domenica 18 dicembre 2011

Due autoritratti del grande artista spagnolo Pablo Picasso


Pablo Picasso: Ritratti e autoritratti nell'arte.
Tra i vari lavori artistici che fanno parte di bellissime produzioni anche di celebri maestri dell'arte sia del passato che dei nostri giorni ci capita spesso di vedere che tra le loro opere vi sono numerosi ritratti che rappresentano e celebrano dei grandi personaggi della storia come per esempio grandi uomini politici, religiosi oppure importanti figure che sono state un simbolo e un esempio di vita sociale di quei tempi. Questo del ritratto era ed è tuttora uno dei temi più difficili e utilizzati dagli artisti per fare una sorta di pubblicità al proprio talento artistico in quanto non è sempre facile raffigurare l'anima di qualcuno, i tratti di una faccia con tutto quello che può esprimere. Infatti poi questi ritratti venivano guardati e ammirati da numerose persone che arrivavano da ogni luogo facendo così la gioia sia del personaggio raffigurato che si vantava della bellezza o di tutte le sue migliori doti che dell'autore stesso che aveva realizzato magari una bellissima opera d'arte. Per lui il vero vantaggio era che tra il pubblico poteva ritrovarsi anche dei possibili nuovi committenti, i quali magari cercavano proprio un modo per farsi auto-celebrare attraverso delle grandi opere pittoriche. Tra le produzioni degli artisti poi possiamo trovare anche se come meno frequenza dei ritratti quelle opere con tema dell'autoritratto. Si preferiva comunque ritrarre gli altri anziché se stessi soprattutto per un calcolo economico visto che non si guadagnava nulla nel raffigurare la propria persona in un opera e chi degli artisti si faceva un autoritratto era principalmente a scopo di sperimentare qualcosa di nuovo o magari studiare la propria personalità, il proprio io interiore.

Pablo Picasso e i suoi autoritratti.
Tra i grandi maestri della pittura che realizzarono anche alcuni meravigliosi autoritratti possiamo citare sicuramente Leonardo Da Vinci, Vincent Van Gogh e il pittore spagnolo Pablo Picasso. Il celebre artista spagnolo Picasso è riconosciuto dagli esperti d'arte come colui che attraverso i propri studi e le sperimentazioni artistiche, passando poi dal Cubismo rivoluzionò il modo di concepire, di vedere e di fare arte del Ventesimo secolo. Picasso durante la sua lunga carriera di artista realizzò in periodi differenti anche numerosi disegni, bozzetti o opere complete sempre con lui come soggetto. Qui sotto descriviamo due degli autoritratti di Picasso che ha realizzato nei primi anni del Ventesimo Secolo. Per quanto riguarda la vita e le altre opere di Picasso trovate sul sito altri articoli e descrizioni.
Il primo autoritratto di cui parliamo è quello realizzato da Picasso nell'inverno del 1901. Lo vediamo nell'immagine sopra.

venerdì 16 dicembre 2011

Il dipinto su San Matteo e l'Angelo del Caravaggio per la Cappella conbtarelli


L'opera del pittore italiano Caravaggio intitolata Il San Matteo e l'Angelo per la Cappella Contarelli.
Ho già parlato in altri articoli (cercateli nella pagina in alto dedicata alle tecniche e alle opere) di altri due stupendi capolavori della pittura che sono stati realizzati dal Caravaggio e che oggi con grande merito fanno parte della storia della pittura. Questi due dipinti erano La Vocazione di San Matteo e Il Martirio di San Matteo che insieme all'opera che decriviamo oggi che è intitolata San Matteo e l'Angelo fanno parte come è facile anche intuire dai titoli di un importante lavoro artistico, di un bellissimo ciclo pittorico che l'artista Michelangelo Merisi, conosciuto da tutto il mondo come il Caravaggio ebbe commissionato da alcuni signori per rappresentare attraverso il suo grande talento e la sua arte pittorica tre momenti precisi e significativi della vita di un grande Santo molto amato dagli italiani, San Matteo.




L'opera del Caravaggio di cui vediamo qui sopra una piccola immagine con la versione finale intitolata San Matteo e l'Angelo è come le altre due del ciclo un meraviglioso dipinto realizzato con la solita e tanto amata da parte degli artisti tecnica dei colori a olio. Il supporto utilizzato è una tela avente delle dimensioni abbastanza generose di circa 295 per 195 centimetri. Il lavoro viene svolto dal Caravaggio intorno all'anno 1602 quindi all'incirca dopo due anni dalla fine della realizzazione delle altre due opere che già erano state collocate sulle pareti laterali della Cappella Contarelli (1599 e 1600 circa) una piccola ma preziosa Cappella che si trova all'interno della Chiesa di San Luigi dei Francesi nella città di Roma. Il dipinto con San Matteo e l'Angelo invece verrà collocato nella parete al centro proprio sopra all'altare dove anche oggi chiunque di noi può andare ad ammirarlo, provando sicuramente delle bellissime e piacevoli emozioni come soltanto le opere dei grandi maestri riescono a darci.
Per questa sua terza opera al Caravaggio gli avevano chiesto di rappresentare un episodio che troviamo narrato nella Bibbia. L'episodio ci narra che a San Matteo un giorno gli appare un Angelo mandato da Dio che dovrà aiutare e ispirare il Santo a scrivere quello che poi diventerà il Suo celebre Vangelo.
Grazie ai vari ricercatori ed esperti di arte oggi sappiamo che di questa opera il Caravaggio aveva realizzato una sua prima versione uguale a quella che possiamo vedere qui sotto nell'immagine. Questa fu subito rifiutata però dai committenti del lavoro senza dare nessuna possibilità all'artista di una qualche spiegazione. Le cause di questo rifiuto categorico li possiamo intuire forse guardando con una certa attenzione l'immagine sotto e pensando magari anche alla mentalità della gente che viveva in quel preciso contesto storico e artistico all'epoca all'inizio del Seicento. In quest'opera il "rivoluzionario" dell'arte Caravaggio, un artista superbo e spesso irrascibile ma sempre cosciente del suo grande talento andava controcorrente, aveva rappresentato un San Matteo come se fosse un persona davvero “normale” preso dalla realtà che lo circondava. La figura del Santo in questa versione assomigliava molto a quella di una persona comune di strada, un semianalfabeta come l'artista ne incrociava tanti all'epoca camminando per le strade. Nell'opera aveva anche inserito un Angelo che materialmente guidava la mano del Santo mentre scriveva il proprio Vangelo dando l'impressione come se fosse qualcuno che non aveva mai scritto una sola riga. Questa era una vera e propria offesa che veniva fatta per primo alla Chiesa e poi ai committenti che pagavano fior di soldi a questo pittore.




Questa versione come si può supporre fece molto scandalo. Si può immaginare il “putiferio”, che l'artista suscitò tra i vari committenti dell'opera e in generale a chi ebbe modo di osservarla. Le cose “inaccettabili” per queste persone erano soprattutto,  il fatto che si notava palesemente un atteggiamento troppo “confidenziale” tra il grande Santo e l'Angelo, ma anche per il modo in cui San Matteo veniva rappresentato, con una posizione da uomo rozzo ed ignorante, senza l'Aureola in testa, come era invece tradizione per l'iconografia all'epoca, di rappresentare i Santi e, addirittura veniva raffigurato con le gambe scoperte e accavallate, in una posa non proprio da Santo.
Questa prima versione comunque fu acquistata da Vincenzo Giustiniani. Dopo passo ai Musei di Berlino e infine con mera tristezza devo dire, venne distrutta da un brutto bombardamento degli Alleati durante la Seconda guerra mondiale, perdendo così un dipinto del grande Caravaggio.
La seconda versione è quella collocata nella Cappella Contarelli e che rappresenta la tradizione ed i canoni voluti dai committenti. San Matteo nell'opera, con un Aureola in testa e un vestito come si usava anticamente, viene ispirato da un Angelo che appare in volo alle sue spalle tra fasce di tessuto bianco. Il Santo in una posa particolare su uno sgabello scrive con la propria mano il Suo Vangelo.


mercoledì 14 dicembre 2011

Il celebre pittore Robert Campin e la sua arte fiamminga


Robert Campin e la pittura Fiamminga.
Quando si parla di storia della pittura non possiamo non accennare anche alla meravigliosa pittura fiamminga, chiamata così per via dell'area geografica in cui nasce e si sviluppa questa nuova pittura agli inizi del secolo Quattrocento. Quest'area è quella conosciuta come le Fiandre, una zona del Nord Europa che grazie al talento artistico di alcuni suoi maestri dell'epoca la resero celebre e molto imitata da altri grandi artisti italiani e stranieri. Il pittore fiammingo Robert Campin insieme a Jan Van Eyck vengono considerati tra i padri fondatori della pittura fiamminga. Questi pittori con il loro realismo, la ricerca di una giusta spazialità e la disposizione del chiaroscuro e degli effetti di luce nelle loro opere si allontanarono dall'arte e dalla pittura classica dell'epoca, cioè una pittura idealizzata nel periodo del Tardo-Gotico usata sino ad allora. Sopra vedete La bellissima opera Madonna del parafuoco di Robert Campin del 1430 circa. Cliccate sul titolo per leggere l'articolo.
Non si hanno testimonianze certe sulle origini e la data di nascita del pittore Robert Campin. Si pensa comunque che sia intorno all'anno 1378-1379 mentre la morte è avvenuta nel 1444 nei pressi della cittadina di Tournai, dove visse e fece molte esperienze artistiche. L'artista viene identificato dagli esperti di arte anche come l'artista denominato Il Maestro di Flémalle, un artista attivo nelle Fiandre nei primi decenni del XV Secolo, per via di molte opere non datate e senza firma che vengono associate allo stile e alla mano del Campin. Di lui si hanno notizie che si trovava nella città belga di Tournai, un importante centro commerciale e artigianale dove apre una scuola di pittura che col tempo sarebbe diventata un importante punto per tanti artisti talentuosi. In questa scuola frequentarono come allievi pittori del calibro di Jacques Daret e Rogier Van Der Weyden. Quest'ultimo dopo aver frequentato la scuola per un periodo come allievo divenne nel 1427 un apprendista con tanto di qualifica. Uscì dalla scuola del Campin nel 1432 con il titolo ufficiale di Maestro e tutti noi ora conosciamo il grande valore attraverso le stupende opere che Van Der Weyden seppe realizzare.
Il pittore Robert Campin parallelamente al Van Eyck studio e ricercò qualcosa di nuovo per la sua arte, prendendo vari spunti iniziali sia dall'arte Mosano-renana che dall'arte e dalle conquiste effettuate dallo stile Gotico internazionale sviluppato da artisti e pittori della Corte di Borgogna, alla cui apparteneva la cittadina di Tournai e che in quel periodo era molto attiva in campo artistico ed economico. Campin sintetizzò e fece propri tutti questi stimoli portati da questi stili ma volle anche portare delle novità alla concezione che si aveva della pittura “tradizionale”, soprattutto nel senso naturalistico e realistico. Per questo motivo Campin viene anche considerato il padre del realismo fiammingo. L'artista inizia a realizzare dei ritratti di personaggi famosi dove non si vede più la classica posa solenne e idealizzata del passato ma una figura più umana, più naturale. Sperimenterà ed userà delle pose di tre quarti anziché quelle frontali usate sino ad allora. Facendo questo Campin inizia anche ad indagare sulla psicologia di chi ha davanti come modello cercando se è possibile di scavare nel carattere dell'uomo ed esprimerlo nei suoi ritratti. Egli si focalizzò anche sui trittici, che sono delle opere divise su tre sezioni che possono essere anche richiudibili. Questo tipo sono forse le opere più importanti di Campin. Queste opere gli vengono commissionati da importanti e ricche personalità per un uso quasi sempre privato o di devozione religiosa. Sotto potete vedere uno dei trittici più celebri di Campin, intitolato il Trittico di Mérode realizzato su tavole in legno con tecnica ad olio e databile al 1427 circa. Quest'opera si può ammirare presso il Metropolitan Museum di New York.



Alcuni trittici sono arrivati purtroppo molto deteriorati ai nostri giorni, ma in alcuni si possono vedere come le ricche iconografie sacre del passato vengono realizzate e tradotte dal Campin con immagini davvero molto realistiche ed immediate. Si vedono scene con personaggi sacri come le Madonne per esempio, ambientati però in realtà quotidiane, in semplici ambienti domestici come possono essere le case del Nord nell'epoca dell'artista, ricche di particolari e dettagli realistici. I colori corposi (si iniziava in quel periodo a sperimentare la tecnica dei colori ad olio da parte dei pittori fiamminghi) sembrano dare vita e anima agli oggetti raffigurati nelle opere. I tessuti attraverso le giuste luci e il contrasto del chiaroscuro rendono perfettamente le trame del filato. I capolavori di Campin sono davvero una ricca fonte di oggetti e dettagli realizzati quasi con una maniacale accuratezza. Questa descrizione così accurata dei particolari era legata al particolare sentire religioso dell'area dei paesi del Nord. C'era all'epoca un rapporto molto particolare tra Dio e l'uomo che sembra incoraggiava un'identificazione con le Divinità, in particolare riguardo alla compartecipazione delle sofferenze di Cristo e della sua Passione o, il grande dolore della Vergine Maria per la perdita del Sacro Figlio. Davvero opere meravigliose e ricche di fascino quelle del fiammingo Robert Campin.