martedì 27 novembre 2018

Renè Magritte e l'opera L'impero delle luci

L'Impero delle luci opera di Renè Magritte
oggi parliamo di un opera realizzata da un grande artista del Novecento, il belga Renè Magritte conosciuto e molto apprezzato come pittore surrealista con quel suo particolare stile molto personale e spesso enigmatico.


Impero delle luci di Renè Magritte


Il quadro in questione di cui vediamo sopra una immagine ha come titolo l'Impero delle luci ed è stato realizzato da Magritte nell'anno 1954. esistono diverse opere con questo preciso tema che l'artista realizzò in anni diversi tra il 1949 e il 1965. la collocazione di alcune di queste opere è negli USA, in Belgio e nella nostra bella città di Venezia.
la tecnica utilizzata da Magritte per quest'opera è quella dei colori a olio stesi su una tela avente le dimensioni di 146 per 113,7 centimetri circa.
Nell'impero delle luci che vediamo sopra Magritte raffigura un paesaggio dove vediamo una villetta che sembra isolata nel verde. Guardando l'edificio notiamo che sembra immerso in una profonda e totale oscurità. Le uniche cose che attenuano questo buio profondo sono delle luci artificiali provenienti da delle lampadine accese che sono all'interno di alcune camere della villetta e un lampioncino da giardino esterno che rischiara sia il giardino fuori che anche il laghetto davanti. Con una veloce occhiata all'opera di Magritte quindi vediamo raffigurato un tranquillo paesaggio di sera reso con dei dettagli molto precisi quasi fotografici. Ma se iniziamo a fissarlo bene iniziamo a notare qualcosa di strano in esso. Ci chiediamo prima di tutto se è giorno oppure notte. Guardando infatti il cielo notiamo che questo è molto luminoso con delle nuvole bianche. Questo non sembra essere un cielo notturno anzi, guardando il cielo sembra proprio che l'orario sia quello mattutino. Contro questo cielo azzurro, luminoso e rassicurante si stagliano però delle masse nere e buie degli alberi, accentuati ancora di più dalle luci accese di cui sopra. E queste ultime ci riportano sicuramente a pensare alla notte, al buio. Il paesaggio così non è più quel bel paesaggio ameno che speravano fosse ma diventa qualcosa di molto strano di ambiguo. Crea una sensazione di disagio e inquietudine ed è questo che l'artista Magritte vuole descrivere nella sua opera l'impero delle luci. Ci fa pensare a qualcosa di tragico che è potuto accadere anche se poi non vediamo nulla di ciò, non vediamo un possibile pericolo per nessuno. Nessuna cosa sembra minacciare la serenità degli abitanti della villetta raffigurata. Magritte vuole trasmettere a noi attraverso questo capolavoro il senso di inquietudine che può nascere dentro di noi quando per esempio delle cose che per noi sono certe vengono ad urtare con delle cose che non dovrebbero esserci e che portano a dei dubbi. Magritte ci parla delle incertezze e delle contraddizioni che ognuno di noi spesso vive. Questo tipo di associazione ambigua è molto simile alle immagini che ci appaiono mentre stiamo dormendo. Quando per esempio nei sogni mescoliamo frammenti di oggetti diversi e i confini tra cose distinti scompaiono. È proprio questo il segreto del suggestivo linguaggio figurativo usato da Magritte. Cioè senza abbandonare i mezzi convenzionali del mestiere di pittore, mezzi come i colori a olio, le tele, la resa esatta dei chiaro scuri o dei particolari della realtà mette in dubbio la nostra abituale percezione di come noi vediamo il mondo.
Quali sono i valori espressivi dell'opera l'Impero delle luci di Renè Magritte.
Abbiamo detto che Magritte è uno dei più importanti rappresentanti della corrente espressiva conosciuta col nome di Surrealismo. Come fecero però altri artisti belgi anche Magritte al termine della seconda guerra mondiale si allontanò da questa corrente artistica. Questa rottura però non comportò la rinuncia dell'artista a rappresentare il lato oscuro e misterioso della realtà. Per Magritte il mistero è proprio nella realtà che ci circonda, nelle cose che conosciamo e delle quali siamo abituati a vedere il solito aspetto quotidiano. È questo il grande genio riconosciuto a Magritte. Riesce sempre a disporre oggetti comuni e soliti in luoghi impensati e strani. Magari li ingigantisce così da renderli impossibili. Basta un accostamento insolito per rivelarci qualcosa del mondo reale che per usare le parole usate dall'artista stesso “ha il potere di stupirci e incantarci”. Nel dipinto di cui parliamo qui è bastato mettere in contrasto il cielo luminoso con la parte bassa e oscura per farci vedere un solito paesaggio ameno che si trasforma in qualcosa di inquietante, di pauroso per i nostri occhi. Ci ha fatto pensare che da un momento all'altro eravamo testimoni di un qualcosa di terribile che accadeva tra quegli alberi.
Meraviglioso Magritte.

sabato 24 novembre 2018

Regata sul canal Grande opera del pittore italiano Canaletto



Il dipinto che ha come titolo Regata sul Canal Grande è uno stupendo capolavoro realizzato dal grande pittore veneziano Giovanni Antonio Canal meglio conosciuto nella storia col nome d'arte di Canaletto. Sotto vediamo una immagine di quest'opera. Cliccate sopra per ingrandire


Canaletto Regata sul canal grande


Il Canaletto è considerato come uno dei più importanti artisti italiani del Settecento anche se alcuni dei critici ne hanno parlato un po' male asserendo che poteva essere paragonato ad un normale pittore-fotografo. Il Canaletto fece parte di un nuovo genere pittorico che si stava sviluppando in quell'epoca e che derivava dal già famoso Rococò. Questo genere di pittura venne chiamato Vedutismo e si sviluppò in Italia grazie soprattutto ad una importante Scuola pittorica che divenne famosa a livello internazionale, questa era la Scuola pittorica Veneziana.
Attraverso il Vedutismo il Canaletto e gli altri suoi colleghi mettono al centro dell'attenzione i paesaggi e le bellezze della Natura come tema centrale delle loro opere. L'uomo come era regola sino ad allora non è più il protagonista del quadro, passa in secondo piano divenendo un qualcosa di secondario, di contorno per quello che deve trasmettere l'opera.
Il Vedutismo si sviluppa soprattutto nella meravigliosa città di Venezia perché in quel periodo l'importante città lagunare era meta di numerosissimi signori e turisti stranieri trascinati anche dalla moda del “Grand tour” che si stava diffondendo tra i nobili e i borghesi facoltosi. Questa moda proponeva che duranti i propri viaggi di piacere e di visita dei luoghi più importanti d'Europa tra cui Venezia era una delle mete preferite i ricchi turisti, mecenati, nobili avevano l'abitudine di acquistare delle opere d'arte commissionate ai più bravi artisti che raffiguravano proprio i luoghi da essi visitati. Il tutto per poi farli vedere con un po' di ostentazione agli amici invidiosi quando rientravano dai viaggi. Come se fossero una sorta di cartolina illustrata dei nostri giorni insomma.
Tra gli artisti della Venezia del Settecento che iniziava a conoscere i vantaggi che il turismo può portare e che rimarrà una delle città più belle al mondo vi era appunto il Canaletto che con il suo talento e le sue “Vedute” così fedeli e vicini alla realtà era uno dei più richiesti e famosi in assoluto. Le sue opere sono oggi considerati dei veri e propri capolavori con una ricchezza di dettaglio e dei particolari della realtà vicini al foto realismo.
Una breve descrizione dell'opera.
Il quadro intitolato La regata sul canal grande è stato realizzato dal Canaletto nel 1732 circa. È stato realizzato utilizzando i colori a olio su una tela avente come dimensioni 77 per 126 centimetri circa e la sua collocazione oggi è presso la Collezione Reale di Londra. Quest'opera come si intuisce dal titolo raffigura il famoso Canal Grande di Venezia durante una gara molto importante per i veneziani, appunto La Regata storica che ancora oggi viene celebrata ed ammirata da milioni di visitatori. Aggiungo che nel 1735 il Canaletto realizzò un altra Regata sul Canal Grande che oggi è collocata alla National Gallery sempre nella città di Londra di cui vediamo un immagine qui sotto.


Canaletto Regata sul canal grande del 1735


Nel dipinto il Canaletto oltre al bellissimo panorama ci fa vedere l'intenso traffico di gondole e di altre barche che vi sono durante questa particolare cerimonia. Si notano le barche che partecipano e quelle invece che fanno da contorno cariche di spettatori e tifosi con gli abiti dell'epoca. Sui Palazzi veneziani affollati di gente si vedono dei drappi ricamati che sono appesi a simboleggiare il giorno di festa. Si vede un bellissimo e sereno cielo azzurro che prende quasi meta del quadro.
Possiamo notare nella Regata del canal Grande una perfetta resa prospettica utilizzata dal Canaletto infatti vediamo il progressivo diminuire delle grandezze degli oggetti e dei personaggi man mano che questi si avvicinano al punto di fuga. Davanti agli occhi degli spettatori il panorama si allarga molto tendendo invece a comprimersi leggermente verso l'orizzonte. Nel dipinto possiamo immaginare due grandi triangoli che la prospettiva sembra disegnare. Il primo in basso è delimitato dalle case che si affacciano sul canale e racchiude il mare, le barche e la gente numerosa. Il secondo triangolo immaginario invece è quello in alto che prende tutto il cielo che viene percorso da sottili e leggere nuvole.




La scena che osserviamo è molto viva e movimentata anche grazie all'uso fatto col colore ricco e brillante che va dalle tonalità calde a quelle fredde. La luce si diffonde in tutto il quadro pervadendolo con schizzi e bagliori che riflettono sulle facciate delle case, sui vestiti della gente e fa brillare l'acqua del canale. Tutto è movimento, tutto è festa durante la Regata di Venezia con i rematori che si affannano a far meglio degli altri nella gara e gli spettatori in primo piano che incoraggiano col tifo i concorrenti della Regata.
Il Canaletto in questa sua opera ci descrive la sua gioia percepita in quel particolare giorno di festa. L'opera ci comunica con la sua prospettiva rigorosa una grande animazione delle folle che possiamo scorgere in ogni angolo del quadro quasi che potessimo sentirli urlare e capire i loro discorsi.
Guardiamolo con più attenzione e scopriremo come il Canaletto con il suo grande talento e con piccoli tocchi di pennellate di colore riesce a mostrarci davvero un bellissimo mondo antico ma vero e reale, racchiuso ormai nello scrigno del tempo e della nostra stupenda storia italiana.


martedì 20 novembre 2018

Sandro Botticelli pittore del Rinascimento




Sandro Botticelli il pittore italiano del Rinascimento.

In questo breve articolo parleremo di uno tra i più grandi pittori italiani che con la sua meravigliosa ed espressiva arte è riuscito a illuminare il Rinascimento italiano.
Questo grande artista che all'anagrafe faceva Alessandro Filipepi è da sempre conosciuto e amato per la storia dell'arte col nome di Sandro Botticelli. Qui sotto vediamo una delle sue più celebri opere La nascita di Venere realizzata intorno al 1482 1485 circa. cliccate per ingrandire le immagini.

Sandro Botticelli La nascita di Venere

Sandro Botticelli nasce nel 1445 a Firenze, all'epoca una vitale e meravigliosa città amata per l'arte e gli artisti che vi risiedevano. Ultimo di quattro figli di quella che era considerata una famiglia abbastanza modesta e normale. Il padre Mariano di Vanni Filipepi era colui che mandava avanti il tutto attraverso il proprio lavoro e tanta fatica in una conceria di pellame che al tempo erano molto frequenti. Sul curioso nomignolo dato a Sandro vi sono tante ipotesi tra cui dato da un compagno di scuola oppure dal fratello Giovanni in quanto grasso come una botticella per liquidi. Un altra ipotesi è quella sul termine fiorentino usatto in quel tempo riguardo a chi praticava il mestiere di doratore cioè il "baticello".

Uomo con medaglia Sandro Botticelli

Il padre di Sandro da alcuni documenti catastali ritrovati affermava che il suo giovane figlio era sempre intento a leggere e a studiare sui libri. Forse in quei primi anni Sandro inizia ad assaporare oltre alla letteratura anche l’aria artistica che sicuramente troverà quando nel 1464 appena diciannovenne entra in una delle tante botteghe dell’arte fiorentina a far parte degli allievi di un grandissimo pittore e maestro italiano del tempo, fra Filippo Lippi. In questa importante bottega artistica dove rimarrà ad apprendere e lavorare per alcuni anni Sandro Botticelli viene a contatto con l’importante e nuova pittura, la tecnica e la grande influenza del maestro Lippi e questa influenza artistica si può riscontrare quando ammiriamo alcune delle sue prime celebri opere quasi tutte aventi tema religioso e biblico come La Madonna del roseto che oggi è collocata presso il Museo del Louvre di Parigi o ancora due opere che troviamo presso la nostra splendida Galleria degli Uffizi di Firenze, ossia La fortezza e Il ritorno di Giuditta. Dopo questi anni di apprendistato e prima di aprire una sua personale bottega d’arte nel 1470 sembra che il giovane Botticelli abbia frequentato un altra importante luogo di apprendistato dell’arte sempre nella città di Firenze. Qesta bottega è quella del pittore e scultore conosciuto col nome di Andrea del Verrocchio. In questa importante bottega artistica nella seconda metà del Quattrocento la storia dell’arte italiana ci racconta alcune bellissime pagine e annedoti. Infatti qui il Botticelli incontra tra gli altri alcuni che diventeranno dei grandissimi artisti, per esempio anche un giovanissimo allievo del Verrocchio appena 15-16 enne che di nome faceva nientemeno che Leonardo da Vinci e che sembra avere già delle sue idee molto chiare sulla pittura e sull’arte nonostante la sua giovanissima età. Celebri e anche documentati sono i litigi tra l’allievo Leonardo e il suo bravo maestro il Verrocchio. Il modo di concepire e di intendere l’arte e la pittura però era diversa, quasi agli estremi anche tra Leonardo e il Botticelli. Il piccolo Leonardo Da Vinci che cerca, sperimenta e indaga la natura e qualunque avvenimento. Lui vede l’arte come uno strumento o un mezzo per poter andare a fondo e conoscere meglio le cause naturali che lo circondano, scandagliando vari temi ed eventi come per esempio il motivo che fa scatenare le tempeste oppure le onde del mare sino a cercare di vedere e indagare anche nel più profondo animo umano. Sandro Botticelli invece è portato più verso lo studio e il pensiero espresso nella letteratura. È amico di grandi scrittori e letterati e sin da giovanissimo viene ammesso nella stupenda e preziosa per molti giovani artisti che volevano farsi strada, Corte dei Medici a respirare aria e discorsi detti da Pico della Mirandola o da Marsilio Ficino su antichi testi filosofici Neoplatonici per esempio. In questo ricco e affascinante mondo di Corte, pieno di personaggi come poeti, artisti e letterati che lo affascinano con i loro discorsi Sandro Botticelli impara, assimila idee e concetti che lo porteranno man mano ad allontanarsi dalla realtà storica e naturale. Nelle sue future opere pittoriche le figure inizieranno a perdere peso e corpo a favore del ritmo e dei movimenti compositivi ed espressivi dati alla linea. Nel 1472 il Botticelli si iscrive presso La Compagnia degli artisti di San Luca e inizia a lavorare con la sua arte avendo moltissime commissioni anche importanti per la realizzazione di opere, grazie anche al supporto della famiglia Dei Medici. La sua produzione artistica in questi anni e in quelli futuri si fa numerosa e si arricchisce soprattutto delle opere e dei dipinti più belli e celebri che noi conosciamo. Botticelli realizza anche molti ritratti sia frontali che ripresi con il modello di profilo. Per esempio è del 1474 L’uomo con la medaglia che vediamo sopra che troviamo presso gli Uffizi. E ancora le meravigliose Allegorie della Primavera, dipinta intorno al 1477-78 per arredare una villa di un cugino di Lorenzo il Magnifico e La nascita di Venere dipinta dall’artista quattro anni più tardi. Qui sotto vediamo la Primavera.

La primavera del Botticelli


Queste due Allegorie sono considerate tra le più celebri opere in assoluto del Botticelli impostate su dei temi classici della dottrina neoplatonica. Le commissioni per i suoi lavori lo porteranno anche a viaggiare come per esempio quando arriva a Roma nel 1481 chiamato dal Papa Sisto IV per affrescare la Cappella Sistina insieme ad altri mostri sacri dell’arte del tempo come il Ghirlandaio, il Perugino e a Cosimo Rosselli solo per fare qualche celebre nome. Qui Sandro dipinge monumentali scene tratte dal Vecchio e Nuovo Testamento come Le prove di Mose o Le prove di Cristo che per le dimensioni, la necessità di attenersi a dati e avvenimenti storici precisi impacciano non poco con le idee artistiche del grande artista. Al suo ritorno da Roma Sandro riprende a fare la pittura come più ama. Alcuni di queste opere realizzate alla fine degli anni Ottanta sono Pallade e il Centauro degli Uffizi, alcuni Affreschi per la villa Tornabuoni Lemmi che oggi troviamo al Louvre o La pala di San Barnaba agli Uffizi.

Verso la fine del secolo Quattrocento il Botticelli illustra anche La Divina Commedia in 93 pergamene. Il grande scrittore e poeta italiano Dante Alighieri lo ha sempre interessato e affascinato sin da giovane. Ma proprio a fine secolo l’artista entra in una sorta di crisi spirituale molto patita e violenta, maturata soprattutto nell’ascoltare le forti prediche e i severi discorsi fatti dal celebre frate Savonarola che fu giustiziato poi per queste idee nel 1498 che richiamava i fedeli, la società e la Chiesa stessa ad un nuovo e vero rinnovamento morale capace di cambiare in positivo la gente che ormai viveva senza i veri valori umani. Le dure parole del frate ebbero una forte presa anche sul Botticelli che ben presto si appartò, isolandosi dalle persone e dagli amici stessi e dedicandosi soltanto per la sua amata arte e alle sue opere finali. Nei suoi ultimi lavori pittorici si percepisce questo particolare sconforto e questa quasi delusione vitale degli uomini. Stupende opere come per esempio La Natività mistica, La calunnia o La crocifissione simbolica sembrano protestare e rifiutare i valori stilistici e le interpretazioni di altri artisti come Leonardo, Michelangelo o Raffaello.
Nel 1510 in piena solitudine il grande maestro Sandro Botticelli si spegne quando aveva 65 anni ma da subito entra nel grande “Palazzo” del cielo che raccoglie i più grandi artisti di tutti i tempi. Lascia al mondo intero un vero tesoro di opere pittoriche che farà scuola nel tempo e che sarà ammirato e studiato da tantissimi esperti e semplici appassionati dell’arte.
Trovate altri articoli sul blog che parlano delle opere di Sandro Botticelli.

domenica 18 novembre 2018

La pittura fiamminga nel secolo Quattrocento

La pittura Fiamminga
Quando tra gli appassionati di arte si parla della pittura in generale o della storia di essa con le varie tecniche e gli stili più importanti che hanno rivoluzionato davvero il modo di creare delle meravigliose opere da parte di moltissimi pittori non possiamo che pensare subito a quella che secondo il mio modesto parere è la più importante tra le tante. Stiamo parlando della pittura Fiamminga con tutte le sue meraviglie che è riuscita a donarci attraverso le opere e i capolavori di grandi maestri. Qui sotto vediamo uno di questi bellissimi capolavori della pittura fiamminga realizzato dal pittore Jan Van Eyck intitolata Il ritratto dei coniugi Arnolfini (trovate nella pagina delle opere il link all'articolo).

Jan van eyck ritratto dei coniugi arnolfini


La pittura fiamminga nasce agli inizi del secolo Quattrocento e prende il nome dall'area in cui si sviluppa, appunto l'area delle Fiandre o paesi fiamminghi che corrispondono oggi agli attuali Paesi Bassi nel Nord Europa. In quel periodo le Fiandre erano composte da bellissimi paesi molto pittoreschi in cui si viveva molto bene sia socialmente che economicamente ma soprattutto erano un importante centro culturale e artistico per molti ricchi signori e mecenati che andavano alla ricerca di nuovi artisti e nuovi stili da far conoscere poi in tutta Europa. In quest'area vi erano comprese regioni come Artois, il Brabante, Il Limborg e più a nord anche l'Olanda e la Zelanda. Dobbiamo ricordarci che tutto questo cambiamento e miglioramento per l'arte fiamminga accadeva in contemporanea anche se in maniera del tutto autonoma mentre dall'altro lato dell'Europa e più precisamente nella nostra amata Italia stava nascendo quel meraviglioso periodo che conosciamo tutti come Rinascimento italiano che parti dall'area della Toscana per poi toccare tante altre aree italiane. Ecco possiamo dire che ognuno per conto proprio e in due distinte e lontane aree nello stesso periodo ci fu un esplosione di creatività, di arte e di idee nuove che sfociarono in quelle che sono ritenute i momenti più alti nella storia dell'arte ovvero la pittura e lo stile fiammingo con i suoi grandi maestri neell'area delle Fiandre e il nostro Rinascimento soprattutto nelle zone della Toscana con artisti che vengono oggi considerati tra i più grandi in assoluto nella storia dell'arte.
Tra le città fiamminghe più importanti per la cultura e l'arte citiamo Gand, Bruges e Ypres. gli abitanti di queste città del nord svilupparono una particolare sensibilità verso la bellezza e la cultura aggiungendo però anche un elevato senso verso il sacro e la Chiesa cattolica. Molti dei nuovi artisti che vennero chiamati fiamminghi iniziarono a ricercare dei nuovi stili. Cominciarono a inserire nelle proprie opere dei simboli, dei dettagli molto piccoli ma realistici e poi con un occhio di riguardo verso la religione e il sacro. Qui sotto vediamo La Madonna del parafuoco realizzata da Robert Campin (trovate nella pagina delle opere il link per l'articolo su quest'opera).

Robert campin la Madonna del parafuoco


Le caratteristiche più importanti della pittura fiamminga.
L'uso della nuova tecnica di pittura già conosciuta ma da loro perfezionata dei colori a olio.
Una spazialità che viene unificata attraverso l'uso della luce.
La visione della realtà attraverso i più piccoli particolari che nelle opere vengono rese con una precisione a volte fotografica.
Un nuovo modo di realizzare i ritratti con una posa più da tre quarti in cui si riesce a "leggere" il carattere di chi viene ritratto.

I maestri più importanti della pittura fiamminga.
Per quanto riguarda gli artisti fiamminghi dobbiamo citare tra i tanti Jan Van Eyck che gli esperti dell'arte ritengono uno dei padri di questo stile oltre che colui che sviluppò e miglioro la tecnica dei colori a olio facendola conoscere al mondo intero attraverso le sue opere. Dobbiamo citare anche il maestro Robert Campin che fondo una Scuola d'arte e uno dei suoi migliori discepoli cioè Rogier Van Der Weyden. Questi tre artisti appena citati fanno parte del gruppo conosciuto come i primitivi fiamminghi appunto perché ritenuti i padri fondatori della pittura fiamminga.

I principali punti di forza e le novità della pittura fiamminga.
Tra le tante caratteristiche e novità portati dalla pittura fiamminga rispetto alle più tradizionali tecniche e ai linguaggi sino ad allora usate come per esempio il Tardo gotico le più importanti sono:

L'uso dei colori a olio. Anche se sappiamo da ricerche storiche fatte che questi colori a olio già si conoscevano all'inizio del Quattrocento i pittori fiamminghi ne perfezionarono di molto la tecnica sostituendo quelli usati sino ad allora ovvero i colori a tempera e portandoli ai più alti livelli con nuove miscele e pigmenti che davano una resa più brillante e superiore oltre che con la loro lenta asciugatura si poteva continuare e correggere e migliorare ogni scena e particolare del dipinto. Citiamo per questo Jan Van Eyck che contribuì con i suoi capolavori a darci una resa davvero strabiliante quasi come fosse una fotografia appena scattata. Van Eyck e Robert Campin per esempio scoprono che attraverso i colori a olio si possono realizzare bellissime velature attraverso degli strati di colore uno sull'altro sino ad arrivare al giusto livello. Con questa tecnica i pittori fiamminghi arrivano ad ottenere degli effetti plastici aventi le giuste ombre e le giuste luci come se fossero oggetti che possono essere toccati e non più soltato dei semplici dipinti su una tavola. Proprio per questo si avrà una resa spaziale davvero ottima con luci e ombre perfette come si vedono in natura. Nei ritratti eseguiti attraverso la pittura fiamminga vediamo l'uso di una nuova posa dei personaggi che si mettono di tre quarti e non più nella "vecchia" posa frontale molto idealizzata di prima. In questo modo sembra quasi che si dia più peso al carattere e all'anima di chi viene raffigurato, scoprendo così dei particolari che prima nessuno notava. Inizia un nuovo periodo d'oro dei ritratti dove vediamo tutti i signori e i ricconi che inseguono i migliori artisti fiamminghi del periodo per farsi fare un ritratto da mostrare agli amici e farsi dire cosa vedono in quell'espressione o nella profondità degli occhi. Qui sotto vediamo il ritratto di donna di Rogier Van Der Weyden.

Ritratto di donna Van der weyden


Altra grande caratteristica che possiamo riscontrare in un opera fiamminga è come detto sopra la ricerca del più piccolo particolare che viene reso nel modo più preciso e realistico. Ogni oggetto che sia in legno, in metallo o in tessuto ci trasmette esattamente quello che è. I metalli riflettono la luce in un certo modo e ci paiono freddi, i tessuti sembrano quasi che si possono sentire soffici al tatto e tanto altro ancora. Per vedere tutto questo possiamo ammirare per esempio uno dei più grandi capolavori della pittura fiamminga realizzato da Jan Van Eyck intitolato Il ritratto dei coniugi Arnolfini di cui vediamo una immagine in alto.
Come non innamorarsi delle opere che fanno parte della pittura fiamminga. Sicuramente quello che successe anche a un nostro grande artista italiano in quel tempo. Questo era il pittore Antonello Da Messina che fu uno dei primi a vedere alcune opere di Van Eyck e di altri fiamminghi e subito li volle imitare facendo conoscere anche in Italia i colori a olio e la bellezza dei ritratti con quelle caratteristiche.
Beh che dire se non meraviglia della pittura fiamminga.

venerdì 16 novembre 2018

Il ritratto dei coniugi Arnolfini di Jan Van Eyck

Il ritratto dei coniugi Arnolfini un capolavoro di Jan Van Eyck.

L'opera d'arte intitolata Il ritratto dei coniugi Arnolfini è stata realizzata dal pittore fiammingo Jan Van Eyck nell'anno 1434. Qui sotto vediamo il capolavoro di Van Eyck.

Il ritratto dei coniugi Arnolfini di Jan van Eyck



Jan Van Eyck è considerato tra i più grandi maestri che la storia della pittura abbia mai avuto anche perché è stato il primo uomo a capire l'importanza che poteva avere della semplice miscela di pigmenti e olio per poi svilupparla e utilizzarla come nuova tecnica per realizzare le sue meravigliose opere d'arte. Questa tecnica noi  la conosciamo come la pittura a olio ed è una delle più apprezzate e utilizzate dai pittori del passato e del presente.
Per quanto mi riguarda in una mia ipotetica lista di opere della pittura che riescono a farmi spalancare la bocca e letteralmente stordirmi per la loro bellezza metterei sicuramente ai primi posti anche Il ritratto dei coniugi Arnolfini il bellissimo capolavoro realizzato da Jan Van Eyck nel 1434. in questo dipinto notiamo come Van Eyck che è stato tra i fondatori della Scuola dei primitivi fiamminghi si distacca dal periodo gotico per adottare un approccio più naturalistico alla pittura. inoltre si vede una cura per i dettagli  anche i più piccoli e usa un simbolismo spirituale. Le dimensioni del dipinto di Van Eyck sono di 81,8 per 59,7 centimetri ed è realizzato con i colori a olio su una tavola in legno.
Nel ritratto dei coniugi Arnolfini possiamo vedere ritratta una scena interna ad una abitazione molto ricca di dettagli. In primo piano vi sono quelli che sicuramente erano i committenti del quadro ossia due coniugi che vogliono far risaltare tutta la loro eleganza e il benessere di cui godono di una famiglia agiata. questo è dato anche da alcuni simbolismi come per esempio le arance, un frutto all'epoca costoso che indica ricchezza e insieme purezza. Vi sono molti dubbi ancora su ciò che rappresenta effettivamente quest'opera di Jan Van Eyck. Per esempio nel 1934 lo storico dell'arte Panofsky ha sostenuto che il ritratto dei coniugi Arnolfini non era altro che una sorta di documento legale che attestava il matrimonio tra i due personaggi rappresentati. Altre ipotesi sono quelle di un pegno di amore tra due fidanzati o ancora il ricordo di una moglie defunta. Poi vi è anche il mistero della donna che sembra essere incinta con il ventre ben arrotondato come se volesse presentarlo a tutti noi. Dobbiamo dire comunque che nel XV secolo nelle Fiandre avere un ventre pronunciato era considerato qualcosa di molto bello. Infatti in molti dipinti dell'epoca le donne si facevano dipingere in questo modo per sembrare più belle. Meravigliosi sono i particolari che Van Eyck inserisce nel dipinto con un talento unico, quasi maniacale. Vediamo per esempio i tessuti che qui possiamo accarezzare e quasi sentire al tatto quel velluto o il pelo talmente la resa è perfetta. Poi se guardiamo quello specchio in dettaglio che è il punto focale di tutta la composizione in cui il pittore inserisce due uomini in miniatura che assistono a tutta la scena dalla stessa prospettiva di noi osservatori è davvero straordinario.

Van Eyck part dello specchio e il rosario


Il simbolismo che si può intuire negli oggetti inseriti nel capolavoro Il ritratto dei coniugi Arnolfini del pittore Jan Van Eyck.

Van Eyck part del ritratto dei coniugi Arnolfini


Al centro nel porta candele vediamo una singola candela accesa. Questa potrebbe significare la luce e l'onniscenza di Dio. Le candele accese esprimono il trionfo della Chiesa e la devozione dei fedeli verso di essa. Vicino allo specchio vediamo un rosario appeso. Questo potrebbe rappresentare il simbolo della preghiera devozionale del committente oltre che in quel tempo era un dono molto frequente che il marito faceva alla moglie. I grani del rosario possono rappresentare la pietà. Le calzature abbandonate nell'angolo in basso della coppia richiamano un passo della Bibbia che dice di togliere i sandali dai piedi perché la terra su cui stai è una terra santa. In cima alla colonna del letto vediamo anche scolpita una piccola Santa Margherita che è la patrona delle partorienti e eccoci che il dipinto qui si collega alla donna incinta. inoltre il letto rosso e il tappeto sono considerati altri simboli di fertilità. La scopa che vediamo appesa rappresenta Santa Marta, la patrona delle casalinghe. Le piccole dieci miniature che vediamo attorno allo specchio rappresentano i vari passi della crocifissione di Cristo. Lo specchio inoltre è un simbolo cristiano che rappresenta la purezza della Vergine Maria. Insomma si può intuire come quest'opera da questi e altri dettagli sia stata commissionata anche per far vedere a chi la guarda la grande devozione che si ha verso il sacro e la Chiesa cristiana.