiglia e i primi passi nell'arte.
Senza essere smentiti dall'esperto di turno possiamo dire che Pablo Picasso è riconosciuto come l'artista che con le sue ricerche e le sue straordinarie opere è riuscito a stravolgere tutto il mondo dell’arte e degli artisti futuri e cambiando per sempre soprattutto la visione della pittura attraverso delle straordinarie opere come il capolavoro che vediamo qui sotto in una immagine intitolato Les demoiselles d’Avignon, realizzato nell'anno 1907 che oggi nella storia della pittura viene considerato tra i più importanti dipinti del Ventesimo secolo. Trovate la descrizione e i dati di questa opere nella pagina in alto le opere dell'arte.



Pablo Picasso y Ruiz nasce in una delle città della Spagna chiamata Malaga, esattamente all'indirizzo di Plaza del la Merced nel giorno 25 Ottobre del 1881, dall'unione del padre José Ruiz Blasco con la madre Maria Picasso y Lopez. Tra gli avi del padre troviamo alcuni personaggi importanti e illustri dell'epoca, persone di potere come politici, degli uomini di chiesa ma anche delle persone più umili e modeste che fanno per esempio i guantai e addirittura degli eremiti. Don Diego Ruiz, Il nonno paterno di Pablo era un abile guantaio. Era un artigiano che fabbricava guanti, ma quando aveva un po’ di tempo libero da dedicarsi si appassionava soprattutto alla musica e al disegno artistico.
Il padre di Pablo, José Ruiz a differenza del nonno invece si dedica completamente all’arte della pittura e al disegno a mano libera. “dipinge dei quadri da sala da pranzo”, queste saranno le parole di Pablo dette in una delle interviste future riguardo ai lavori artistici del padre. Il padre spesso amava dipingere degli animali e delle piante con una particolare propensione verso gli uccelli. La pittura era però poco redditizia per la famiglia di Picasso e quindi il padre svolgeva anche un incarico amministrativo presso la Scuola di Arti e mestieri di San Telmo. Inoltre dirigeva anche il Museo della città di Malaga.
Oggi alcuni storici e esperti dell'arte affermano che la passione del padre di Pablo Picasso verso la pittura abbia impressionato e forse anche segnato per il suo futuro artistico il giovane figlio, anche soltanto a livello di immaginazione. Infatti sappiamo tutti quanto possa essere importante in una qualunque famiglia la figura di un padre nell'agevolare e magari nello stimolare una certa attitudine creativa, sportiva o intellettuale del proprio figlio. Questo avvenne anche per il piccolo Pablo che fu stimolato anche ad avere una certa ironia che diventerà nel futuro davvero proverbiale per l’artista. Per quanto riguarda la madre di Picasso invece sappiamo che ha delle origini italiane. Il bisnonno di Maria Picasso che come certamente avrete anche capito sarà poi il celebre cognome che prenderà l’artista facendo decadere quello paterno, nacque a Recco un paesino presso la città italiana di Genova. Addirittura si pensa che sia stato parente del pittore Matteo Picasso, pure lui di Recco e di cui lo stesso Pablo possedeva un suo quadro.
Una curiosità sulla nascita dell'artista che è anche abbastanza tragica da leggere, è quella che il piccolo Pablo, questo era il suo nome principale al quale poi dobbiamo aggiungere secondo una antica e tipica usanza spagnola i numerosi nomi di Diego, José, Francisco de Paula, Juan, Nepomuceno, Crispin, Maria, De los Remedios, Crispiniano de la Santissima Trinidad viene creduto alla sua nascita un bambino nato morto e per questo motivo lasciato dalla levatrice di turno su di un tavolo accanto alla propria madre sicuramente affranta dal dolore. A volte ho riflettuto su questa possibile drammatica scena, con il corpicino di uno dei più grandi artisti e geni del Novecento steso lì senza un minimo movimento su un freddo tavolo, creduto morto punto. È veramente qualcosa di orribile, di inimmaginabile per qualunque appassionato dell'arte. Chissà quante cose avremmo perso senza l'arte di Picasso. Sarà lo zio don Salvador, il fratello del padre a cercare di rianimarlo, di riportarlo alla vita e infine fortunatamente di salvarlo letteralmente anche grazie al fatto che era un esperto medico. Sicuramente questo racconto tornerà spesso nei pensieri di Picasso e per riflesso nella sua stessa immaginazione lungo tutto il corso della sua vita.
Una volta Picasso parlando del suo periodo scolastico disse che gli anni della scuola sembrano essere un brutto periodo di vuoto ricettivo che non hanno insegnato proprio nulla a lui. Delle forti e nuove emozioni, le nuove idee che lo rendono felice gli arrivano alla mente soprattutto attraverso i suoi occhi o dagli esercizi quotidiani che fa per sperimentare la sua visione.
Il ricordo di uno dei suoi primi quadri dipinto quando il piccolo Picasso aveva soltanto otto anni raffigura lo sport della corrida, uno degli spettacoli tradizionali della Spagna a cui assisteva spesso insieme al padre. All’età di dodici-tredici anni Pablo che intanto si era trasferito nella città di La Coruna perché il padre accetta un posto come professore di disegno in una delle scuole trascorre dei momenti di grande nostalgia anche per il clima piovoso della città. Qui intanto esegue molti disegni con le sue matite copiando spesso i gessi delle statue dagli occhi ciechi come li chiama lui o i toraci e i mezzi busti di forti guerrieri. Disegna anche delle zampe di alcuni uccelli morti che il padre gli sottopone come fossero dei macabri modelli da copiare con precisione per far pratica. In poco tempo il giovane e talentuoso Picasso riesce a imparare bene le tecniche del disegno a carboncino e i segreti del chiaroscuro. Nei 4 anni trascorsi a La Coruna comincia anche a disegnare alcuni soggetti dal vivo come i ritratti della sorella Lola, gli amici del padre o le famiglie borghesi dei propri vicini di casa. Il primo ritratto importante di Picasso è dedicato a un intimo amico del padre, il dottor Ramon Perez Cosales. Sembra però che il quadro che più colpisce per la grande maturità del tratto insieme alla freschezza del tocco è un piccolo ritratto di una fanciulla, conosciuto come La ragazza dai piedi nudi dove si vede già una drammaticità del contrasto e un realismo del soggetto ripreso che sembrano portare alle celebri opere che realizzerà in futuro durante una delle tappe fondamentali della carriera artistica di Picasso, un periodo che verrà conosciuto per lo stile e il linguaggio usato come il periodo blu.
Anche la madre Maria Picasso Lopez attraverso la sua sensibilità femminile, il suo amore materno e la sua tenerezza influenzò sin da piccolo Pablo. Da lei sicuramente l'artista imparò le grandi differenze che si trovano nelle persone e in ogni società. Le differenze tra le persone povere, umili e quelle potenti, quelle ricche. Tra coloro che non potranno mai entrare in quel gioco perverso del potere che è solo per pochi eletti e gli ultimi uomini, i poveri emarginati da tutto. Tutti questi insegnamenti e l'amore della madre portarono Picasso a ripagarla nell'affetto e poi nel giorno in cui capì che l'arte era diventata la sua ragione di vita per il futuro, prendendo come nome d'arte il cognome della madre e diventando in questo modo immortale per il mondo, col nome che tutti noi conosciamo bene, Pablo Picasso.
L'arte di Pablo Picasso nei primi anni di carriera.
Il giovane Picasso durante i primi anni del suo “noviziato artistico” non trova subito grande fama e quindi ricchezza anzi ci furono periodi di stenti, di battaglie e di polemiche oltre che anni di intensa ricerca interiore e artistica che gli faranno da cornice. Neanche gli amici più stretti o gli artisti che lo conoscevano a volte lo capiranno perché Pablo fin dai precoci inizi della sua carriera di pittore si pone di fronte ai problemi dell'arte con un animo del tutto nuovo, con una mentalità e una prospettiva aperta che sembra appartenere già al futuro.

martedì 18 febbraio 2014

Pablo Picasso e Les Demoiselles d'Avignon tra le più importanti opere nella storia della pittura

Con il titolo Les Demoiselles d’Avignon (dal francese) gli amanti dell'arte riconoscono da subito una delle più belle opere dell'arte, scaturita dal genio di un grande artista, Pablo Picasso (1881-1973). Questo dipinto per la sua grande importanza che riveste nel campo della pittura è diventato anche uno dei simboli dell'arte mondiale. Grazie ai numerosi studi effettuati durante la sua brillante e lunga carriera, sperimentando sempre il nuovo e attraversando vari periodi artistici intermedi come il cosiddetto periodo rosa o il periodo blu, Picasso arrivò alla fine a concepire e a sviluppare una nuova corrente artistica che venne definita per le sue caratteristiche Cubismo attraverso la quale fu capace come pochi altri grandi di influenzare e di cambiare per sempre il modo di vedere e di fare l'arte e la pittura nel futuro.

Les Demoiselles d'Avignon di Picasso

Per questo Pablo viene Picasso considerato giustamente dagli esperti tra i più importanti maestri del Ventesimo secolo. Sopra vediamo una immagine che ritrae il capolavoro della pittura di Pablo Picasso Les Demoiselles d'Avignon.
Les Demoiselles d'Avignon di Picasso tra origini, dati e curiosità del dipinto.
Il dipinto dal titolo in francese Les Demoiselles d'Avignon che tradotto in italiano può suonare all'incirca come “le signorine di Avignone” è stato realizzato da un giovane Picasso nell'anno 1907, aveva soltanto 26 anni. La tecnica pittorica usata è quella dei colori a olio che vengono stesi su una tela abbastanza grande avente come dimensioni circa 243,9 per 233,7 centimetri. Il capolavoro che gli esperti ritengono essere il più importante dipinto di tutto il Ventesimo secolo è oggi collocato per essere ammirato da tutti presso il MoMa, ovvero il Museo di Arte Moderna che si trova nella città americana di New York.
L'artista spagnolo dopo i primi periodi della sua carriera artistica trascorsi come fossero delle tappe tra la sua amata Spagna e la meravigliosa Francia dell'epoca, meta preferita dai nuovi artisti Europei, sperimenta nuovi linguaggi perché è alla ricerca di un suo personale stile, qualcosa di nuovo che lo possa soddisfare appieno. Picasso in quegli anni come artista è alla ricerca della sua vera essenza, del suo possibile genio artistico nascosto e nel 1906 ha al centro del suo discorso tematico ancora ben fermo la figura umana, soprattutto quella femminile. In quello stesso anno l’artista esegue una serie di schizzi, sperimentando con le tecniche a olio, del carboncino, della penna o a matita. In questi lavori di Picasso si vedono le figure che sono ancora tonde e tradiscono innumerevoli influssi ma ci fanno capire come vi sia una ricerca pura, una sperimentazione che deve portate Picasso a qualcosa di veramente nuovo, di mai visto prima e che sicuramente già gli ronza nella mente ma non riesce a esprimere nei suoi lavori.

giovedì 13 febbraio 2014

Il Discobolo di Mirone nella scultura greca: la perfezione ideale del corpo umano

Il Discobolo di Mirone nella scultura della Grecia classica: dati e caratteristiche di uno dei più famosi capolavori dell'arte e della storia antica.
Il Discobolo di Mirone è il titolo con cui subito gli amanti dell'arte identificano una delle più importanti opere della scultura realizzate nel cosiddetto periodo classico dell'antica Grecia. E proprio grazie a stupendi capolavori che abbiamo la fortuna di ammirare e che oggi sono diventati anche un simbolo per tutta l'arte mondiale come sono le statue del Discobolo o quella del Doriforo per la scultura, o come i grandiosi progetti realizzati per l'architettura come sono le Acropoli di importanti città, i bellissimi Teatri greci o ancora i famosi Templi sacri con le loro perfette strutture, i loro elementi armoniosi, che l'antico popolo dei Greci divenne una delle civiltà più importanti e ammirate di tutta la storia, soprattutto per il livello raggiunto da alcuni artisti che hanno influenzato e cambiato per sempre il pensiero e il modo di fare arte. Sotto vediamo una immagine completa del Discobolo di Mirone.



L'opera del Discobolo o lanciatore del disco fu realizzata in origine intorno all’anno 450-455 a. C. da Mirone. Questo artista era considerato nel V secolo uno dei più grandi scultori bronzisti greci. Egli visse e lavoro tra il 470 e il 440 a.C. durante il periodo storico-artistico che gli esperti definiscono come la fine dello Stile Severo e l’inizio dell’età Classica. Mirone si dedicò soprattutto allo studio dell'anatomia e del movimento espresso dal corpo umano che poi raffigurava nelle sue opere. Purtroppo dell’originale in bronzo del Discobolo non si sa più niente e non si hanno neanche delle testimonianze certe sulla sua originaria collocazione ne sul motivo della sua committenza. Comunque per fortuna la bellezza dell'opera con l'atleta sportivo ci è arrivata attraverso alcune belle copie in marmo risalenti all’epoca romana. Una di queste che a detta degli esperti è la più bella e interessante è quella che viene chiamata la versione Lancellotti che si può ammirare presso il Museo Nazionale Romano. La sua altezza è di circa 124 centimetri, realizzata in marmo intorno al 450 a.C. La statua rappresenta la bellezza e la forza ideale di un giovane atleta greco, raffigurato con delle forme che mettono in risalto un fisico perfetto e muscoloso da fare invidia per intenderci. L'atleta è completamente nudo e si sta preparando a eseguire un esercizio sportivo ben preciso. Questo momento è l’istante esatto in cui l’uomo sta per lanciare il disco che tiene nella mano destra, da qui deriva il nome dell’opera. Il disco è uno degli attrezzi sportivi più antichi da lancio usati in una delle discipline durante le Olimpiadi. L'uomo è raffigurato con un particolare movimento naturale per il lancio, infatti vediamo il torso piegato in avanti e in semi-rotazione verso destra esattamente come il movimento sportivo viene richiesto a un vero lanciatore di disco. Il braccio destro sollevato all’indietro e quello sinistro appoggiato al ginocchio destro ci danno l’esatta posizione e il punto di massima carica e tensione per eseguire il miglior lancio dell’attrezzo. Con questo movimento il peso viene tutto caricato sulla gamba destra piegata che appoggia su un piede stabile con la pianta completamente a terra, mentre la gamba sinistra serve per dare il giusto equilibrio e appoggia sulla sola punta del piede. Guardando l’opera percepiamo esattamente il movimento del corpo negli istanti prima e in quelli dopo, prevedendo ciò che accadrà.



Si possono notare alcuni bellissimi dettagli come per esempio le vene e specialmente tutti i muscoli di questo corpo perfetto che sono contratti proprio per il movimento e lo sforzo che si sta eseguendo. Questi però sembrano in pieno contrasto con l’idealizzazione del volto sereno dell’atleta, assolutamente concentrato ma che non manifesta nessuna tensione per l’azione eseguita guardando i lineamenti del suo viso. Lo scultore greco con questa sua opera era interessato soprattutto a far vedere una rappresentazione di un particolare istante del movimento fisico dell’uomo. Questo tipo di sculture rientrano in quel linguaggio che gli esperti definiscono come la sospensione del movimento. Il Discobolo sembra costruito in una sorta di due dimensioni, cioè sembra che il corpo sia disposto su un unico piano e nella direzione del lancio. Mirone realizzò quest'opera cercando in essa anche una costruzione più lineare e geometrica delle forme, senza guardare troppo l’esattezza della tridimensionalità o quello che rende in una visione laterale.
Come spesso sentiamo dire la scultura greca ci ha insegnato davvero tanto regalandoci opere uniche e straordinarie come questa. Quindi facciamone grande tesoro.

martedì 11 febbraio 2014

Il Laocoonte e i suoi figli: uno straordinario capolavoro della scultura ellenistica Greca

Il gruppo del Laocoonte uno degli esempi più belli della scultura realizzato nel periodo greco-Ellenico.
Questa importante opera conosciuta col nome di Laocoonte e i suoi figli o come semplicemente qualche estimatore ama chiamarla gruppo del Laocoonte è oggi considerata un vero e proprio simbolo nel mondo dell'arte, un bellissimo capolavoro che da sola riesce a testimoniarci tutta la grandezza e il livello raggiunto nella scultura durante quel periodo storico e artistico che gli esperti chiamano arte Ellenica. Sotto vediamo una semplice immagine dell'opera che con un clic possiamo ingrandire un pò anche se così non avremo lo stesso tutta la meraviglia e la forte emozione che può trasmettere l'opera dal vero.

Il laocoonte e figli scultura


I Dati del Laocoonte dei Musei Vaticani, un opera ellenica che esprime movimento e grande pathos.
Innanzi tutto diciamo che l'opera del Laocoonte e i suoi figli fa parte dei cosiddetti grandi gruppi statuari o gruppi scultorei. È definita anche un opera di scultura a tutto tondo, che in parole semplici significa che chiunque di noi abbia la fortuna di poterla andare a vedere si accorge che l'opera è stata scolpita in 3D, in ogni suo lato e direzione, quindi possiamo girarle tutto intorno a 360 gradi come avviene nella realtà.
Vi è ancora qualche dubbio sulla vera origine o paternità del Laocoonte e i suoi figli, intitolato così per via dei tre personaggi che sono raffigurati in esso. Comunque i maggiori esperti dell'arte affermano che il gruppo realizzato in un periodo che va dal I secolo a.C. Al I secolo d.C. Circa e che troviamo collocato all'interno dello straordinario sito artistico che sono i Musei Vaticani nella città di Roma sia una copia perfetta di un originale in bronzo andato perso che era stato realizzato in precedenza. Quindi i dati che leggiamo qui sono relativi all'opera dei Musei Vaticani, visto che è anche la scultura del Laocoonte più bella e famosa nel mondo. Gli autori che realizzarono quasi sicuramente questo straordinario capolavoro dell'arte Ellenica alto all'incirca 242 centimetri, usando come materiale del pregiato marmo provengono dalla stessa bottega artigianale, una bottega ad andamento familiare che si trovava nell'antica e leggendaria città di Rodi. Questi formidabili uomini con un grande talento artistico sono stati identificati col nome di Agesandros e i suoi due figli Athenodoros e Polydoros, nomi in lingua greca, mentre la committenza per il Laocoonte sembra sia arrivata da parte di alte cariche dell’impero Romano Augusteo che stanziavano proprio presso la città di Rodi. Oggi così come sicuramente avvenne anche nel passato quando si è davanti a qualcosa di unico e di straordinario per l'arte i vari esperti considerano il capolavoro per la sua grande forza espressiva e drammatica o per il movimento e le pose dei personaggi come uno dei più alti esempi di espressione dell'arte ellenica per quanto riguarda pathos e dramma in un opera. Uno dei soggetti preferiti dagli scultori ellenici infatti era quello di rappresentare attraverso un realismo estremo la figura umana in tutte le sue condizioni fisiche e psicologiche.
L'episodio narrato nell'opera del Laocoonte e i suoi figli.
Il gruppo con i suoi personaggi rappresenta un famoso episodio che avvenne durante la lunga guerra terminata poi con l’assedio della città di Troia. Sicuramente noi tutti abbiamo imparato a conoscere grazie al suo autore, il poeta latino Virgilio e alla sua famosa opera l’Eneide anche questo episodio letto sui banchi di scuola o magari visto in qualche sala di cinema. Laocoonte era il nome di una sorta di profeta troiano durante il periodo dell’assedio alla città da parte dei soldati nemici degli Achei, di cui faceva parte anche l’astutissimo Ulisse che poi fece costruire il cavallo in legno. La leggenda narra che Laocoonte attraverso una visione avuta in sogno aveva appreso della tremenda trappola che gli Achei e Ulisse avevano preparato con il famoso cavallo di Troia lasciato in regalo sulla spiaggia di Troia e cercò in tutti i modi di convincere i suoi concittadini a non fidarsi. La dea Athena che aveva a cuore la vittoria degli Achei allora fece emergere dalle acque del mare vicino la spiaggia assediata due enormi serpenti che aggredirono e alla fine uccisero sia Laocoonte che i suoi due figli, Antifante e Timbreo tra le urla strazianti per il dolore e lo sgomento di tutti.
La scultura ci descrive in modo così dettagliato e realistico quel terribile momento dell’aggressione da parte dei serpenti mandati dalla dea. Sembra di leggere le pagine di un libro che ci racconta una triste storia nei minimi particolari. Laocoonte e i figli sono rappresentati dagli artisti con una naturale espressione di terrore nei loro lineamenti e nel movimento che ci fanno subito intuire il triste momento vissuto. Sembra quasi di poter udire le urla dei personaggi che vengono morsi dai serpenti e che con i loro muscoli tesi in un ultimo sforzo cercano in qualche modo di togliersi di dosso la loro feroce presa delle spire. Intravediamo quasi un aumento emotivo e del dramma vissuto sulla parte sinistra dell'opera. Infatti il figlio che vediamo alla nostra sinistra non ha più forza di combattere e sembra che si stia lasciando andare al crudele destino della morte, mentre l’altro figlio con il suo movimento del piede sembra quasi che si stia liberando e voglia trasmettere questa sensazione di voglia di vita al padre. Straordinaria davvero l’intensità espressa del dolore umano raffigurato nell’opera in modo così realistico. Spettacolare l'energia trasmessa e il movimento attraverso questi volti, questi visi con le sopracciglia inarcate, le narici dilatate o la fronte corrugata.

Laocoonte arte Ellenica particolare


La composizione della scultura è geometrica perché basata su una invisibile diagonale che parte dalle vesti del figlio a destra e finisce col braccio alzato del padre. Vediamo anche l’intersezione di alcune linee oblique che vanno dai figli al padre, ai serpenti e che trasmettono tensione (vediamo sopra nel particolare). I corpi tesi e muscolosi di Laocoonte e dei figli che esprimono grande forza come la tradizione ellenistica richiedeva vengono esaltati ulteriormente nei volumi dalla superficie del marmo molto lavorata e liscia che cattura la luce in modo perfetto. Inoltre vediamo che il racconto dell’opera è orientato tutto sul piano frontale.
Insomma penso che le parole non bastino a descrivere questo immenso capolavoro della scultura, quindi il consiglio è quello di andare a vederlo dal vivo perché ne vale davvero la pena, visto che la storia ci narra che anche uno dei più grandi scultori di tutti i tempi, l’italiano Michelangelo Buonarroti vedendolo riaffiorare dopo uno scavo archeologico fatto nella città di Roma nel Cinquecento ne rimase letteralmente estasiato e si crede che questa opera abbia fatto innamorare e quindi iniziare all’arte della scultura l’artista.
Trovate altre celebri opere della scultura nelle pagine in alto.

domenica 9 febbraio 2014

Il Tempio greco e i suoi elementi: un simbolo di armonia per l'architettura

Il Tempio greco e le sue caratteristiche principali: l'architettura e l'arte nell'antica Grecia.
Oggi parliamo in modo semplice del Tempio sacro, cioè di quell'Edificio progettato e fatto erigere nelle città greche in specifiche aree che venivano chiamate Acropoli, queste di solito erano nella parte alta della città e veniva usata dai fedeli per scopi religiosi e di culto verso gli dei. Sin da subito gli esperti dell'arte hanno considerato i Templi della Grecia come degli straordinari capolavori dell'architettura. Sotto l'immagine del Tempio Partenone.



Attraverso gli studi e le ricerche eseguite sui resti e le rovine che sono state scoperte a seguito di importanti scavi archeologici possiamo oggi in qualche modo intuire l'altissimo livello raggiunto nella costruzione dei Templi dagli architetti di allora e quanto sia stato importante ogni singolo dettaglio per avere un progetto perfetto di tali grandiose opere erette nelle città e sui territori più importanti della Grecia antica.
I Templi però non venivano visti dai cittadini soltanto come delle semplici costruzioni in cui svolgere le normali funzioni religiose ma erano considerati dei veri e propri Edifici simbolo per il popolo greco. Alcuni dei Templi dedicati ai mitici dei greci infatti sono diventati uno straordinario esempio da imitare. Si ammirano per la loro bellezza, la loro perfetta armonia o la proporzione dell’intera architettura che abilissimi artisti erano riusciti a realizzare dopo studi e tante ricerche, portando con essi l’arte e l’architettura Greca a livelli altissimi, spesso mai raggiunti, capace di entusiasmare e meravigliare qualunque ingegnere e architetto nei tempi che seguirono e sino ai nostri giorni.
Quante volte abbiamo sentito parlare nelle scuole dei meravigliosi Templi Greci come di bellissimi capolavori dell'arte. Uno dei più importanti e famosi è il Partenone edificato tra il 447 e il 438 a.C. nell’antica Acropoli di Atene in Grecia. Altri bellissimi Templi greci sono più vicino a noi perché li troviamo nella splendida Valle dei Templi presso la città di Agrigento in Sicilia.
Tipi di pianta ed elementi del Tempio greco.
Il tempio greco a differenza di altri Edifici come per esempio i faraonici Palazzi dell’antica civiltà degli Egizi o quelli della Mesopotamia spesso davvero monumentali, è in genere di dimensioni più piccolo e il suo progetto presenta delle innovative idee architettoniche che tengono conto di tutte le necessità e di quello che si era sviluppato sino ad allora per l’arte che sappiamo in quell’epoca si evolveva e si migliorava sempre tra gli artisti greci, spesso per motivi di vanto o di concorrenza tra le grandi città sparse sul territorio. In base al periodo o all'età storica (età arcaica, età classica, Ellenismo) e all'area in cui furono costruiti possiamo trovare diverse tipologie della pianta del Tempio greco che vanno dai più semplici sino ad arrivare a quelli più grandiosi e belli che furono definiti per gli ordini architettonici usati negli elementi Tempio Dorico e Tempio Ionico. Per esempio il celebre Partenone, il Tempio dedicato alla dea Atena costruito tra il 447 e il 438 a.C. Fu costruito durante l'età Classica in stile Dorico e con degli elementi Ionici.
Tipi di piante per i Templi greci.



Tempio a Oikos: corrisponde alla casa (oikos) del dio ed è costituito da un ambiente rettangolare dove si accedeva dal lato più corto.
Tempio in antis: un tempio in cui venivano prolungati i due lati maggiori e vengono inserite due colonne nell'ingresso tra le ante che servivano a reggere la trabeazione.
Tempio prostilo e anfiprostilo: tempio con una fila di colonne davanti all'ingresso (prostilo). Se le colonne erano anche sul retro era chiamato anfiprostilo.
Tempio perittero e dittero: tempio con una fila di colonne lungo tutto il perimetro (perittero), che forma un porticato detto peristasi. Se questo corridoio fatto da colonne detto anche deambulatorio era doppio il tempio era dittero.
Queste nuove concezioni dell’architettura greca porteranno nella costruzione dei Templi alcune caratteristiche che saranno ritenute fondamentali per un migliore risultato finale.

Sezione di un Tempio della Grecia


Le caratteristiche principali del Tempio greco sono un perfetto equilibrio unito a una proporzione e una armonia tra tutti gli elementi che compongono l'intera architettura. Ogni fedele che frequenta il Tempio per seguire i riti sacri o semplicemente lo osserva si rende conto come sia ben definito nelle sue misure e nelle proporzioni. Vi è uno studio matematico e geometrico quasi maniacale nei rapporti tra le linee orizzontali date dagli architravi o dai basamenti e quelle verticali delle bellissime colonne. E ancora tra gli spazi vuoti e quelli pieni con le sue perfette e precise colonne lungo il perimetro o la cella all’interno. Questa era il locale più sacro ove si custodivano le offerte dei fedeli e una grande statua del dio a cui il Tempio era dedicato. La cella di solito era accessibile soltanto al sovrano, il quale era anche un sacerdote e ad altri sacerdoti che officiavano i grandiosi riti religiosi. Prima di iniziare la costruzione del Tempio gli architetti greci progettavano tutto sin nei minimi dettagli, definendo le esatte misure della pianta e le proporzioni secondo dei rigorosi rapporti geometrici e matematici. Si doveva stabilire quale doveva essere l’unità di misura base, definita anche “modulo”. Di solito questa misura veniva presa dal raggio della colonna alla base, altre volte invece l’unità di misura base veniva data dall’altezza del gradino dello stilobate. Da questa misura base poi si determinavano tutte le altre attraverso delle operazioni matematiche che riguardavano i multipli, i sottomultipli o le frazioni dell’unità base per avere alla fine un rapporto perfetto tra tutti gli elementi che componevano il Tempio. I cittadini assistevano ai vari riti religiosi stando spesso al di fuori di esso e osservando il paesaggio che si intravede attraverso gli spazi delle colonne decorate. Queste e la cella del dio greco interna vengono irradiate da una luce naturale che cambia nelle diverse ore diurne dando bellissimi effetti, mentre la sera il Tempio era illuminato da torce e dal fuoco degli altari sacri. Il Tempio era definito anche un edificio aperto all’ambiente per la mancanza di particolari muri o pareti esterne. Sotto vediamo un immagine con alcuni elementi visibili in un Tempio. In base alle dimensioni, alle forme, al numero delle colonne, a come queste vengono disposte o alla pianta utilizzata che può essere rettangolare o circolare abbiamo alla fine diverse tipologie di Tempio greco individuate già nell’antichità. Per esempio una descrizione ci arriva da un famoso personaggio romano, Vitruvio Pollione. Egli descrive il Tempio in base l’organizzazione della pianta, degli spazi interni e alla presenza o meno della “peristasi”, cioè il porticato che circonda l’edificio all’esterno. Per Vitruvio anche il numero delle colonne del prònao completa la denominazione del Tempio. Se esse sono quattro l’edificio è definito tetrastilo, se sono sei invece esastilo e così via. Il Partenone per esempio avendo otto colonne sul fronte e un unico peristilio viene definito come tipologia periptero octàstilo.

lunedì 3 febbraio 2014

Il Tempio del Partenone ad Atene questa straordinaria architettura degli antichi Greci

Il Tempio greco (caratteristiche e elementi principali) che noi conosciamo col nome di Partenone eretto nella città di Atene viene considerato un bellissimo capolavoro dell'architettura classica dell'antica Grecia. Il Partenone è un celebre simbolo capace di testimoniare tutta la bellezza che cerchiamo nell'arte. Infatti anche chi come me è un semplice dilettante può percepire guardando in ciò che ne resta della sua architettura o nei suoi elementi quale sia stato l'altissimo livello raggiunto dagli artisti di quella che fu una delle più importanti civiltà della storia. Sotto vediamo una immagine del Tempio del Partenone di Atene.



Le caratteristiche e i dati più importanti nell'opera del Partenone.
Il Partenone fu costruito intorno agli anni 447-438 a.C. presso la città di Atene da un progetto realizzato dagli architetti greci Ictino e Callicrate. Alla sua costruzione prese parte oltre alle numerose manovalanze specifiche anche un celebre artista dell'epoca, lo scultore Fidia con i suoi collaboratori che eseguirono le magnifiche decorazioni e le sculture come ornamento di alcuni elementi. Dopo le sanguinose guerre avute con i nemici persiani la città di Atene conobbe un periodo di grande prosperità e sviluppo sia politico che socio-culturale. Questo particolare e felice periodo per la popolazione che venne definito dagli storici l'età d'oro di Atene fu dovuto anche grazie alla giusta guida e alle idee di un famoso sovrano. Questo sovrano si chiamava Pericle e tra le tante novità volle anche ricostruire e far rinascere alcune aree e alcuni monumenti della città. L'idea di Pericle era che queste aree cittadine con le nuove opere di architettura dovevano essere talmente belle alla vista delle persone da dover diventare un vero simbolo per il futuro dell'Acropoli e una grande testimonianza della straordinaria arte della civiltà greca. Il primo edificio eretto dagli artisti che presto divenne anche il più rappresentativo è proprio il Partenone, ossia un bellissimo Tempio sacro dedicato alla amata dea Athena vergine. Parthenos vuol dire in lingua greco antico vergine, la protettrice di Atene.
Il Partenone fu progettato tenendo presente gli elementi dello stile Dorico (trovi articolo) e fu costruito con una pianta a forma ottastilo, cioè rettangolare con 17 per 8 colonne su un sito ove esistevano già delle rovine di altri templi distrutti durante una delle guerre. Infatti in principio la difficoltà maggiore degli architetti Ictino e Callicrate è stata proprio quella di inglobare quel che restava di un vecchio Tempio dorico del tipo esastilo, adattandolo al nuovo progetto. Anche per questo motivo il Partenone viene visto dagli esperti come un grande esempio di trasformazione architettonica. Si usò come materiale per la struttura e le decorazioni del pregiatissimo marmo che ricordo un tempo era anche dipinto dagli artisti con dei colori molto vivaci in alcuni suoi elementi come per esempio il frontone, le metope o fregi. Pensiamo che meraviglia di visione doveva essere la sua vista nell'Acropoli per ogni cittadino. Un simbolo dell'armonia e della bellezza classica artistica nel V secolo per la rinascita della città di Atene che gli architetti greci hanno concepito con nuove idee soprattutto per essere anche un edificio sacro, funzionale e a misura d'uomo senza essere diciamo soltanto una meraviglia dell'arte. I fedeli in esso onoravano e pregavano attraverso alcuni riti sacri la loro dea tra i corridoi e lo spazio esterno senza sentirsi minimamente inferiori o schiacciati dall'imponenza del Tempio che era anche molto arioso rispetto ad altre costruzioni simili, legandosi anche perfettamente al paesaggio circostante. Le colonne presentano delle scanalature ed erano più slanciate. La cella interna (naos) che era come un vero e proprio santuario in cui potevano accedere soltanto i Sacerdoti custodiva un tempo oltre a offerte e importanti tesori una gigantesca statua della dea Atena Parthenos, realizzata con una altezza di circa 12 metri dal celebre scultore Fidia. Per quanto riguarda le bellissime decorazioni che ornavano i frontoni, le metope e i fregi del Partenone, quello che ne resta e che costituisce sicuramente il documento più alto dello stile classico è diviso in alcuni importanti Musei del mondo, il Louvre di Parigi, il British Museum di Londra e il Museo dell'Acropoli di Atene. In queste bellissime decorazioni troviamo scolpite da Fidia e suoi aiutanti alcune scene che narrano la nascita della dea Atena, la grande devozione per Essa da parte dei fedeli o alcuni Miti greci come le lotte dei Giganti e dei Centauri.