La
deposizione del Cristo un meraviglioso dipinto del Caravaggio.
Come i
numerosi appassionati di arte e del Caravaggio sapranno bene molti
dei capolavori del celebre artista italiano vissuto nel Seicento
Michelangelo Merisi detto il Caravaggio sono legati da alcune precise
e ricorrenti caratteristiche sia per quanto riguarda la tecnica usata
e sia per quanto riguarda lo stile usato dal Caravaggio. Dico questo
perché anche il capolavoro di cui parliamo in questo articolo ossia
La deposizione del Cristo rientra tra quelle bellissime opere che
l'artista ci ha regalato e che riusciamo a riconoscere quasi subito
proprio per queste caratteristiche ricorrenti. Qui sotto vediamo una
immagine dell'opera del Caravaggio conosciuta come La deposizione del
Cristo. (cliccate sull'immagine per ingrandire)
La deposizione del Cristo opera del Caravaggio |
Queste
caratteristiche o alcune idee del Caravaggio erano per l'epoca molto
innovative e spesso all'inizio furono criticate o addirittura
rifiutate da altri famosi artisti. Una su tutte di queste idee nuove
può essere per esempio quella meraviglia della resa espressiva della
luce che il Caravaggio riusciva a trasmetterci attraverso l'uso delle
ombre e delle luci che in futuro influenzerà moltissimi grandi
pittori.
Diamo
ora qualche breve cenno sul capolavoro conosciuto come La deposizione
del Cristo.
Innanzi
tutto diciamo che quest'opera è stata considerata sin da subito come
uno dei massimi capolavori del Caravaggio. Infatti all'epoca ci
furono degli esperti dell'arte che erano contemporanei del Caravaggio
che rimasero talmente affascinati dalla deposizione del Cristo che ne
tessero poi le lodi parlandone a tutti con grande passione. Tra
questi artisti o esperti dell'arte che vissero negli stessi anni in
cui è vissuto il Caravaggio possiamo citare per esempio Giovanni
Baglione un pittore che ad un certo punto è rimasto stregato dalla
meravigliosa pittura e dallo stile del Caravaggio diventando anche
uno dei primi biografi dell'artista e poi c'è anche il Bollori.
La
deposizione del Cristo è stata realizzata intorno agli anni che
vanno dal 1602 al 1604 quindi parliamo dell'ultimo periodo in cui
Caravaggio soggiorno presso la città culturale di Roma. L'opera è
un dipinto realizzato attraverso l'uso dei colori a olio stesi con
grande maestria su di una tela abbastanza grande visto che la
superficie è di circa 300 per 203 centimetri. Oggi se vogliamo
andare ad ammirare La deposizione del Cristo possiamo farlo visitando
la Pinacoteca Vaticana che si trova presso l'omonima città del
Vaticano a Roma che come sappiamo è anche la sede del papa. In
origine quest'opera era stata commissionata da tale Girolamo Vittrice
per onorare e accontentare le ultime volontà di un suo zio morto
qualche anno prima. Questo zio che si chiamava Pietro desiderava che
l’opera della Deposizione fosse inserita nella sua personale
Cappella funeraria fondata presso la Chiesa di Santa Maria in
Vallicella a Roma, una Chiesa divenuta celebre anche per l’Oratorio
per i poveri bambini fondato da Filippo Neri divenuto in seguito
Santo. Oratorio che faceva parte di un nuovo Ordine nato nella
controriforma e frequentato anche dal Caravaggio. E proprio tra
questi paesaggi, ricchi di profonda spiritualità e di vita tra gli
umili e gli altri ceti che l’artista inizia a pensare e a
progettare la sua opera della Deposizione.
Nella
Deposizione del Caravaggio vediamo alcuni personaggi intenti a
eseguire una triste e compassionevole operazione che abbiamo letto
tante volte nella Sacra Bibbia. Questa triste scena narra appunto il
momento della deposizione del povero Corpo martoriato di Gesù Cristo
che verrà messo nel suo Sepolcro subito dopo essere stato tirato giù
dalla croce ovvero la causa del suo tremendo supplizio. In primo
piano vediamo tra una pianta e qualche pietra una grande lastra di
pietra che alcuni esperti affermano sia quella che servirà poi a
sigillare la tomba del Cristo. Quindi vediamo sia Giovanni che
Nicodemo, due dei discepoli di Gesù in un immenso dolore trattenuto
che tengono il corpo del Cristo coperto da un lenzuolo di colore
bianco candido di cui un lembo cade a terra. Lo tengono da entrambi
le parti per adagiarlo delicatamente sulla lastra vicina. Nicodemo
che tiene le gambe di Gesù è raffigurato mentre guarda verso di
noi. Egli presenta delle caratteristiche artistiche di un vero e
proprio ritratto. Antonio Paolucci il Direttore dei Musei Vaticani
crede che possa essere il ritratto di Pietro Vittrice cioè colui che
aveva desiderato e commissionato la realizzazione dell’opera. Dei
due l’apostolo Giovanni che è l’unico personaggio raffigurato
con più colori con il suo braccio destro tiene ben saldo il Cristo
sotto l’ascella, quasi come fosse un abbraccio mentre il sinistro
lo appoggia sul ventre esanime del corpo quasi volesse assicurarsi
che non vi sia davvero più movimento in esso, sottolineato anche dal
suo sguardo fisso sul viso di Cristo. Dietro questa scena che si
svolge in primo piano vediamo i personaggi che sono stati tra i
testimoni storici della Passione e della morte di Gesù Cristo.
Riconosciamo Maria di Cleofa che alzando le braccia al cielo urla
tutta la sua disperazione e il suo dolore. Accanto troviamo nel suo
tradizionale vestito con la testa coperta che l’iconografia
tradizionale ci fa riconoscere spesso Maria, la Madre di Gesù col
viso affranto nel dolore più grande che una madre possa avere.
Accanto alla Madre di Cristo troviamo l’altra Maria, La Maddalena
che come sappiamo gli visse vicino nell’ultimo periodo di vita e
che piange quasi incredula con la testa china. La luce entra
illuminando in pieno come fosse una ulteriore presenza, una forza
divina che sottolinea il corpo di Cristo mentre il fondo è
nell’oscurità assoluta.
Citiamo
ora qualche breve brano dell'esperto Antonio Paolucci sull'opera La
Deposizione del Cristo del Caravaggio mentre qui sotto vediamo un
particolare della pietra posta in primo piano nell'opera.
part della Deposizione del Cristo Caravaggio |
La
Discesa nel Sepolcro già in Santa Maria in Vallicella meglio nota
come Chiesa Nuova e
ora
nella Pinacoteca Vaticana è dunque consapevole riferimento a una
tradizione illustre, si colloca su una linea stilistica che la
rivoluzione rinnova e vivifica ma non cancella.
E ora
esaminiamo con qualche attenzione la Deposizione già nella Chiesa
Nuova.
Cominciamo
col dire prima di tutto che il termine iconografico con il quale il
quadro è conosciuto è solo genericamente corretto. L’episodio che
qui Caravaggio mette in figura è l’atto che nel rito giudaico
comune del resto a tutte le culture del Mediterraneo, immediatamente
precede l’inumazione vera e propria. Il corpo di Cristo appena
disceso dalla croce verrà spogliato, disteso sulla grande pietra ben
visibile (dopo diremo del significato di quella pietra) per essere
lavato, unto e profumato.
Non
della pietra destinata a coprire e a sigillare il sepolcro dunque si
tratta ma del letto
marmoreo,
destinato ai riti funerari che in latino veniva chiamato lapis
untionis.
E poi
c’è la pietra, la vera silenziosa protagonista del quadro. La
lastra marmorea presenta
verso
di noi il suo angolo e subito viene alla mente il Salmo 118: “La
pietra scartata dal costruttore è diventata testata d’angolo”.
In
questo momento Cristo è la pietra scartata dalla storia. I suoi
discepoli lo hanno abbandonato, rinnegato, si sono dispersi. La sua
meravigliosa utopia è finita sulla croce e ora si
dissolverà
per sempre nel sepolcro. Questi pensieri, in questo momento
attraversano gli astanti e Caravaggio li rappresenta con implacabile
verità.
Eppure
noi sappiamo, Caravaggio sa che su quella pietra riposa la speranza
di salvezza per Pietro Vittrice e per ognuno di noi. Quando il
celebrante nel momento della consacrazione, elevava l’ostia (Hoc
est enim corpus meum) essa si trovava allineata con il corpo di
Cristo e con l’angolo della pietra profetica. Il messaggio non
poteva essere più efficace e più immediatamente comprensibile.
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