Le
origini di uno dei più grandi pittori olandesi dell'Ottocento.
Il
piccolo Vincent Willem Van Gogh
nasce il 30 Marzo del 1853 in località Groot-Zundert,
un villaggio posto sulla strada che unisce Breda ad Anversa, molto
vicino al confine tra l'Olanda e il Belgio. Sin dall'inizio sembra
che la breve ma appassionata vita di Vincent non fu che una
successione continua di piccoli e grandi fallimenti che purtroppo lo
bruciarono in modo precoce, lasciandogli delle grosse ferite sia nel
corpo che nello spirito. Anche il suo grande genio artistico unito
alla sua meravigliosa e particolare tecnica di dipingere non fu
riconosciuta e ammirata dai critici e dagli esperti d'arte che dopo
la tragica morte, avvenuta nel Luglio del 1890 quando il giovane
pittore aveva ancora soltanto 37 anni. Ma anche dopo quel tragico
momento, il cammino dell'Arte pittorica di Van Gogh non fu né
agevole né lineare. Infatti da testimonianze e documenti, sembra che
occorsero molti anni prima che i grandi uomini di cultura e gli
appassionati di arte lo capissero veramente nel profondo, accettando
anche il suo modo di dipingere così fuori dalle regole accademiche,
così personale e quasi da uomo "allucinato". In realtà
sembra che il pittore olandese cercava e chiedeva alla pittura
qualcosa di impossibile. Van Gogh attraverso la sua arte cercava di
svelare quel grande mistero che c'è dietro l'apparenza delle cose.
Egli cercava di svelare attraverso l'uso dei suoi colori la furia
delle nostre passioni e riuscire a "fissare" sulle tele il
dolore e il patimento del mondo. Di lui, come del suo celebre
connazionale e predecessore, l'artista Rembrandt
si è detto che quando si poneva davanti ad uno specchio per
dipingere il proprio autoritratto, lo faceva con rabbia, con violenza
e disperazione perché cercava di individuare nell'unità delle forme
del volto nientemeno che la parte di Dio e la parte dell'uomo.
Qualcosa semplicemente di irraggiungibile per tutti noi comuni
mortali (almeno questo si è sempre pensato). Aveva una mania per il
proprio viso, se pensiamo che nel solo periodo che va dal 1886 al
1889 Van Gogh dipinse circa 37 suoi autoritratti che divennero in
futuro molto famosi. Sopra vediamo un immagine di uno di questi
celebri
autoritratti realizzato
nel 1887. in quest'opera tra le tante bellezze e particolarità, come
la straordinaria e riconoscibile tecnica pittorica dell'artista
olandese, possiamo intravedere come il colore sembra usato come fosse
una sorta di luce indagatrice, che illumina la carne quasi dal di
dentro dell'anima.
La
leggenda delle due anime di Vincent Van Gogh.
La
venuta al mondo di Vincent, coincise esattamente col giorno in cui un
anno prima suo padre Theodorus Van Gogh che era anche un Pastore
protestante, aveva pianto il figlio primogenito che purtroppo non era
sopravvissuto al parto. La leggenda ci narra che la strana
coincidenza non sfuggì alla nonna paterna, la quale prese in
disparte il figlio e gli sussurrò <<Ho
paura per questo bambino. Oggi fa un anno che piangemmo il tuo
primogenito, ricordi? Io temo ch'egli sia nato con due anime: la sua
e quella del fratello>>.
Ma Theodorus protestando vivamente con la madre disse che era
impossibile e mostruoso pensare che in una persona potessero
albergare due anime immortali. Anzi il padre andava orgoglioso di
quella piccola creatura e addirittura per lui aveva pensato un futuro
roseo e meraviglioso. Ma la sua positiva aspettativa andò in massima
parte delusa. Infatti Vincent crebbe come un
bambino molto scontroso, solitario e con un carattere da lunatico.
La madre a volte aveva con lui degli scatti di ira violenti, in
quanto sembra che non riusciva a perdonargli, che avesse preso il
posto del primogenito morto, il quale a dire della madre doveva
essere l'unico a poter portare il nome di Vincent. Quattro anni dopo
la nascita di Vincent nasceva anche il suo fratellino Théo,
il quale sarà una figura molto importante per lui negli anni a
venire.
La
prima delusione d'amore ed il suo primo lavoro.
La
vita per Vincent in casa con i genitori non era molto facile e quando
compì 16 anni, il padre fu contento di mandarlo a Parigi, facendolo
assumere presso la
Galleria d'arte Goupil
che lo destinò in varie succursali dell'Aja e di Bruxelles. Iniziava
così per Vincent, che non aveva mai avuto delle inclinazioni per
nulla, un periodo che anche se lui riteneva di "tempo perso",
era servito a fargli fare una cultura personale. Si dice che molte
volte litigò e polemizzò con alcuni clienti, asserendo che stavano
comprando delle brutte opere, delle vere "croste", come si
dice in gergo artistico. I titolari ormai stanchi degli atteggiamenti
"strani" di Vincent, decisero di trasferirlo a Londra, dove
conobbe la figlia della padrona delle camere in cui abitava in
affitto, una certa Ursula
Loyer.
Sembra che il pittore con proprie parole alquanto "strambe e
spiritate", riuscì all'inizio a uscire per fare una gita con la
ragazza, dicendole poi che si sarebbe ucciso se lei non l'avrebbe
corrisposto in amore come lui. Dopo un breve periodo la ragazza lo
lasciò anche con delle parole abbastanza dure, del tipo che non
voleva stare un minuto di più con un pazzo violento e strano, e ciò
ci può far capire come Vincent reagì alla perdita del suo primo
grande amore. Sicuramente in quei momenti la sua mente, cominciò a
farlo sragionare di più del solito. Dopo sette anni di esperienza
nel campo dell'arte, esplose in Vincent
la passione verso la Sacra Bibbia,
al punto tale che il padre gli diede il consenso per sostenere gli
esami di ammissione al Seminario di teologia presso la città di
Amsterdam. Studiò come un forsennato, si dice che a volte sentiva il
cervello in fiamme ma lui non smetteva, tale era la voglia di far
vedere alla propria famiglia, che non era quel figlio "inutile"
di cui parlavano. Ma il 22 Luglio del 1878 data in cui vi è la prova
finale, Vincent arriva esaurito dal troppo studio e il suo esame si
conclude con un fallimento clamoroso. Ma Vincent non si arrende al
richiamo della sua "follia
mistica"
in quanto era convinto che lui era chiamato a compiere una missione
per conto di Dio.
L'inferno
dei minatori.
Vincent
si scrisse ad un corso evangelico di tre mesi a Bruxelles, al termine
del quale partì per il Borinage,
una regione poverissima che sembrava un vero e proprio inferno.
Pensate che veniva chiamato dai cittadini locali dell'epoca
"l'inferno dei minatori". Qui Vincent si rese conto che lui
era stato un privilegiato con i suoi abiti nuovi e la vita che aveva
vissuto sinora. Allora cercò perdono verso Dio compiendo la propria
missione nei modi migliori. Come una sorta di San Francesco, si
spogliò di tutti i suoi nuovi abiti e i pochi averi e li donò
perché voleva essere il più povero tra i poveri. Si concesse solo
il vizio del tabacco, addirittura non vuole neanche assaggiare il
pane quotidiano. Il "pazzo di Dio”, ecco come veniva chiamato
nella zona. Il suo comportamento però causò il peggioramento fisico
e psichico al punto tale che il padre venuto a sapere della grave
situazione in cui il figlio stava, lo strappò letteralmente alla
morte riportandolo a casa e guarendolo almeno in apparenza nel
fisico, Continua.
Se
vi fa piacere potete continuare a leggere con un clic la seconda parte sulla vita
e sull'arte di questo grande pittore che è Vincent Van Gogh.
6 commenti:
Amo Van Gogh, quando per la prima volta nella vita ho visto dal vivo le sue opere a Parigi mi sono tremate le gambe! Poi volevo dirti che cercherò di farti un po' di pubblicità perché questo blog lo merita... e infine se puoi indicarmi qualcosa di interessante o pubblicare un post su Courbet...
Ciao, sono appena tornata da un viaggio ad Amsterdam dove ho potuto ammirare le opere di Van Gogh...Bellissimo il museo a lui dedicato! Complimenti per il post, molto interessante!
Un saluto e Grazie Palmy della tua visitina. Per quanto riguarda Couber, questo pittore francese che scandalizzò e divenne celebre soprattutto con l'opera L'origine del mondo penso che vada bene il materiale che si trova su Wikipedia o facendo una semplice ricerca su Google. Comunque prima o poi cercherò di scrivere un articolo su di esso perché mi affascina davvero tanto.
Un saluto e a presto.
Grazie e un saluto anche a Te Fabila.
L'arte, in qualsiasi forma si manifesti, provoca in me inspiegabili sensazione di piacere. Sono un'amante ignorante d'arte, per questo seguirò il tuo blog. Piacere mi chiamo Tiziana.
Ciao Tiziana e grazie delle tue parole che fanno sempre piacere. Ma vedi che anche io sono un amante dell'arte "ignorante" nel senso che non sono uno di quei professoroni o di quei critici con tanto di farfallino che magari poi sbagliano a datare o ad assegnare un opera (è successo nel passato spesso). Sono un ragazzo a cui piace l'arte e con tutti i miei errori e sbagli cerco di farla amare anche ad altri attraverso le mie semplici parole.E ben vengano Amici come le Tiziane o le Palmy e tutto il resto a dire e a scrivere ciò che pensano dell'arte, anche qui se lo vogliono.
Ciao Tiziana un grande saluto e a presto.
Posta un commento