venerdì 8 giugno 2012

Vincent Van Gogh e le origini di una vita breve e folle vissuta per l'arte (prima parte)

Le origini di uno dei più grandi pittori olandesi dell'Ottocento.
Il piccolo Vincent Willem Van Gogh nasce il 30 Marzo del 1853 in località Groot-Zundert, un villaggio posto sulla strada che unisce Breda ad Anversa, molto vicino al confine tra l'Olanda e il Belgio. Sin dall'inizio sembra che la breve ma appassionata vita di Vincent non fu che una successione continua di piccoli e grandi fallimenti che purtroppo lo bruciarono in modo precoce, lasciandogli delle grosse ferite sia nel corpo che nello spirito. Anche il suo grande genio artistico unito alla sua meravigliosa e particolare tecnica di dipingere non fu riconosciuta e ammirata dai critici e dagli esperti d'arte che dopo la tragica morte, avvenuta nel Luglio del 1890 quando il giovane pittore aveva ancora soltanto 37 anni. Ma anche dopo quel tragico momento, il cammino dell'Arte pittorica di Van Gogh non fu né agevole né lineare. Infatti da testimonianze e documenti, sembra che occorsero molti anni prima che i grandi uomini di cultura e gli appassionati di arte lo capissero veramente nel profondo, accettando anche il suo modo di dipingere così fuori dalle regole accademiche, così personale e quasi da uomo "allucinato". In realtà sembra che il pittore olandese cercava e chiedeva alla pittura qualcosa di impossibile. Van Gogh attraverso la sua arte cercava di svelare quel grande mistero che c'è dietro l'apparenza delle cose. Egli cercava di svelare attraverso l'uso dei suoi colori la furia delle nostre passioni e riuscire a "fissare" sulle tele il dolore e il patimento del mondo. Di lui, come del suo celebre connazionale e predecessore, l'artista Rembrandt si è detto che quando si poneva davanti ad uno specchio per dipingere il proprio autoritratto, lo faceva con rabbia, con violenza e disperazione perché cercava di individuare nell'unità delle forme del volto nientemeno che la parte di Dio e la parte dell'uomo. Qualcosa semplicemente di irraggiungibile per tutti noi comuni mortali (almeno questo si è sempre pensato). Aveva una mania per il proprio viso, se pensiamo che nel solo periodo che va dal 1886 al 1889 Van Gogh dipinse circa 37 suoi autoritratti che divennero in futuro molto famosi. Sopra vediamo un immagine di uno di questi celebri autoritratti realizzato nel 1887. in quest'opera tra le tante bellezze e particolarità, come la straordinaria e riconoscibile tecnica pittorica dell'artista olandese, possiamo intravedere come il colore sembra usato come fosse una sorta di luce indagatrice, che illumina la carne quasi dal di dentro dell'anima.


La leggenda delle due anime di Vincent Van Gogh.
La venuta al mondo di Vincent, coincise esattamente col giorno in cui un anno prima suo padre Theodorus Van Gogh che era anche un Pastore protestante, aveva pianto il figlio primogenito che purtroppo non era sopravvissuto al parto. La leggenda ci narra che la strana coincidenza non sfuggì alla nonna paterna, la quale prese in disparte il figlio e gli sussurrò <<Ho paura per questo bambino. Oggi fa un anno che piangemmo il tuo primogenito, ricordi? Io temo ch'egli sia nato con due anime: la sua e quella del fratello>>. Ma Theodorus protestando vivamente con la madre disse che era impossibile e mostruoso pensare che in una persona potessero albergare due anime immortali. Anzi il padre andava orgoglioso di quella piccola creatura e addirittura per lui aveva pensato un futuro roseo e meraviglioso. Ma la sua positiva aspettativa andò in massima parte delusa. Infatti Vincent crebbe come un bambino molto scontroso, solitario e con un carattere da lunatico. La madre a volte aveva con lui degli scatti di ira violenti, in quanto sembra che non riusciva a perdonargli, che avesse preso il posto del primogenito morto, il quale a dire della madre doveva essere l'unico a poter portare il nome di Vincent. Quattro anni dopo la nascita di Vincent nasceva anche il suo fratellino Théo, il quale sarà una figura molto importante per lui negli anni a venire.
La prima delusione d'amore ed il suo primo lavoro.
La vita per Vincent in casa con i genitori non era molto facile e quando compì 16 anni, il padre fu contento di mandarlo a Parigi, facendolo assumere presso la Galleria d'arte Goupil che lo destinò in varie succursali dell'Aja e di Bruxelles. Iniziava così per Vincent, che non aveva mai avuto delle inclinazioni per nulla, un periodo che anche se lui riteneva di "tempo perso", era servito a fargli fare una cultura personale. Si dice che molte volte litigò e polemizzò con alcuni clienti, asserendo che stavano comprando delle brutte opere, delle vere "croste", come si dice in gergo artistico. I titolari ormai stanchi degli atteggiamenti "strani" di Vincent, decisero di trasferirlo a Londra, dove conobbe la figlia della padrona delle camere in cui abitava in affitto, una certa Ursula Loyer. Sembra che il pittore con proprie parole alquanto "strambe e spiritate", riuscì all'inizio a uscire per fare una gita con la ragazza, dicendole poi che si sarebbe ucciso se lei non l'avrebbe corrisposto in amore come lui. Dopo un breve periodo la ragazza lo lasciò anche con delle parole abbastanza dure, del tipo che non voleva stare un minuto di più con un pazzo violento e strano, e ciò ci può far capire come Vincent reagì alla perdita del suo primo grande amore. Sicuramente in quei momenti la sua mente, cominciò a farlo sragionare di più del solito. Dopo sette anni di esperienza nel campo dell'arte, esplose in Vincent la passione verso la Sacra Bibbia, al punto tale che il padre gli diede il consenso per sostenere gli esami di ammissione al Seminario di teologia presso la città di Amsterdam. Studiò come un forsennato, si dice che a volte sentiva il cervello in fiamme ma lui non smetteva, tale era la voglia di far vedere alla propria famiglia, che non era quel figlio "inutile" di cui parlavano. Ma il 22 Luglio del 1878 data in cui vi è la prova finale, Vincent arriva esaurito dal troppo studio e il suo esame si conclude con un fallimento clamoroso. Ma Vincent non si arrende al richiamo della sua "follia mistica" in quanto era convinto che lui era chiamato a compiere una missione per conto di Dio.
L'inferno dei minatori.
Vincent si scrisse ad un corso evangelico di tre mesi a Bruxelles, al termine del quale partì per il Borinage, una regione poverissima che sembrava un vero e proprio inferno. Pensate che veniva chiamato dai cittadini locali dell'epoca "l'inferno dei minatori". Qui Vincent si rese conto che lui era stato un privilegiato con i suoi abiti nuovi e la vita che aveva vissuto sinora. Allora cercò perdono verso Dio compiendo la propria missione nei modi migliori. Come una sorta di San Francesco, si spogliò di tutti i suoi nuovi abiti e i pochi averi e li donò perché voleva essere il più povero tra i poveri. Si concesse solo il vizio del tabacco, addirittura non vuole neanche assaggiare il pane quotidiano. Il "pazzo di Dio”, ecco come veniva chiamato nella zona. Il suo comportamento però causò il peggioramento fisico e psichico al punto tale che il padre venuto a sapere della grave situazione in cui il figlio stava, lo strappò letteralmente alla morte riportandolo a casa e guarendolo almeno in apparenza nel fisico, Continua.
Se vi fa piacere potete continuare a leggere con un clic la seconda parte sulla vita e sull'arte di questo grande pittore che è Vincent Van Gogh.

6 commenti:

Perdin.Dirigente ha detto...

Amo Van Gogh, quando per la prima volta nella vita ho visto dal vivo le sue opere a Parigi mi sono tremate le gambe! Poi volevo dirti che cercherò di farti un po' di pubblicità perché questo blog lo merita... e infine se puoi indicarmi qualcosa di interessante o pubblicare un post su Courbet...

Fabila ha detto...

Ciao, sono appena tornata da un viaggio ad Amsterdam dove ho potuto ammirare le opere di Van Gogh...Bellissimo il museo a lui dedicato! Complimenti per il post, molto interessante!

orazio sturniolo ha detto...

Un saluto e Grazie Palmy della tua visitina. Per quanto riguarda Couber, questo pittore francese che scandalizzò e divenne celebre soprattutto con l'opera L'origine del mondo penso che vada bene il materiale che si trova su Wikipedia o facendo una semplice ricerca su Google. Comunque prima o poi cercherò di scrivere un articolo su di esso perché mi affascina davvero tanto.
Un saluto e a presto.

orazio sturniolo ha detto...

Grazie e un saluto anche a Te Fabila.

Unknown ha detto...

L'arte, in qualsiasi forma si manifesti, provoca in me inspiegabili sensazione di piacere. Sono un'amante ignorante d'arte, per questo seguirò il tuo blog. Piacere mi chiamo Tiziana.

orazio sturniolo ha detto...

Ciao Tiziana e grazie delle tue parole che fanno sempre piacere. Ma vedi che anche io sono un amante dell'arte "ignorante" nel senso che non sono uno di quei professoroni o di quei critici con tanto di farfallino che magari poi sbagliano a datare o ad assegnare un opera (è successo nel passato spesso). Sono un ragazzo a cui piace l'arte e con tutti i miei errori e sbagli cerco di farla amare anche ad altri attraverso le mie semplici parole.E ben vengano Amici come le Tiziane o le Palmy e tutto il resto a dire e a scrivere ciò che pensano dell'arte, anche qui se lo vogliono.
Ciao Tiziana un grande saluto e a presto.