venerdì 1 agosto 2014

L'architettura del Novecento 900' tra cenni, idee e stili nella seconda metà del secolo

Le prime reazioni all'architettura del Razionalismo.
Subito dopo il tremendo conflitto della seconda guerra mondiale come si può facilmente immaginare a pace avvenuta si assiste oltre che al grande tributo di sangue umano versato ovunque anche alla pietosa visione di montagne di macerie e di rovine in tante città distrutte dell'Europa. Delle bellissime città come anche quelle Italiane che durante la guerra si erano trasformati in veri e propri campi di battaglia e di orrore, diventando degli obbiettivi primari per il nemico di turno che prima bombardava tutto quello che era possibile usando la propria aviazione e poi arrivando con le truppe di terra per le battaglie cittadine sia per la conquista o per la difesa dei centro urbani. Alla fine tutti i potenti e i governanti vincitori decisero che queste città martoriate dal conflitto dovevano ritornare a essere come un tempo, si doveva iniziare a ricostruire tutto.
E così mentre numerosi architetti europei erano impegnati con grandiosi progetti e pianificazioni di quella che fu giustamente definita una delle più grandi ricostruzioni di tutta la storia dell'architettura, oltreoceano negli Stati Uniti si stavano diffondendo in architettura i principi base del Razionalismo. Attraverso il Razionalismo i vari architetti che vi aderiscono vogliono far prevalere nelle nuove costruzioni soprattutto delle esigenze sia pratiche che sociali dei cittadini contro la semplice estetica e la bellezza degli edifici e tutto questo usando delle forme pure per i loro edifici. Leggete architettura del primo Novecento.



A un certo punto però da parte di alcuni di questi nuovi architetti si avverte l’esigenza di reagire alla rigidità del Razionalismo proponendo una architettura dalle forme più libere, dagli spazi più flessibili e che sia in armonia con l’ambiente circostante.
Lo stesso Charles Edouard Jeanneret detto Le Corbusier uno degli architetti che aveva seguito i concetti del Razionalismo sviluppando anche delle interessanti teorie nella Cappella di Notre-Dame-du-Haut presso Ronchamp che vediamo sopra in una immagine abbandona le forme pure e i volumi compatti delle sue opere precedenti per privilegiare costruzioni aventi delle linee curve.
La reazione all’architettura razionalista avviene in modo graduale e si esprime nell’uso di materiali naturali come per esempio la pietra e il legno. Si cerca di costruire nell’interesse delle tradizioni locali o per le forme flessibili e sensibili all’ambiente circostante. Un modello per numerosi architetti attivi nel Secondo periodo del Novecento resta quello di Frank Lloyd Wright con la sua architettura organica.

Architettura tra natura e tradizione.
Nelle opere di alcuni architetti è evidente come l’applicazione dei criteri razionalisti sia mediata da una maggiore attenzione al paesaggio o come si accennava sopra alla natura circostante, o ancora a quelle che erano per alcuni cittadini le proprie amate tradizioni architettoniche locali.



L’architetto brasiliano Oscar Niemeyer che era un seguace delle teorie di Le Corbusier modifica i principi dell’architettura razionalista sulla base della tradizione locale. Accostando forme concave, convesse e ondulate a forme rettilinee. Niemeyer si allontana dal rigore razionalista e propone un arte dalle linee più morbide capace di immergersi con armonia nell’ambiente che si trova attorno alle sue opere. sopra vediamo particolare di una sua celebre opera Il Palazzo di Giustizia del 1960 costruito presso la città di Brasilia.
Nelle opere degli architetti giapponesi Arata Isozaki e Tadao Ando è ancora più evidente la volontà di utilizzare forme pure e funzionali che si sposino con la natura e con l’ambiente. In queste opere non c’è nulla di superfluo e tutti gli elementi rispondono a uno scopo prestabilito.



Si potrebbe notare per esempio che gli edifici di questi architetti sono immersi perfettamente nella natura e interagiscono con essa sviluppandosi alcune volte a livello sotterraneo in modo da ridurre al minimo il loro impatto con l’ambiente. Sopra vediamo un particolare dell’interno del Museo della luce sala espositiva del 1997-1998, Gamo-gun Giappone di Tadao Ando.
Qui possiamo notare come il sole e la luce naturale siano i protagonisti di questo Museo progettato da Ando. L’edificio costruito a un solo piano è in cemento armato a vista sia all’esterno sia all’interno ed è privo di illuminazione artificiale e per questo motivo chiude al tramontare del sole. Molto suggestivo è il fatto che la quantità di luce naturale cambia in base alle stagioni o alle ore del giorno e quindi si avranno sempre delle percezioni e delle sensazioni diverse sulle opere che vengono esposte in questo Museo. Davvero bellissimo.



Qui sopra vediamo un particolare dell’opera architettonica di Arata Isozaki. Questa è Il Centro per le Arti dello spettacolo del 1997 che si trova a Shizuoka in Giappone.

Architettura del secondo Novecento: Il postmoderno.
Gli architetti che fanno parte della corrente chiamata postmoderno rifiutano la fredda omologazione delle forme e la loro “sterile” standardizzazione, opponendosi anche alla rigida organizzazione degli spazi. Inoltre questi vogliono dare uno sguardo verso il passato per poi interpretare in modo libero e creativo gli stili storici studiati.



Vi è in questo modo nell'architettura un generale ritorno alla decorazione, al colore e alle forme libere uniche e non condizionate dalla funzione. Un esempio può essere la Piazza d’Italia costruita a New Orleans da Charles Moore dal 1974 al 1978. In questa Piazza Moore ha ripreso le forme della classicità del passato utilizzando però alcuni materiali moderni come le lamiere in metallo e tubi al neon. Sopra vediamo questa bella Piazza.
Ancora più stravagante è l’eclettismo di Robert Venturi che nega i valori di chiarezza, di funzionalità e di razionalità e afferma che l’architettura dal momento che si inserisce in un contesto urbano caotico deve vincere la concorrenza del traffico e delle insegne pubblicitarie. Proprio per questo suo modo di vedere e concepire il mondo architettonico Venturi afferma che importante è attirare l’attenzione del passante, la funzione dell’edificio non deve essere evidente.

Architettura del Novecento e alcune soluzioni sperimentali.
Nel secondo periodo del Novecento con l’avvento delle industrie e le varie moderne ricerche tecnologiche la scoperta di sempre nuovi materiali unite a complessi calcoli matematici hanno permesso ai grandi Maestri che operano nel campo dell’architettura di realizzare sorprendenti opere architettoniche davvero impensabili soltanto alcuni decenni fa.



Il grande e geniale architetto italiano Renzo Piano è uno dei principali rappresentanti di questa diciamo “architettura sperimentale” fondata sulle moderne tecnologie e per le sue straordinarie opere l'architetto Piano è apprezzato e richiesto in tutto il mondo.



Grazie alla scienza e alla tecnologia egli sperimenta ed esplora nuovi campi e utilizza in maniera audace materiali tradizionali come possono essere per esempio il legno o la pietra. Le strutture ridotte all’essenziale diventano trasparenti e leggere e vibrano quasi di luci e colori. Tra le tante belle opere del grande architetto Piano vi è anche Il Centro Culturale Jean Marie Tjibaou del 1998 costruito in Nuova Caledonia. Vediamo la panoramica e un particolare qui sopra.
Questo Centro è destinato ad accogliere testimonianze dell’antica cultura melanesiana. Il progetto è come una seconda natura che si sovrappone a quella vera in modo davvero straordinario. L’architettura qui si fonde infatti con l’ambiente circostante. I padiglioni simili a grosse conchiglie conficcate nel terreno sono immersi nel verde e si sposano alla vegetazione tipica del luogo. Anche l’uso del legno è un modo per ricollegarsi alle tradizionali capanne locali.

L’architettura decostruttivista.
L’arrivo della moderna tecnologia nella seconda metà del Novecento insieme alla scoperta di nuovi materiali oltre all'uso di quelli tradizionali libera una certa fantasia in alcuni architetti svincolandoli dai problemi statici e strutturali e consentendo loro di realizzare delle opere molto particolari a vedersi che sono simili spesso a delle sculture.
Queste nuove idee creative e costruttive passeranno alla storia dell'arte col nome di architettura decostruttivista. Ai nostri occhi vediamo delle opere che sono caratterizzate da un disordine apparentemente casuale, da asimmetrie e disarmonie, da forme che sembrano piegarsi o che si frantumano in modo sorprendente.



Frank O. Gehry è sicuramente uno dei più famosi rappresentanti dell’architettura decostruttivista. Famosissima per esempio è l’opera come il Guggenheim Museum di Bilbao in Spagna progettato nel 1997 di cui vediamo sopra un particolare. In questo progetto l'architetto ha utilizzato dei processi costruttivi molto moderni e innovativi resi possibili dall’uso di una tecnologia al computer all’avanguardia in quegli anni, la stessa che veniva usata anche in campo aeronautico.



Un altra famosa opera di Gehry è il complesso per Uffici di Dusseldorf in Germania del 1999 costruiti nell’antica area portuale sulle rive del Reno. Questi edifici sembrano muoversi, frantumarsi e integrarsi nel contesto ambientale. Il metallo e l’intonaco bianco contribuiscono a smaterializzare l’edificio che viene alleggerito anche dalle numerose finestre orientate secondo inclinazioni differenti. Sopra vediamo un particolare.
Vedere anche architettura del novecento-prima metà (pagina arte storia e correnti).

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