sabato 26 aprile 2014

L'Impressionismo per l'arte una rivoluzione artistica nata nell'Ottocento


Arte e Impressionismo: le origine, le idee e gli artisti più celebri.
Come molti avranno imparato dalla storia l'Ottocento è stato uno dei secoli più importanti per quanto riguarda i grandi cambiamenti e una nuova marcia nello sviluppo della società e della cultura in Europa. Infatti e proprio durante gli anni dell'Ottocento, soprattutto nella sua seconda metà che assistiamo per esempio a un grande fermento culturale e artistico capace di portare poi ad avere delle scoperte e delle vere e proprie rivoluzioni nell'arte come per esempio avvenne attraverso una delle forme d'arte più amate dagli artisti, ossia quella della pittura. Durante lo stesso periodo anche in Italia la pittura si rinnova sempre di più grazie a dei nuovi ideali e alle nuove tecniche trasmesse da quegli artisti che aderiscono al Movimento dei Macchiaioli.



Mentre in Francia vediamo una vera e propria rivoluzione nella pittura talmente importante e fondamentale diranno in seguito gli esperti e gli storici d’arte che da lì in poi tutto cambierà e non sarà più lo stesso. Tutto questo accade in Francia intorno agli anni Sessanta e Settanta dell'Ottocento quando verranno esposte alcune opere che mostrano delle nuove idee, delle diverse caratteristiche realizzate da alcuni francesi che verranno denominati come gli artisti Impressionisti, un nome che deriva dalla corrente artistica che hanno creato, l'Impressionismo. Usando le loro nuove idee rivoluzionarie e le loro opere gli impressionisti vogliono stravolgere il mondo dell'arte, dando una nuova identità. Verranno cambiate tutte le tradizionali regole artistiche e i vari canoni che si erano seguiti sino a quel momento. L'Impressionismo riuscirà alla fine a influenzare tutto il mondo dell'arte, portando ulteriori sviluppi anche successivamente sino ad arrivare a toccare l’arte Moderna e l'arte Contemporanea.
Questa nuova corrente artistica dell'Impressionismo vede la sua nascita e si sviluppa a partire dai primi anni Sessanta dell’Ottocento. Da alcune testimonianze storiche sembra che la prima manifestazione del gruppo di artisti appartenente agli Impressionisti viene fatta risalire all'anno 1874 quando viene allestita una piccola Mostra di arte presso lo studio di un fotografo amico il cui nome era Nadar. E proprio in questa prima occasione di mostrare la loro arte che viene coniato anche quello che diventerà un celebre nome, ossia il termine impressionismo suggerito dal titolo di una delle opere presenti intitolata Impressione Il levar del sole, un quadro realizzato dall'artista Claude Monet che è diventato oltre che celebre anche uno dei simboli dell'Impressionismo francese. Vediamo quest'opera nell'immagine su in alto. Trovate anche una descrizione di quest'opera su in alto tra Tecniche e opere d'arte.
Arte e Impressionismo con alcune caratteristiche principali.
Spesso molto diversi per carattere e temperamento i pittori impressionisti sono però uniti dal comune desiderio di rompere con tutte le regole dell’arte ufficiale. Tutti gli Impressionisti avranno lo stesso pensiero artistico oltre che alcune semplici caratteristiche che possiamo elencare qui sotto:

come già detto il rifiuto completo dei principi compositivi tradizionali. Aboliscono per le loro opere l’uso del disegno preparatorio e delle rigorose costruzioni prospettiche sino ad allora molto utilizzate nelle preparazioni di un opera dagli altri artisti.
Gli impressionisti non vogliono trattare nelle loro opere dei soggetti mitologici, storici o religiosi e non vogliono neanche trattare di soggetti che raffigurano dei temi politici o sociali che in quei periodi invece erano molto cari soprattutto ai pittori che facevano parte della corrente artistica Realista.
Inoltre i pittori impressionisti hanno anche un altra caratteristica molto importante che li distingue dagli altri loro colleghi. Loro vogliono portare il loro studio artistico che in lingua francese viene tradotto Atelier fuori, nelle strade e nelle campagne francesi. Nel senso che gli impressionisti vogliono realizzare le proprie opere d’arte, le proprie loro impressioni artistiche all’aria aperta o come era di moda dire en plein air, così da poter cogliere tutti quei momenti magici e quegli effetti della luce che potevano essere di grande ispirazione sul posto. In questo modo gli artisti notavano anche i vari cambiamenti della luce e delle ombre naturali insieme ai forti contrasti e gli effetti che trasmettevano. Questi risultati e queste idee si possono vedere per esempio in tante opere impressioniste, come nelle celebri opere di Monet. E tutto questo era il contrario di come si dipingeva prima, cioè sempre in uno studio al chiuso, idealizzando la bellezza e le forme e riportandoli su di una tela. Qui sotto vediamo due opere impressioniste di Monet che fanno parte di una serie di studi sullo stesso paesaggio (La Cattedrale di Roun) e che svela le diversità dei colori e degli effetti di luce col trascorrere del tempo come la prima mattina, il pomeriggio o la sera.



I pittori impressionisti cercano di rappresentare la realtà così come la vedono, cogliendo solo l’impressione generale senza soffermarsi più di tanto sui dettagli.



La luce e il colore sono gli strumenti più adatti per esprimere le impressioni suscitate in ogni artista dall’osservazione della realtà.
Ogni Artista poi con le proprie pennellate e col proprio stile darà un impronta più personale, magari per esempio con delle pennellate rapide e frantumate si darà un idea di istantaneità della percezione visiva. I colori chiari e luminosi non sono mescolati sulla tavolozza ma vengono accostati direttamente sulla tela.

mercoledì 23 aprile 2014

Arte e Dadaismo una curiosa corrente artistica del Novecento


Arte e Dadaismo: uno stile artistico, una tendenza tra le più stravaganti e curiose negli anni del Novecento.
Gli appassionati di arte sapranno bene che quando si sente citare il termine “Dadaismo” si intende parlare di una delle tendenze culturali più stravaganti e particolari del secolo Novecento. Una corrente artistica quella del Dadaismo che gira attorno a questo meraviglioso mondo pieno di talento e creatività, di grandi artisti e di immensi capolavori che è il mondo dell'arte che con le proprie “stranezze” è stata capace di influire sulle menti e sul pensiero di tanti nuovi artisti che poi vi hanno aderito, divenendo gli artisti Dadaisti con delle idee un po' particolari, spesso in controtendenza e ribelli rispetto alle “classiche” e tipiche caratteristiche dell'arte di quel periodo.



Il Dadaismo tra origine e caratteristiche.
Il Dadaismo per quanto riguarda la storia dell'arte è un Movimento artistico che ha origine e viene costituito per la prima volta in Svizzera, esattamente nella città di Zurigo intorno agli anni 1914-1916, quindi proprio durante un periodo davvero molto buio per l'umanità, infatti da lì a poco si arriverà alla prima Guerra mondiale che come sappiamo si portò via milioni e milioni di vittime anche innocenti come bambini, donne e vecchi. Il Dadaismo così come avvenne anche per altre correnti artistiche dell'epoca riuscì a svilupparsi e a diffondersi in altre aree geografiche arrivando per esempio nella vicina Francia, in Germania e attraversando l'Oceano anche negli Stati Uniti di America. Inizialmente si parla del Dadaismo come fosse una semplice moda per pochi uomini, una tendenza un po' strana nata soprattutto come forma di protesta e di ribellione verso quell’imbarbarimento delle coscienze umane che come succede ancora oggi durante tutte le guerre riescono a darci soltanto il peggio, il male di ciò che ognuno porta dentro di se. Poi nel tempo il Dadaismo incomincia a svilupparsi sempre di più e a influire anche il mondo culturale e il mondo delle arti arrivando a toccare il pensiero e le passioni di numerosi artisti che lavorano con le Arti visive, il Teatro, la Grafica, la Letteratura e la Poesia.
Gli artisti appartenenti al Dadaismo rifiutano i valori morali che ha la società occidentale. Vogliono infrangere tutte le convenzioni estetiche dell’arte ufficiale affermando anche la vanità e l’ipocrisia di quei valori che non avevano potuto evitare e scongiurare l’inizio della prima Guerra Mondiale.



Il Dadaismo è spesso un gioco dissacratore che spesso va contro tutti e tutto. Questo ci risulta evidente anche nella scelta del nome che hanno voluto dare alla loro corrente visto che il termine “Dada” non ha alcun significato. Secondo i dadaisti stessi, Dada non è arte anzi è qualcosa che va contro l'arte, è una anti-arte. Se l’arte ad esempio sosteneva e dava una grande importanza all’estetica ecco che l'artista Dada ignora assolutamente l’estetica. Se nell'arte diciamo tradizionale i vari artisti volevano comunicare in alcune loro opere dei messaggi che trasmettono dei sentimenti positivi ecco che l'artista Dada rilancia con delle offese e molto pessimismo. Attraverso questo rifiuto categorico di ciò che può essere l'arte “tradizionale” con i suoi soliti canoni i dadaisti volevano distruggere se stessi usando magari l'ironia e prendendosi gioco di tutto. E per queste loro particolari caratteristiche e le loro curiose idee gli artisti del Dadaismo erano visti e considerati dalle persone diciamo della “società normale” come degli uomini molto stravaganti, irriverenti e burloni, che cercano sempre di dissacrare qualunque cosa, quindi persone che non devono essere presi in seria considerazione. Insomma oggi qualcuno chiamerebbe chi si sente un vero Dada dentro, soltanto un simpatico mattacchione che ha voglia di mettersi in evidenza, altri ancora lo vedrebbero come il solito “Bastian contrario” che critica tutto e tutti e tutto finirebbe lì.
Per quanto riguarda l'arte Dadaista gli artisti utilizzano delle tecniche come la fotografia, il Frottage e il collage. Essi impiegano spesso degli strumenti che non sono quelli tradizionali in Arte come per esempio l’aerografo e trasformano oggetti che sono nati per un uso quotidiano in vere e proprie opere dell'arte. Questa tecnica nell'arte è conosciuta come ready made, ossia già fatto.
L’Arte è un gioco che non richiede una specifica abilità manuale o artigianale. Infatti per i Dadaisti l’arte è soprattutto un fatto mentale per cui è possibile riconoscere anche nel più banale degli oggetti quotidiani una vera e propria opera d’arte.

martedì 22 aprile 2014

L'Arte Concettuale una delle correnti artistiche del Novecento


L'arte Concettuale: le origini e cos'è con semplici parole.
Con Arte Concettuale intendiamo parlare di una di quelle correnti artistiche, così come è accaduto anche per altri nuovi Movimenti all'epoca che sono nate e si sono manifestate inizialmente negli Stati Uniti d'America durante gli anni Sessanta e più precisamente dopo l'anno 1965. sotto vediamo l'immagine di una celebre opera dell'Arte Concettuale conosciuta come Una e tre sedie dell'artista Joseph Kosuth realizzata nel 1965 con una tecnica mista, New York Museo di Arte Moderna.

Una e tre sedie opera concettuale di J. Kosuth


Ormai tutti noi conosciamo bene come questi anni Sessanta siano stati un momento storico davvero molto importante per i grandi cambiamenti e i passi in avanti che sono stati fatti nella società dall'uomo moderno. Infatti attraverso alcuni precisi avvenimenti storici accaduti in quei “mitici anni Sessanta” come numerose persone di una certa età ancora amano ricordare, per esempio le grandi proteste fatte da intere generazioni di giovani e di adolescenti, le loro contestazioni politiche fatte con cortei e nelle scuole portarono poi a delle vere e proprie rivoluzioni di massa in tanti campi della società come anche in quello culturale e quello politico. È proprio in quegli anni pieni di tensioni e di grande fermento che nascono nel continente Americano nuove idee, diverse nuove forme di creatività e di pensiero artistico sempre pronte a cambiare o magari soltanto a criticare la tradizionale arte come la si conosceva allora. Tra queste nuove correnti artistiche a volte visionarie e moderne degli anni Sessanta le più importanti che ebbero anche una grande influenza sui giovani e i nuovi artisti sono state la Pop Art, la Op Art, la Minimal Art e l'Arte Concettuale.
Una delle caratteristiche principali dell'arte Concettuale è quella di rappresentare, di definire soprattutto le idee e i concetti anziché trasmettere la pratica vera e propria e l'oggetto materiale come opera. Cioè ogni artista dell'arte Concettuale cerca di mettere in risalto, di privilegiare la dimensione mentale e il ragionamento a quella manuale ed esecutiva. È più importante alla fine la progettazione e l’ideazione di un opera alla sua vera e propria realizzazione manuale.

lunedì 21 aprile 2014

La Minimal Art tra origini e caratteristiche di questa corrente artistica


La Minimal Art e le origini con semplici parole.
Quando nel meraviglioso e affascinate mondo dell'arte sentiamo parlare di Minimal Art ci viene in mente quella che è stata una corrente artistica, una nuova tendenza capace di influire l'arte e il pensiero di molti nuovi artisti in un periodo storico molto vicino a noi, contemporaneo.



La Minimal Art che in italiano possiamo tradurre semplicemente come arte minimalista è una particolare corrente artistica nata in principio negli Stati Uniti di America e da lì si diffuse poi in gran parte del mondo compresa la nostra Italia. La storia ci indica come momento della nascita della Minimal Art gli anni Sessanta, più precisamente intorno all'anno 1965. Come molti sicuramente sapranno gli anni Sessanta definiti anche da intere generazioni di giovani e di adolescenti di quel tempo “i mitici anni Sessanta” sono stati per l'uomo e la società del mondo intero e quindi anche per la nostra un momento davvero molto intenso, ricco di grandi cambiamenti. Se pensiamo soltanto per esempio all'uomo di allora e a tutti i vari cambiamenti avuti proprio in quegli anni a seguito delle famose proteste, delle contestazioni dei giovani, alle celebri rivoluzioni culturali e sociali che porteranno in quel periodo anche molti nuovi artisti a vedere e percepire il mondo dell'arte con occhi nuovi e a trovare nuove strade per realizzare la loro arte. E proprio in questo contesto sociale di grande fermento e di ribellione soprattutto da parte dei giovani che nasceranno nuovi pensieri e nuove correnti artistiche come la Pop Art, la Op Art o la Minimal Art tanto per citarne alcune di esse.

La Minimal Art: alcune delle caratteristiche principali.
Gli artisti che aderiscono alla Minimal Art di solito vengono definiti come gli artisti Minimalisti. Questi artisti furono tra i maggiori protagonisti dell'arte durante gli anni Sessanta dandone una loro personale e a volte radicale interpretazione artistica, oltre che un forte impulso a essa. Attraverso questa corrente infatti gli artisti minimalisti con le loro opere, i loro lavori vogliono trasmetterci alcune precise idee, delle caratteristiche che possiamo sintetizzare in:
un processo che vede la riduzione della realtà, una antiespressività, l'impersonalità, la freddezza emozionale, l'enfasi sull'oggettualità e fisicità di un opera e la riduzione alle strutture elementari geometriche.
Questa nuova corrente artistica è riuscita ad appassionare numerose persone facendo anche moltissimi proseliti in altri campi artistici oltre che in quelli diciamo “tradizionali” della pittura, della scultura o dell'architettura. Infatti la Minimal Art la troviamo anche nel Design, in campo musicale e in letteratura.
Gli artisti utilizzano nell'arte Minimal delle forme geometriche elementari come per esempio quella dei cubi, dei rombi o del cerchio. Si servono inoltre di materiali molto semplici e che non fanno parte della tipica tradizione insegnata nelle Accademie o nelle Scuole d'arte. Questi materiali usati per realizzare un opera minimalista possono essere l’acciaio, la plastica, il plexiglas, il cemento e diversi altri.
Nell’Arte minimal l’oggetto artistico non deve avere una funzione decorativa o magari trasformarsi in della merce di consumo per poterci tanto speculare sopra. Infatti per i minimalisti non è importante il prodotto artistico in se, l'opera finita, ma è importante soprattutto il suo processo creativo, quindi come quest'opera sia stata concepita. Per questi motivi ecco che si avrà un opera che non deve essere per forza di cose realizzata esclusivamente dal suo stesso ideatore e una volta terminata la stessa può essere anche distrutta, cancellata a seconda di come è stata realizzata.
A volte capita che le opere che appartengono alla Minimal Art hanno delle dimensioni tali da rendere spesso impossibile il loro inserimento in spazi residenziali o abitativi che definiremmo “normali”. Questo è il modo in cui l’artista evita che la propria opera si trasformi in una merce di consumo e assuma una funzione puramente decorativa.
Tra i nomi degli esponenti più importanti dell’Arte Minimal troviamo Donald Judd, Robert Morris e Sol Le Witt. All'inizio sopra possiamo vedere l'immagine di una grande opera di Donald Judd Senza titolo realizzata nel 1966 con dimensioni di 122x305x305 cm.

martedì 15 aprile 2014

Arte e natura morta uno dei temi utilizzati dagli artisti


La natura morta per l'arte.
Quando sentiamo nominare il termine “natura morta” riferito all'arte e alla pittura artistica a molti di noi ci viene quasi subito pensare ad alcuni importanti dipinti che hanno fatto scuola in passato e che oggi vengono considerate dagli esperti dei capolavori assoluti dell'arte. Tra queste celebri opere che hanno come soggetto delle nature morte come non ricordare per esempio la bellissima canestra di frutta del Caravaggio realizzata dall'artista italiano intorno all'anno 1599 e che vediamo qui sotto.



La natura morta per le sue caratteristiche è anche uno dei soggetti preferiti e più usati per quanto riguarda gli artisti alle prime armi ma anche per gli studenti delle varie Accademie o delle Scuole artistiche private. Non vi è un artista alle prime armi che almeno una volta non abbia dovuto fare i conti con la realizzazione di una sua natura morta e da li capire se valeva la pena continuare o meno su questa strada artistica.

Da testimonianze sappiamo che la natura morta nell'arte è qualcosa che l'uomo ha pensato sin dall'antichità, infatti anche se sono molto rare questo soggetto è stato ritrovato già in lavori artistici molto antichi con qualche ottimo esempio in disegni o altre opere. Ma il vero periodo in cui gli esperti di arte indicano che la natura morta ha avuto un vero e proprio boom, diventando addirittura anche un genere a sé stante per molti artisti è stato durante il periodo storico che viene indicato col nome di tardo Rinascimento, cioè in quel particolare periodo per il mondo dell'arte in cui tutto si rinnovava, tutto rinasceva e si creava grazie soprattutto al lavoro e all'opera di alcuni grandi uomini e di grandi artisti.
In Italia gli esperti attribuiscono l’inizio di questo genere usato nelle opere d'arte proprio al grande pittore Michelangelo Merisi detto il Caravaggio del quale possiamo ammirare lo splendido Canestro di frutta esposto presso l’Ambrosiana di Milano che vediamo sopra.
Una delle caratteristiche principale delle opere con natura morta o come la chiamano in modo più giusto gli inglesi “Still life”, cioè vita silente è quella di far diventare protagonisti nelle tele o su altri supporti delle cose che sono inanimate come possono essere la frutta, la cacciagione, le bottiglie, i piatti, vari strumenti, i vasi e tanti altri oggetti. La bravura dell’artista sta proprio nel dare attraverso una attenta composizione di questi oggetti e una atmosfera particolare realizzata attraverso le ombre e le luci un soffio di vita ideale, rendendoli eterni.

Morandi natura morta del 1929


Uno dei grandi maestri italiani che ha studiato, sperimentato e cercato di migliorare questo genere delle nature morte, dedicando gran parte della sua carriera artistica è stato senza dubbio l'artista italiano Giorgio Morandi (1890-1964). Celebri sono le sue opere su questo tema. All'artista Morandi bastava dare uno sguardo a dei vecchi lumi, dei barattoli fatti di ruggine, dei peperoni o delle bottiglie per vedere in loro una scintilla di vita, una qualche emozione oltre la semplice polvere e tutto questo poteva essere fermato nel tempo su di una semplice tela.

venerdì 11 aprile 2014

Il Doriforo di Policleto: il capolavoro della scultura greca che fece scuola


Il Doriforo di Policleto da Argo uno dei massimi capolavori della scultura classica della Grecia antica, imitato e ammirato da tutti gli artisti del passato e del presente per le sue innovazioni, il grande equilibrio e le sue perfette proporzioni.



Questa opera scultorea che fu realizzata dal maestro Policleto da Argo venne considerata sin da subito qualcosa di unico per l'arte, un modello da imitare con tutte le sue novità e i suoi pregi e oggi viene anche considerato uno dei massimi simboli di quel periodo artistico che noi conosciamo come l'Arte classica degli antichi Greci.



In origine la scultura del Doriforo, ossia un nome che ha il significato di portatore di lancia venne realizzato usando del materiale bronzeo intorno all'anno 450 a.C. Il suo autore, Policleto da Argo (Argo era la località di nascita dell'artista) fu uno dei più grandi artisti attivi in quel periodo. Attraverso dei particolari e rigorosi studi che comprendevano geometria e matematica, uniti anche a una sua personale e nuova intuizione per la scultura Policleto realizza questa sua bellissima statua definendo attraverso di essa anche delle nuove regole che vennero chiamate “canoni” e che servirono a realizzare una figura umana scolpita che era molto più vicina alla perfezione. Ecco che la scultura greca raggiungerà dei livelli talmente alti che nel futuro poche volte sono stati avvicinati o addirittura superati. Il Doriforo è un simbolo che racchiude e interpreta tutte queste nuove idee e i canoni di Policleto tralasciando o cancellando magari altre informazioni che di solito vengono prese. Infatti la critica d’arte antica non era interessata a collocare la statua nel suo contesto storico o a sapere chi la commissionò bensì a riconoscere soprattutto i valori che questa esprimeva.
Oggi purtroppo del Doriforo originale in bronzo realizzato da Policleto non vi è più traccia ma esistono alcune copie realizzate in marmo risalenti all’età romana che ci restituiscono tutta la bellezza e l’aspetto che poteva avere l’originale. Qui sopra vediamo l'immagine del Doriforo in marmo che si trova presso la città di Napoli al Museo archeologico Nazionale, alta circa 212 centimetri e risalente alla fine del II secolo a.C. Gli esperti di arte definiscono questa come una delle copie più belle in assoluto.



Come si vede la statua rappresenta un uomo giovane nudo dal corpo reso in modo perfetto e atletico. La statua teneva nella mano sinistra una lunga lancia che era poggiata sulla spalla sinistra e uno scudo mentre nell’altra mano teneva forse un altra piccola arma. Questi oggetti e le armi purtroppo non sono arrivati sino a noi. La figura umana rappresentata da Policleto è colta nel preciso momento in cui sta per portare in modo naturale la gamba sinistra in avanti, spostando tutto il peso del corpo sulla gamba destra. In questo modo grazie a questa forza espressiva noi riusciamo a intuire la potenzialità del movimento che andrà a fare (movimento sospeso). Vediamo anche che la testa che ha dei capelli in piccole ciocche è inclinata verso destra e ci mostra un volto idealizzato dai lineamenti molto regolari che trasmette una grande serenità. Il corpo dell’uomo esprime grande equilibrio. Questo si vede anche nella possente muscolatura attraverso dei rilassamenti e delle tensioni molto naturali. La grande invenzione artistica portata da Policleto nel Doriforo è l’aver intuito e risolto in modo perfetto il bilanciamento e come risponde nel movimento il nostro corpo umano. Questa nuova scoperta che verrà chiamata chiasmo Policleteo (incrocio degli elementi), cambierà la visione e la tecnica nella scultura per scolpire ed esprimere il movimento e i corpi. Infatti prima una scultura di un corpo umano veniva realizzata in posizione frontale, ferma e con le braccia distese lungo i fianchi. Policleto ai suoi modelli fa alzare un braccio, sposta leggermente una gamba indietro e vede come il peso e l’equilibrio del corpo rispondono a tutto ciò, intuendo che a ogni tensione o movimento di un elemento o di un arto del corpo doveva ripercuotersi anche da un altra parte dello stesso (vedi il particolare). La ponderazione del Doriforo è il risultato di una costruzione molto attenta e articolata che si fonda sul chiasmo, appunto sull’incrocio di elementi e sulle opposizioni delle parti del corpo generando così un equilibrio perfetto di baricentro e pesi.

mercoledì 2 aprile 2014

Marietta Robusti l'artista figlia del celebre pittore il Tintoretto


Marietta Robusti (circa 1554-1590) le origini e l'arte della figlia di uno dei più grandi maestri della pittura del Cinquecento, Jacopo Robusti detto il Tintoretto (1518-1594).
Quando si sente il nome di Marietta Robusti sono sicuro che molti appassionati di arte ritornano con la mente molto indietro nel tempo, esattamente in quei bellissimi anni per l'arte che furono gli anni del Cinquecento pensando a una delle donne di quell'epoca che riuscì pur avendo vissuto una vita breve a diventare una delle artiste più conosciute e apprezzate nella storia della pittura italiana. Tutto questo per Marietta fu possibile grazie a uno straordinario talento personale unito a una grande passione verso tutto ciò che era l'arte e la pittura artistica in quel periodo, una passione trasmessa sicuramente anche dall'amore e dal lavoro che svolgeva il celebre padre, appunto il pittore Jacopo Robusti entrato nella storia con il nome d'arte il Tintoretto. Qui sotto vediamo un celebre autoritratto attribuito quasi certamente a Marietta Robusti.

Marietta Robusti detta la Tintoretta Autoritratto


Sono sicuro infatti che qualche distratto lettore non aveva ancora collegato il cognome di Marietta ovvero “Robusti” con quello di un altro grande maestro della pittura italiana, un vero pezzo da 90 in questo campo. Invece per gli esperti dell'arte questo è un cognome che ha un grandissimo “peso”, un cognome davvero molto importante. Come detto sopra e come di solito avviene in modo molto naturale in quasi tutte le famiglie anche per Marietta la sua grande passione verso l'arte che poi la porterà ad avere una bella carriera come pittrice deriva soprattutto dai preziosi insegnamenti ricevuti con tanto amore da questo padre che era già tanto famoso e che fu il suo vero primo maestro per quanto riguarda le basi e le tecniche della pittura. Purtroppo la vita non è stata sempre rose e fiori per Marietta Robusti se pensiamo che quando morì nell'anno 1590 era ancora molto giovane, aveva soltanto una trentina di anni circa. Ma poi riusciamo a pensare che questa breve vita per Marietta sia stata sicuramente vissuta con grande intensità e una bellezza unica proprio grazie al lavoro del padre. Che fortuna e che gioia per lei mentre da piccola magari gioca o scherza col padre, col Tintoretto in persona. E ancora lui che magari cerca di far capire alla figlia quale possa essere la forza che riescono a dare i vari toni dei colori stesi sul supporto o come la luce stessa viene espressa in un dipinto. Che bella immagine questa tra la figlia unita dall'amore e dall'arte con questo padre, Jacopo Robusti (ecco ritornare e collegarsi il famoso cognome) un artista attivo durante il secolo Cinquecento e che passo alla storia col nome d'arte di Tintoretto.
Come molti sapranno purtroppo l'arte e la pittura sin dall'antichità e fino ad un certo momento è stata molto povera se non addirittura assente di nomi al femminile. In passato e per molti millenni si è sempre pensato che il mondo dell'arte era un qualcosa di prettamente maschile, un qualcosa che doveva essere concepito, realizzato e quindi anche capito dai soli uomini. Poi per fortuna un certo momento tutto cambiò per l'arte. Durante il Rinascimento per esempio si iniziò a sentir parlare e a vedere qualche opera eseguita dalle prime artiste donne. Ed ecco che tra quelle rare e poche donne troviamo anche la nostra Marietta che divenne una bravissima pittrice italiana.



Non ci sono molte molte notizie o testimonianze storiche sulle origini e la vita artistica di Marietta Robusti o la Tintoretta, come veniva a volte chiamata simpaticamente dagli amici e dai conoscenti per il mestiere che faceva la sua famiglia. Si sa comunque che lei era la primogenita del pittore Jacopo Robusti. Era nata nella splendida città di Venezia in una data imprecisata che dovrebbe aggirarsi intorno agli anni che vanno dal 1554 al 1560 da quella che fu una precedente relazione avuta dal Tintoretto prima di sposarsi con la moglie Faustina.
Il nomignolo di Tintoretta come facilmente si può intuire deriva da quello celebre del padre e il suo significato è dovuto al tipo di lavoro fatto dal nonno di lei, il tintore colui che tinge e colora le varie stoffe che era uno dei lavori più comuni in quel tempo.