mercoledì 13 dicembre 2017

Caravaggio e il capolavoro La deposizione del Cristo



La deposizione del Cristo un meraviglioso dipinto del Caravaggio.

Come i numerosi appassionati di arte e del Caravaggio sapranno bene molti dei capolavori del celebre artista italiano vissuto nel Seicento Michelangelo Merisi detto il Caravaggio sono legati da alcune precise e ricorrenti caratteristiche sia per quanto riguarda la tecnica usata e sia per quanto riguarda lo stile usato dal Caravaggio. Dico questo perché anche il capolavoro di cui parliamo in questo articolo ossia La deposizione del Cristo rientra tra quelle bellissime opere che l'artista ci ha regalato e che riusciamo a riconoscere quasi subito proprio per queste caratteristiche ricorrenti. Qui sotto vediamo una immagine dell'opera del Caravaggio conosciuta come La deposizione del Cristo. (cliccate sull'immagine per ingrandire)

La deposizione del Cristo opera del Caravaggio




Queste caratteristiche o alcune idee del Caravaggio erano per l'epoca molto innovative e spesso all'inizio furono criticate o addirittura rifiutate da altri famosi artisti. Una su tutte di queste idee nuove può essere per esempio quella meraviglia della resa espressiva della luce che il Caravaggio riusciva a trasmetterci attraverso l'uso delle ombre e delle luci che in futuro influenzerà moltissimi grandi pittori.

Diamo ora qualche breve cenno sul capolavoro conosciuto come La deposizione del Cristo.

Innanzi tutto diciamo che quest'opera è stata considerata sin da subito come uno dei massimi capolavori del Caravaggio. Infatti all'epoca ci furono degli esperti dell'arte che erano contemporanei del Caravaggio che rimasero talmente affascinati dalla deposizione del Cristo che ne tessero poi le lodi parlandone a tutti con grande passione. Tra questi artisti o esperti dell'arte che vissero negli stessi anni in cui è vissuto il Caravaggio possiamo citare per esempio Giovanni Baglione un pittore che ad un certo punto è rimasto stregato dalla meravigliosa pittura e dallo stile del Caravaggio diventando anche uno dei primi biografi dell'artista e poi c'è anche il Bollori.

La deposizione del Cristo è stata realizzata intorno agli anni che vanno dal 1602 al 1604 quindi parliamo dell'ultimo periodo in cui Caravaggio soggiorno presso la città culturale di Roma. L'opera è un dipinto realizzato attraverso l'uso dei colori a olio stesi con grande maestria su di una tela abbastanza grande visto che la superficie è di circa 300 per 203 centimetri. Oggi se vogliamo andare ad ammirare La deposizione del Cristo possiamo farlo visitando la Pinacoteca Vaticana che si trova presso l'omonima città del Vaticano a Roma che come sappiamo è anche la sede del papa. In origine quest'opera era stata commissionata da tale Girolamo Vittrice per onorare e accontentare le ultime volontà di un suo zio morto qualche anno prima. Questo zio che si chiamava Pietro desiderava che l’opera della Deposizione fosse inserita nella sua personale Cappella funeraria fondata presso la Chiesa di Santa Maria in Vallicella a Roma, una Chiesa divenuta celebre anche per l’Oratorio per i poveri bambini fondato da Filippo Neri divenuto in seguito Santo. Oratorio che faceva parte di un nuovo Ordine nato nella controriforma e frequentato anche dal Caravaggio. E proprio tra questi paesaggi, ricchi di profonda spiritualità e di vita tra gli umili e gli altri ceti che l’artista inizia a pensare e a progettare la sua opera della Deposizione.

Nella Deposizione del Caravaggio vediamo alcuni personaggi intenti a eseguire una triste e compassionevole operazione che abbiamo letto tante volte nella Sacra Bibbia. Questa triste scena narra appunto il momento della deposizione del povero Corpo martoriato di Gesù Cristo che verrà messo nel suo Sepolcro subito dopo essere stato tirato giù dalla croce ovvero la causa del suo tremendo supplizio. In primo piano vediamo tra una pianta e qualche pietra una grande lastra di pietra che alcuni esperti affermano sia quella che servirà poi a sigillare la tomba del Cristo. Quindi vediamo sia Giovanni che Nicodemo, due dei discepoli di Gesù in un immenso dolore trattenuto che tengono il corpo del Cristo coperto da un lenzuolo di colore bianco candido di cui un lembo cade a terra. Lo tengono da entrambi le parti per adagiarlo delicatamente sulla lastra vicina. Nicodemo che tiene le gambe di Gesù è raffigurato mentre guarda verso di noi. Egli presenta delle caratteristiche artistiche di un vero e proprio ritratto. Antonio Paolucci il Direttore dei Musei Vaticani crede che possa essere il ritratto di Pietro Vittrice cioè colui che aveva desiderato e commissionato la realizzazione dell’opera. Dei due l’apostolo Giovanni che è l’unico personaggio raffigurato con più colori con il suo braccio destro tiene ben saldo il Cristo sotto l’ascella, quasi come fosse un abbraccio mentre il sinistro lo appoggia sul ventre esanime del corpo quasi volesse assicurarsi che non vi sia davvero più movimento in esso, sottolineato anche dal suo sguardo fisso sul viso di Cristo. Dietro questa scena che si svolge in primo piano vediamo i personaggi che sono stati tra i testimoni storici della Passione e della morte di Gesù Cristo. Riconosciamo Maria di Cleofa che alzando le braccia al cielo urla tutta la sua disperazione e il suo dolore. Accanto troviamo nel suo tradizionale vestito con la testa coperta che l’iconografia tradizionale ci fa riconoscere spesso Maria, la Madre di Gesù col viso affranto nel dolore più grande che una madre possa avere. Accanto alla Madre di Cristo troviamo l’altra Maria, La Maddalena che come sappiamo gli visse vicino nell’ultimo periodo di vita e che piange quasi incredula con la testa china. La luce entra illuminando in pieno come fosse una ulteriore presenza, una forza divina che sottolinea il corpo di Cristo mentre il fondo è nell’oscurità assoluta.

Citiamo ora qualche breve brano dell'esperto Antonio Paolucci sull'opera La Deposizione del Cristo del Caravaggio mentre qui sotto vediamo un particolare della pietra posta in primo piano nell'opera.


part della Deposizione del Cristo Caravaggio



La Discesa nel Sepolcro già in Santa Maria in Vallicella meglio nota come Chiesa Nuova e

ora nella Pinacoteca Vaticana è dunque consapevole riferimento a una tradizione illustre, si colloca su una linea stilistica che la rivoluzione rinnova e vivifica ma non cancella.

E ora esaminiamo con qualche attenzione la Deposizione già nella Chiesa Nuova.

Cominciamo col dire prima di tutto che il termine iconografico con il quale il quadro è conosciuto è solo genericamente corretto. L’episodio che qui Caravaggio mette in figura è l’atto che nel rito giudaico comune del resto a tutte le culture del Mediterraneo, immediatamente precede l’inumazione vera e propria. Il corpo di Cristo appena disceso dalla croce verrà spogliato, disteso sulla grande pietra ben visibile (dopo diremo del significato di quella pietra) per essere lavato, unto e profumato.

Non della pietra destinata a coprire e a sigillare il sepolcro dunque si tratta ma del letto

marmoreo, destinato ai riti funerari che in latino veniva chiamato lapis untionis.

E poi c’è la pietra, la vera silenziosa protagonista del quadro. La lastra marmorea presenta

verso di noi il suo angolo e subito viene alla mente il Salmo 118: “La pietra scartata dal costruttore è diventata testata d’angolo”.

In questo momento Cristo è la pietra scartata dalla storia. I suoi discepoli lo hanno abbandonato, rinnegato, si sono dispersi. La sua meravigliosa utopia è finita sulla croce e ora si

dissolverà per sempre nel sepolcro. Questi pensieri, in questo momento attraversano gli astanti e Caravaggio li rappresenta con implacabile verità.

Eppure noi sappiamo, Caravaggio sa che su quella pietra riposa la speranza di salvezza per Pietro Vittrice e per ognuno di noi. Quando il celebrante nel momento della consacrazione, elevava l’ostia (Hoc est enim corpus meum) essa si trovava allineata con il corpo di Cristo e con l’angolo della pietra profetica. Il messaggio non poteva essere più efficace e più immediatamente comprensibile.


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